50• Una serie di scioccanti eventi

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Mentre il grifone scortava Daniel in un luogo noto solo a lui, iniziò a piovere; non si trattava di una semplice pioggerellina estiva, bensì di un potente acquazzone. 

Stava ancora diluviando quando il grifone mollò Daniel davanti all'ingresso di un sontuoso palazzo. Il ragazzo aveva la vista appannata, perciò non riusciva a vedere molto, oltre all'altezza e all'imponenza dell'edificio che gli si parlava davanti. Inoltre, aveva l'impressione di avere una gamba spappolata, il che non era affatto rassicurante. Scosso dai brividi, si trascinò il più vicino possibile davanti all'ingresso del palazzo tentando di ripararsi dalla pioggia, che continuava a cadere giù come se la terra avesse fatto un torto al cielo. 

Dopo pochi istanti, sentì qualcuno aprire una porta alle sue spalle – lo intuì dal cigolio – e trascinarlo all'interno del palazzo per le braccia. 

«Chi sei?» gracchiò il semidio. 

«Non ti preoccupare.» rispose quel qualcuno alle sue spalle. 

«Alabaster?» fece Daniel sorpreso, riconoscendo la voce. «Lasciami andare!» ringhiò in fretta, cercando di divincolarsi. 

«Sta' fermo!» biascicò Alabaster, svoltando a destra ed entrando in una stanza circondata da vapore. «Non mi crederai, ma ti voglio aiutare.» Lo accostò accanto ad una parete. «Cerca di riposare. Tornerò tra un po' e ti spiegherò tutto.» 

Daniel, per qualche strana ragione, annuì senza replicare e chiuse gli occhi, scivolando in un sonno profondo. 

Venne svegliato da Alabaster, dopo quelli che gli parvero pochi minuti. 

«Daniel, svegliati! È ora!» 

«Ora di che cosa?» chiese Daniel, aprendo le palpebre lentamente. 

«Ora di colazione.» spiegò Alabaster, avvicinandogli un piatto sul quale era poggiato un pezzo di pane. Gli porse anche un bicchiere d'acqua. 

Daniel lo guardò con sospetto. «Cos'è, vuoi giocare al prigioniero e al rapitore?» domandò con sarcasmo. 

Alabaster scosse la testa. «No. Ma sei comunque prigioniero, quindi…» 

«Cosa?»

«Mangia e ascolta ciò che sto per dire. Non ho molto tempo.»

“Dagli retta” disse Ercole a Daniel. 

“Ehi, ma dove eravate finiti tu e la mamma?” gli chiese Daniel.

“Abbiamo avuto…da fare” rispose Ercole vagamente. “Più tardi ti racconterò i dettagli”. 

“Grazie, ma non ci tengo” ribatté subito Daniel, avendo già intuito cosa i suoi genitori avessero fatto. Riportò la sua attenzione su Alabaster, che iniziò a parlare. 

«Bene, da dove comincio?» si chiese il figlio di Ecate. «Ah sì, Kimberly. Dunque, come ben sai lei era la mia ragazza.» 

«Sì, me ne ha parlato anche lei.» aggiunse in fretta Daniel, ripensando al breve ma terribile litigio che lui e Kimberly avevano avuto su quell'argomento. 

Alabaster annuì. «Beh, sappi che all'inizio volevo davvero provare a riconquistarla. Ed ero molto geloso di te. Quando siamo andati in quella scuola ho capito che dovevo lasciar perdere.» 

«Ora capisco perché sta diluviando.» sentenziò Daniel sarcastico. 

Il figlio di Ecate non rispose a quel commento e continuò il suo racconto. «Prima di combattere con te, ho sentito i pensieri di Agon. Non ho la più pallida idea di come io abbia fatto, ma ho deciso di cogliere la palla al balzo. Quella dea ci stava seguendo per conto di Eolo, che voleva assoldarmi, perché pensava che sarei stato un alleato perfetto, interessato alla caduta di Zeus tanto quanto lui.» 

Olympus [1] • The hunt has just begun  Where stories live. Discover now