XIV

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(Augustus Grimm)

Mi risvegliai in infermeria.

Non riuscivo ad aprire gli occhi, era come se le palpebre si fossero incollate l'una all'altra. Le sentivo pesanti, sonnolente, come se non si volessero più aprire. Mi parve di udire degli scorci di dialoghi, eppure non seppi né riconoscere le voci e né capire le parole. Delle immagini frammentate vorticavano nella mia testa: rividi mio padre nel balcone di casa, Drogo allenarsi, i miei amici Wyatt e Grace, Andy e persino le ali da pipistrello del Demone.

Qualcosa mi tratteneva a forza, mi otturava i sensi. Dovevo svegliami, lo sapevo, ma il mio cervello non era d'accordo. Tentai di slegarmi con la forza da quelle catene che mi immobilizzavano, mi concentrai e iniziai a muovere piano le dita, fino a quando non riconobbi che lo stessi veramente facendo. Serrai gli occhi e poi li aprii.

«Dio, Penny!» La faccia di Lottie era davanti alla mia, a pochissima distanza. I suoi occhi si inumidirono subito e mi prese tra le sue braccia, stringendomi e singhiozzando. «Ti sei svegliata, che Dio ti benedica...»

Mi sentivo confusa, spenta, ma in qualche modo pacifica, come se fosse tutto a posto. Non mi sentii così bene da quando, parecchi anni prima, ero riuscita a correggere tutti i miei sorvegliati e per un mese non ebbi nessun lavoro. Il calore di Lottie mi rassicurò, come se mi fosse mancato del contatto umano da anni.

«Dio? Qui è il merito è di Andrew e del dottor Grimm» la corresse con fare acerbo Rylee, ma anche lei mi sorrise con fare sollevato.

Lottie voltò la testa e si staccò da me per lasciarmi respirare. I suoi lunghi capelli mori le cadevano disastrati sulla fronte, fasciata da una garza di stoffa. Guardai Andy, poi tentai di alzare le braccia verso di lui, eppure non ebbi le forze necessarie. Mio fratello socchiuse le labbra, poi mi gettò le braccia attorno al collo e mi abbracciò con tutte le sue energie. Non parlò. Era ciò di cui avevo bisogno. Affondai il naso nel suo collo e annusai il suo buon profumo.

Lottie, Fae, Rylee e Drew ci guardarono senza muoversi. Portavano tutti l'uniforme nera e con le stringhe di diverso colore, a seconda dei loro ruoli, al contrario di mio fratello, il quale indossava una semplice camicia bianca e dei pantaloni comodi.

«Pensavo che saresti morta nel sonno» confessò quasi in colpa Andy, stringendomi più forte e scoccandomi dei baci sulla testa.

«In verità» si impicciò Drew «lo pensavamo tutti, ma se avessimo osato dirlo ci avrebbe spiaccicato la testa nella sbarra del letto.»

Sbattei gli occhi e mi lamentai forte. Andy mi aiutò a mettermi a sedere. Cominciò a farmi male dappertutto, soprattutto il petto, come se un lottatore di sumo avesse deciso di rendere i miei polmoni e i miei organi interni un delizioso budino. Dentro la mia testa cominciò a farsi sentire un lieve ronzio assiduo, temetti di avere qualcosa nelle orecchie, ma le ritrovai fasciate, come la mia intera mano destra. Il braccio sinistro era invece percorso da lividi e qualche crosta, un ago era infilato direttamente nella vena e, guardando un liquido chiaro sgocciolare dalla IV fin dentro il mio organismo mi fece vomitare.

Buttai fuori in un cestino apposito una poltiglia giallastra e liquida.

«Mi...» borbottai stancamente, pulendomi la bocca. «Mi fa malissimo il petto...»

Era insopportabile, un formicolio misto ad un bruciore persistente. Con la mano non fasciata mi afferrai un lembo del camice che indossavo, sperando di toglierlo a forza e vedere cosa mi desse così tanto malessere. Appena provai a togliermelo, Lottie annaspò e con le guance rosse mi bloccò, mentre Andy mi rimise a posto la camicetta azzurra senza battere ciglio.

«Andy che roba è?» domandai agitata. «Cosa mi è successo?»

Lui espirò, guardò i suoi compagni di squadra e poi indicò il corridoio. «Andate a chiamare il dottor Grimm, ditegli che si è svegliata. Andate tutti, per favore, ho bisogno di parlare da solo con lei.»

RyokkuNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ