xxxxviii. dove vai?

345 27 3
                                    

Venni distolto dai miei pensieri dalla mano di Alexis. Era fredda e minuta, l'aveva poggiata d'improvviso sul mio ginocchio o poco più sopra; mi guardava, lanciava un'occhiata alle mie gambe e tornava a parlare come se nulla fosse, non si stava rendendo conto di ciò che stava facendo.

Incominciò a chiacchierare con Drey, le due si trovarono a parlare di argomenti senza alcun nesso logico, mentre parlava le sue dita fresche avanzarono verso il centro della mia coscia, quando iniziarono a premere sui miei jeans mi lasciai leggermente andare sulla sedia, probabilmente con un'espressione rossa in volto. Cercai di rimanere concentrato sul discorso di Tyler, stava seduto dinanzi a me e avevo paura che potesse scoprire o intuire qualcosa di quello che stava accadendo, anche se, nemmeno io lo sapevo.

Alexis, accompagnata da parecchia disinvoltura, spostò la mano sempre più in alto, era a pochi centimetri dal cavallo dei miei pantaloni. Rieccoci: ero un misto di piacere e nervosismo, i jeans cominciarono a diventare sempre più stretti, continuavo a fare lunghi respiri cercando di placare l'erezione nei miei boxer, ma, appena sentii la sua mano spostarsi sul mio membro, accavallai d'improvviso le gambe, sperando di fermarla o di frenare la sua voglia, anche se, in realtà, io non volevo minimamente che lei smettesse a farmi qualsiasi cosa mi stesse facendo.

Premette leggermente le dita sulla mia pelle coperta dai jeans e mi sfuggi un sospiro che cercai di coprire con un colpo di tosse, socchiusi gli occhi e bevvi un sorso di vino, mi rimisi nella posizione iniziale, lasciandole libera circolazione. Capii che non era una buona idea cercare di fermarla quando, dopo averle quasi chiuso lo spazio, mi guardò mugugnando qualcosa.
Raggiunse l'apice e premette, inizialmente lo fece delicatamente e poi sempre più forte; poggiai la mia mano calda sopra la sua ma non sembrò turbarla.

Decise di darmi un minuto di sollievo quando Aaron le lanciò un'occhiatina, lei roteò gli occhi e lasciò piano piano la presa, afferrando la mia mano e incrociando le dita. Non sapevo dove volesse arrivare lei, pensai che fosse dovuto tutto alla sbronza ma speravo che mi volesse veramente.

Uscimmo dal ristorante di notte, tardi, tornammo al college e durante il tragitto Maddie dormiva come un angelo appoggiata alla spalla di Drey, mentre Alexis era in uno stato di dormiveglia, con la mano rigorosamente poggiata sulla mia coscia; quella sera i miei jeans soffrirono molto.
Volevo evitare, assolutamente, il contatto con le zone più delicate del mio corpo, dovevo concentrarmi guidando.
Al suo tutto tutto diventata, di me, ipersensibile.
Quella non era proprio un'impresa facile, alla fine cedetti nuovamente, come avevo fatto al ristorante. Lei teneva gli occhi chiusi e sorrideva leggermente.

[ ... ]

Pff, Grace e Aaron si erano appropriati della mia stanza. Andai da Alexis, sperando che Drey fosse a dormire in camera di Maddie.
Fu cosi, decisi di rimanere da lei nonostante fossi consapevole del fatto che, una volta che fosse svanito l'effetto della sbornia, lei mi avrebbe preso a schiaffi sicuramente.
Ero certo che non si sarebbe ricordata nulla di quella sera.

Quattro del mattino: quinta volta in bagno.
Era la quinta volta che seguivo Alexis alla toilette, era la quinta volta che vomitava nel water, era la quinta volta che le tenevo i capelli e le pulivo il volto. Era la quinta volta che sistemavo gli asciugamani e che continuavo a pensare che, pure in quelle condizioni, era veramente bellissima. Iniziai a chiedermi se non ci avesse mischiato altro alcool insieme a quel vino rosso.
Sapevo che lei avrebbe fatto lo stesso per me e che io avrei continuato a farlo per altre ventuno ore se solo me l'avesse chiesto o ne avesse avuto bisogno.

«Faccio schifo» sbottò lei dopo essersi lanciata sul letto nuovamente
«Abbiamo avuto tutti un post-sbornia coi fiocchi nella vita!» ammisi io.

Erano le sette del mattino, Alexis stava dormendo e decisi di andare nella mia stanza nonostante ci fossero ancora quei due.
Rimisi la camicia della sera precedente, i pantaloni eleganti e presi per mano le scarpe e la giacca.
«Dove vai?» domandò girandosi verso di me e socchiudendo gli occhi.

E qui iniziai a pensare ad un sacco di cose,
Pensai a quanto diamine sarebbe bello svegliarsi cosi tutti i giorni, uscire per andare al lavoro e sentire mia moglie preoccuparsi per me. Vedere la donna che ami, che sarà tua per sempre, nel tuo letto, e avere la certezza che anche il giorno dopo sarebbe stato così.
Alzarsi le mattine e sentire il suo profumo, vedere i suoi capelli bruni scompigliati e il suo volto rilassato.
Crescere due gemelli nella nostra villa in campagna, uscire dalla stanza matrimoniale e osservare i bambini che sonnecchiano vigilati dai nostri bellissimi cani.
Quanto sarebbe bello vedere Alexis Marie Looke con il vestito bianco, da sposa.
Vorrei chiamarla Alexis Marie Gutierrez.

Ma non era possibile.

𝐓𝐄𝐀𝐑𝐒 𝐀𝐍𝐃 𝐇𝐎𝐍𝐄𝐘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora