14• I sogni di Daniel

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«Daniel?» 

Probabilmente era stato Aaron a chiamarlo, ma lui lo aveva a malapena sentito. Era troppo impegnato a guardare Kimberly, che stava combattendo contro uno dei tanti ventus. I capelli mossi dal vento, la spada in mano e l'espressione fiera le conferivano un'aura quasi divina, secondo il parere di Daniel. Era da quando si erano conosciuti che era innamorato di lei, ma non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo. 

«Ci sei?» Aaron gli schioccò le dita sotto il naso. «Perché stai sorridendo?» 

«È così bella.» disse Daniel in tono sognante. 

«Okay. Gli ordini?» 

«O-Ordini?» balbettò Daniel distogliendo a malincuore lo sguardo da Kimberly. «Ah si. Giusto.» 

Kimberly lo precedette e urlò alla Terza Coorte di mettersi in posizione difensiva, formando una barriera con gli scudi. «Ehy Daniel.» lo chiamò. «Dici che funzionerà?» 

«C-Cosa?» balbettò colto alla sprovvista. Non si aspettava che Kimberly gli parlasse. 

“Siete amici” gli ricordò Ercole. Daniel sbuffò; suo padre aveva un pessimo tempismo, come al solito. “Direi che dovresti variare la tua posizione”. 

I suoi genitori divini – Ercole e Juventus – avevano la strana e orrenda abitudine di parlargli nella mente. Suo padre aveva l'abitudine di dargli consigli su come dichiararsi a Kimberly – che non funzionavano mai – e di fare commenti imbarazzanti quando Daniel era con lei, mentre sua madre gli diceva che era troppo giovane per l'amore. Daniel li trovava irritanti e, allo stesso tempo, voleva loro un gran bene. 

«Daniel? Tutto okay?» gli chiese Kimberly con un tono preoccupato. 

“Rispondi: «Ora che ci sei tu, sì piccola.»” gli consigliò suo padre. 

Daniel lo ignorò. «Si, certo.» Fu soddisfatto di sé per non aver balbettato. 

«Attenti!» urlò Aaron. Daniel si voltò e vide il ventus venire verso di loro; acchiappò Kimberly per la mano e si mise a correre. Il vento aveva la forma di un toro e li aveva puntati entrambi con le corna. Kimberly, ad un certo punto, inchiodò con i piedi, costringendo Daniel a fermarsi, e staccò una bandiera della legione da un'asta. La agitò sotto al naso del toro, che soffiò dal naso, preparandosi a caricare. 

«Kimberly! Fa attenzione!» gli urlò Daniel. 

«Ho tutto sotto controllo!» gridò lei in risposta. «Lucas!» chiamò. 

Il figlio di Ecate, che stava combattendo al fianco di Reyna, si voltò in direzione della sua amica, che gli indicò il toro con un cenno della testa. 

Corse verso Kimberly e Daniel, lanciando un'occhiata a quest'ultimo, poi tese la mano destra in avanti e il toro si dissolse nell'aria. 

«Figo.» fece Daniel sospirando di sollievo. 

«Si, lo so.» rispose Lucas, tirandosi i capelli biondi all'indietro e lanciando un'occhiata a Reyna. 

Kimberly mollò la bandiera a terra. «Potres…» iniziò a dire, ma si interruppe quando un fulmine scosse l'aria. 

«Basta così!» urlò un ragazzo che a Daniel parve Edmund Lee. «Vi ordino di fermarvi! Tornate alla vostra dimora e non osate disturbare più questo campo, o andrete in contro alla mia ira!» Aveva pronunciato quelle parole con una certa sicurezza, come se fosse davvero in grado di scatenare tutta la sua rabbia contro i ventus. Cosa sicuramente possibile, vista la sua parentela con Eolo.

I venti, nel frattempo, si erano volatilizzati e Edmund si era lasciato cadere all'indietro. Probabilmente era esausto. Lucas lo riprese in tempo con la magia per non farlo cadere a terra. 

Olympus [1] • The hunt has just begun  Where stories live. Discover now