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«Che significa che siamo riserve?» tuonò imbestialito Drogo.

Scossi la testa e il generale Mordecai studiò il cadetto per qualche secondo, prima di sospirare. Non era un sospiro rilassato, bensì pesante e ricolmo di stress, dovuto al fatto di aver ripetuto la stessa questione già due volte.

«È così, Costantine» riprese il generale. «Avete passato l'esame con voti positivi, ma per colpa del vostro livello di cooperazione non siete tagliati a essere la prima scelta della squadra. La forza bruta non è sempre necessaria, a volte basta la responsabilità e gioco di squadra per togliersi da una situazione sfavorevole. Siete ancora dei ragazzi, avete molto da imparare, ma ho dei seri dubbi riguardo la vostra squadra. Non vi parlate, non vi coordinate e non sapete elaborare una tattica comune. Questo nella vita reale è inammissibile» ci riprese.

Sapevo che a conti fatti stesse ammonendo Drogo, io non avevo problemi personali con nessuno e seppure fosse già capitato di fare esercizi con un cadetto che non mi stava particolarmente simpatico, mettevo via i miei giudizi e facevo fronte comune. Non era difficile riporre l'ascia di guerra per un giorno e pensare a come sfuggire ad un problema che affliggeva più persone.

Non Drogo. Lui era la personificazione dell'egocentrismo.

Le guance del ragazzo si colorarono vivacemente. «Ho stipulato un Patto con un Demone, cazzo, sono più che pronto! Lo ha visto anche lei, mi metta alla prova e posso dimostrarle di saper vincere contro ogni nemico» ringhiò e mi parve tanto di sentire un cane rognoso che abbaiava in modo stridulo.

Drogo teneva una mano serrata sull'elsa della sua nuova spada, la quale gli pendeva dalla cintola. La fondina era nera, la lama lunga e spessa, l'elsa avvolta da piccoli viticci ciani e rosati.

Il generale annuì. «Io vi ho visto» spiegò paziente. «La tua potenza, Costantine, è assodata. Sai come usare la forza bruta, hai una buona difesa e anche la tua velocità è aumentata. Da soli era ovvio che sareste divenuti i primi, siete diversi dagli altri, ma messi insieme andate subito nel pallone. Non mi serve la forza del singolo, ma di tutto un plotone. Se voi non siete capaci di darmi questo, non siete utili. Oggi siete qui per un ultimo test, se lo passerete potrete avere i rapporti definitivi e partirete quanto prima per la vostra missione, ma se fallirete non avrete scusanti. Tu sarai rimandato alle classi inferiori, da sorvegliato» disse l'uomo, poi indicò me, alzando il mento, «quanto a te vedremo in seguito.»

Non mi avrebbe escluso a priori dalla missione, ma avrebbe potuto mettermi a svolgere del lavoro d'ufficio o tenermi lontana dal vero scopo della missione, in quel mondo sarei stata distanziata maggiormente da mio fratello e avrei giocato l'unica opzione di uscire oltre l'Inghilterra con i miei stessi piedi. Se avessi continuato a perdere troppe occasioni avrei perso anche Ryokku, stabilendo che un Demone così potente non potesse essere esclusivamente tenuto come animaletto da compagnia.

«Una specie di prova fisica?» domandò Drogo, indurendo il tono. «In due?»

Alzai un sopracciglio con fare sospettoso. «Non vuoi proprio farmi partire, vero, Andrew?» domandai a voce alta, cosicché fossi certa che sentisse ovunque si stesse nascondendo.

Il generale non riuscì a trattenere una risatina divertita, Drogo si guardò in giro, come se stesse cercando il tenente colonnello. Immaginai uscisse fiero e ciondolando da uno dei corridoi laterali del Distretto, tuttavia la porta che avevamo davanti si aprì e ne uscì lui, mantenendo costantemente il suo sorrisetto malizioso.

«Ti ha scoperto subito, tenente colonnello» lo rimproverò l'uomo. «Devo forse presumere che le tue qualità stanno scendendo?»

In verità Andy aveva un buon odore di tè e ovunque andasse era come se lasciasse una scia dolce al suo passaggio. Il Distretto era un luogo pulito e asettico, il minimo profumo estraneo si sentiva chiaramente, come il dopobarba al pino di Damian e il dentifricio alla fragola di Louis.

RyokkuWhere stories live. Discover now