31• Dioniso si fa quasi infilzare da una freccia

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Dopo aver fatto fuori la terza porzione di uramaki che aveva ordinato, Daniel si appoggiò allo schienale della sedia, tenendosi una mano sullo stomaco e osservando Kimberly divorare il quarto piatto di gamberi al mojito. Era molto affamata visto che non metteva qualcosa sotto i denti dal pranzo del giorno prima.

«Secondo te l'impresa sarà facile?» le chiese Daniel. "Che domanda stupida" si disse poi. "Come può un'impresa essere facile?"

Kimberly ingoiò il boccone di cibo che aveva in bocca prima di rispondere. «Dobbiamo solo catturare un dio del vento con un thermos. Sarà una passeggiata.»

«Davvero?» domandò Daniel sorpreso.

«No. Ci faremo ammazzare. E non mi dispiacerebbe affatto, a patto che sia Alabaster a morire per primo.»

Quella frase fece tornare in mente a Daniel ciò che quel semidio gli aveva detto. Nonostante avesse riacquistato un po' di fiducia in sé quando Kimberly lo aveva curato, udire quel nome bastò per far riemergere tutte le sue insicurezze.

"A Kimberly non piacciono i tipi sfigati come te".

"Lei è mia".

"Patetico".

Tutte queste frasi iniziarono a risuonare nella sua mente, sovrapponendosi l'una all'altra fino a fargli venire il mal di testa.

«Kimberly devo chiederti una cosa.» affermò Daniel parlando con un tono di voce più alto del normale, come se volesse cercare di sovrastare la voce di Alabaster che gli riecheggiava nella mente.

«Ti ascolto.»

«Tu...tu mi trovi cambiato?»

Kimberly aggrottò la fronte. «Cambiato in che senso?»

«Rispetto a come ero quando mi hai conosciuto.» spiegò lui.

«Beh, sei cresciuto.» disse Kimberly non sapendo che altro dire.

«E poi?» insisté lui.

«I tuoi capelli sono più lunghi.»

«E a te piacciono? O pensi che dovrei tagliarli?»

«No. Ti stanno bene così.»

«Credi che il mio carattere sia cambiato? E se sì, in meglio o in peggio?»

«Non lo so. Forse sei più impulsivo, considerando quello che hai fatto ieri sera.»

«Intendi il giuramento?» Daniel si sporse sul tavolo per guardare Kimberly negli occhi. «Perché farei di tutto per non farti morire.»

«Carino da parte tua.» disse Kimberly con un sorriso. «Come mai mi stai facendo tutte queste domande, comunque?»

«Perché» iniziò Daniel con la voce tremante, «sto cercando di capire cosa c'è che non va in me.»

«Non c'è nulla che non va in te.» dichiarò Kimberly con una certa fierezza. Avrebbe voluto avere un sacco di tratti del carattere di Daniel: la pazienza, l'essere sempre disponibile con tutti e il fatto che fosse capace di controllare la rabbia a differenza sua.

«Lo pensi davvero?» le domandò Daniel stupito. «Credi che io piaccia alle persone?»

«Ma certo.» rispose Kimberly come fosse ovvio. «Sei una persona bellissima e non solo esteriormente.» Non era da lei fare quel genere di commenti, - i figli di Ares raramente erano così sentimentali - ma Daniel le sembrava molto insicuro e, dal modo in cui la stava guardando, sembrava pendere dalle sue labbra, come se avesse paura del suo giudizio. In quanto sua amica, era quasi un dovere per lei rassicurarlo, ma non con delle bugie. Ciò che aveva detto lo pensava davvero.

Olympus [1] • The hunt has just begun  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora