xxvii. un per sempre

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Sembrava così turbato dalla mia domanda che quasi mi dispiaceva avergliela posta, ma io volevo delle risposte ed era stato lui a dire che avremmo avuto tutto il tempo che avremmo voluto; quindi ero pronta ad aspettare.

«Perché la nostra amicizia non sarebbe cosi ora, noi non saremmo cosi ora. Sarebbe andato tutto in modo diverso, tutto peggio.»
«Ma perché scusa?»
«Perchè saresti diventata mia amica solo per bho, diventare famosa? Usarmi quando più ti faceva comodo? Non lo so questo. Inceve so che tu non sei cosi, ma lo so ora, quando ti ho vista la prima volta non lo sapevo, non potevo immaginarlo. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, diceva mio nonno.
Comunque, ora come ora, se tornassi indietro e sapessi che sei una persona cosi.. Beh, cosi bella, te lo direi senza problemi
«Oh.. Capito.»

Potevo proprio aspettarmelo, potevo arrivarci da sola. C'erano cosi tante persone che approfittavano di lui che nemmeno riuscì a ricordarsele tutte.
Però alla fine mi avrebbe fatto piacere scoprirlo da lui e non da un sito internet, sarebbe stata un nuovo argomento di cui parlare, sarebbe stata una confidenza.

«Ora cosa succede?»
«Dovrebbe succedere qualcosa?»
«Dimmelo tu, sei arrabbiata perché ti ho mentito?»
Quanto poteva essere idiota il ragazzo accanto a me.
«Senti, Froy, tu te ne sei andato da me quando hai saputo con chi avevo a che fare?»
«No, sono rimasto»
«Rimango anche io»
«Sono felice»
«Anche io, però questa mi sembra una conversazione così smielate da non poterla sopportare un'altra volta!» dissi ridendo e appoggiai la mia testa sulla sua spalla, mentre le macchine accanto a noi strombazzavano per il traffico dell'orario di punta.

[ ... ]

Dopo una cena con una pizza favolosa, un gelato fresco al mango e un battibecco generale per la scelta della città optammo per Amsterdam.

«Perfetto, ho prenotato l'hotel, sono una stanza da tre e due doppie» informai, «Benissimo» rispose Aaron.
Sistemammo i conti e i soldi, ero così elettrizzata all'idea di partire il weekend successivo!
«Non siamo mai stati cosi organizzati» disse esaltato Tyler, «Non abbiamo mai avuto due abili donzelle che ci aiutassero» rispose Dylan lanciando uno sguardo a me e alla mia migliore amica.

Passammo la serata a ridere e scherzare, lanciandoci i pop corn e le caramelle, fino a quando, stremata, non mi addormentai sulla poltrona di Dylan.

«Che ore sono?» domandai a bassa voce, aprendo lentamente gli occhi e guardandomi attorno, in stanza c'eravamo solo io, Froy e i Chrisberry. «Ti accompagno alla stanza» fece Froy, io ribattei dicendo che me la sapevo cavare, mi alzai con cautela e spostai la coperta che, probabilmente, m'aveva messo lui.

Provai a dire che c'era Grace con me, ma fui subito smentita da Cody che mi annunciò che era andata a dormire nella stanza di Aaron, . Perfetto, magari quei due si erano dati una mossa dopo diciotto anni.

«Okay» bisbigliai infine, cercando le mie scarpe e sistemando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Tu hai sonno?» domandò Froy guardando fuori dalla finestra del bar, «Ho appena fatto un bel riposino sul tuo divano, quindi no», «Tu?» aggiunsi; «No. Andiamo fuori a guardarle?» propose indicando con il volto le stelle che dipingevano la notte nera.

Io annuii e poco dopo ci ritrovammo al mio posto, che orami era diventato nostro.
Quel posto dove ci iniziammo a conoscere meglio.
Quel posto che volevo condividere solo e soltanto con Gutierrez.

«Tu credi che esista un universo parallelo?» domandai fissando la costellazione.
«Perché no, magari adesso nell'universo parallelo ci sono un Froy e un'Alexis che ci guardano. Qualsiasi cosa è possibile»
«Hai ragione» mi limito a dire io.
«Invece tu credi che esista un 'per sempre'?» domanda lui guardandomi curiosamente.
«No. Ma ci sono persone che ti fanno credere che esista. Persone con la quale perdi la cognizione del tempo, persone in cui hai riposto la tua felicità e la tua fiducia. Persone che sono legate, quindi beh, forse alla fine, dopo questa risposta, penso che esista
«Anche secondo me.» rispose lui.

Mi sdraiai supina e lui fece lo stesso accanto a me, fino a quando non iniziò a parlare, «Mi piace» disse.
«Che cosa?», «Stare con te, porsi domande a cui una risposta certa non esiste. Chiacchierare al chiaro di luna alle tre del mattino
«È bellissimo» dissi io.
«Io sono bellissimo!»
«No, tu sei solo scemo» feci sorridendo e spettinandogli il ciuffo.

«..Un giorno, quando sarò super famoso e miliardario, comprerò una stella e la chiamerò come te. O magari Alexina.» rise.
«Sei così pazzo»

𝐓𝐄𝐀𝐑𝐒 𝐀𝐍𝐃 𝐇𝐎𝐍𝐄𝐘Where stories live. Discover now