43• I pomodori non hanno gli occhi

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Mentre lei e Daniel si dirigevano verso l'uscita del liceo, Kimberly iniziò a rimuginare tra sé e sé. Le sembrava incredibile il fatto di aver trovato un abbraccio piacevole; solitamente, quando qualcuno la abbracciava lo trovava fastidioso e tendeva a scostarsi piuttosto in fretta. Con Daniel era stato qualcosa di estremamente diverso; quell'abbraccio gliene aveva fatto desiderare un altro. "E se lo abbracciassi io?" pensò la ragazza. Scosse in fretta la testa. "Smettila di pensare a queste sciocchezze" si rimproverò. "A te non piacciono gli abbracci. Li hai sempre odiati. E sarà sempre così. I figli di Ares non possono essere affettuosi".

«Daniel.» lo chiamò Kimberly. «Devo chiederti una cosa.»

«Dimmi.» rispose lui puntando lo sguardo su di lei.

«Vorrei che tu non mi abbracciassi più.» gli disse Kimberly con freddezza. «È una cosa che non sopporto.»

Daniel arrossì violentemente. «Va bene. Scusa.» disse mortificato. «Non ti abbraccerò più.»

Kimberly si odiò per ciò che aveva detto e per il modo in cui si era rivolta a Daniel. Mentre entrambi uscivano dalla porta del liceo e si dirigevano verso la sua macchina, si rimproverò più e più volte per il tono che aveva usato per parlare a Daniel. "Non è così che si tratta un amico" si disse mentre apriva la Qashqai con uno scatto delle chiavi e di accomodava sul sedile del guidatore.

«Daniel» gli disse, una volta che lui si fu accomodato accanto a lei, «scusa se ti ho parlato in quel modo.»

«Non fa niente.» le rispose lui. «So che a volte tendo a reagire in maniera troppo affettuosa e so bene che a te non piacciono gli abbracci. Mi sono spinto troppo oltre. Sono io quello che dovrebbe chiederti scusa. Tu non hai fatto nulla di male.»

Kimberly sospirò. Non meritava di avere un amico come Daniel. Lui aveva giurato sullo Stige che avrebbe fatto di tutto per proteggerla dall'inevitabile morte che le spettava e, poco prima, l'aveva tirata fuori da quello stanzino. E lei? L'unica cosa che era stata in grado di fare era trattarlo male e dirgli di non abbracciarla. "Che persona orribile che sono" pensò. "Come fa Daniel ad essere mio amico? Come fanno tutti ad essere miei amici?"

«Comunque» fece Daniel, interrompendo il flusso di pensieri deprimenti di Kimberly, «dato che mi hai chiesto di Alabaster, sappi che si è alleato con Eolo.»

Kimberly mise su un'espressione confusa. «Cosa?»

«Ti stavamo cercando entrambi e nessuno dei due riusciva a trovarti. Ci siamo inoltrati lungo un corridoio, siamo entrati in una palestra e abbiamo trovato la proprietaria della biga.»

«Chi era?»

«Una certa Agon. Ha detto di essere lo spirito della competizione.» Daniel esitò, riflettendo su quanto rivelare a Kimberly. Non le avrebbe mai detto quello che lo spirito aveva promesso al vincitore del duello perché, in quel caso, avrebbe dovuto rivelarle anche che la amava e non aveva intenzione di farlo. Aveva già infastidito Kimberly abbracciandola. Se le avesse detto che era innamorato di lei, come minimo lo avrebbe pestato di botte. «Ci ha fatto combattere, promettendoci che ti avrebbe liberata.»

«E voi avete combattuto fra voi?»

Daniel annuì. «E ho vinto io.»

Kimberly gli guardò la mano e le braccia, che erano arrossate in alcuni punti. Gli sfiorò il braccio destro con le dita. «Queste te le ha fatte lui?»

Daniel sussultò, ritraendosi al suo tocco e Kimberly allontanò in fretta la mano. «Sì. Scusa se mi sono scostato. È che...bruciano.»

Kimberly frugò nel suo zaino e tirò fuori una tavoletta di ambrosia. «Tieni.» disse porgendola a Daniel.

Olympus [1] • The hunt has just begun  Where stories live. Discover now