XLIII

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In quell'occasione per la prima volta feci una cosa che non avevo mai fatto: falsificare un rapporto.

Era scorretto, oltre che profondamente illegale (e una parte di me si sentì uno schifo, perché stavo rallentando la missione e mettendo in pericolo la squadra), ma quando sia il generale Smith sia Mordecai ci chiesero cosa fosse successo, io e Drogo demmo la stessa versione dei fatti. Non inventammo niente, escludemmo solo Will dal processo, tuttavia raccontammo per filo e per segno la vicenda della professoressa Jefferson e sul fatto che Will non era un loro alleato, bensì un risvolto inaspettato che persino a loro aveva dato grattacapi.

Will non era nato da un Mastino e né aveva avuto rapporti con esso, semplicemente qualcosa, o qualcuno, gli aveva passato lo stesso odore. Il filo conduttore, dunque, non era Will, ma un altro.

Andy e la sua squadra arrivarono senza ricevere una mia chiamata, un'ora prima della fine delle lezioni e con una giustificazione improvvisa ci fece uscire. Avevamo ancora il viso e le mani un po' sporche, sotto i vestiti eravamo pieni di graffi vari e polvere, soprattutto io. Appena salì in macchina nemmeno provai a trattenermi dallo scoppiare a piangere e persino Drogo rimase senza parole.

Io e lui non accordammo una versione, eravamo unisoni nel pensare che Will non poteva essere coinvolto oltre. Dovevamo saperne di più prima di procedere con le indagini, ma entrambi sapevamo che Andy, l'OverTwo e il Nido avrebbero preso quel fatto come la prova decisiva: Will Baker era una minaccia.

«Questa è stata una nostra mancanza» si accusò il generale Smith, scuotendo la testa e o'Riley non poté che stringere le dita. «Abbiamo controllato anche i professori, ma erano perlopiù esami generali e non abbiamo rilevato niente di strano, nemmeno in questi mesi di sorveglianza.»

Lo studio pareva minuscolo con tutte le persone lì stipate come pezzi di carne in uno scaffale.

«I Mastini sono noti per avere ottime capacità di mimetizzazione, così i loro sottoposti» lo liquidò il generale Mordecai. Louis era dietro di lui, seduto alla tavolata del Distretto insieme ai suoi fratelli. Si mangiava le unghie e leggeva con aria impensierita il rapporto provvisorio. «L'importante è che non ci siano stati feriti.»

«Feriti?» sbottò Drogo. «Quel coso ha fatto volare Penny dal tetto! È un miracolo che sia ancora viva! Dovete rintracciare quella cosa.»

Andy mi strinse più forte mentre Karen gli finiva di medicare i tagli superficiali. «Calmati, prima di tutto» mormorò mio fratello debole.

«Siamo sulle sue tracce» si raccomandò o'Riley. «Ma è molto probabile che abbia cambiato aspetto e la scia si è persa oltre la Baia, in mare. Non ci arrenderemo.»

Non volevo accusare nessuno, il mostro era sfuggito e nessuno poteva stare dietro ad una creatura diretta del Mastino, a parte un suo simile. I Demoni del Nido erano tutti troppo deboli, persino Alderyu era sigillata per via del suo enorme potere distruttivo, i selvatici non avevano alcun interesse ad allearsi con noi. Come aveva detto Hejji, quell'aura era totalmente diversa dalle altre dei Demoni, non li richiamava, per quanto era feroce era un segnale di pericolo.

Solo i Mastini del Re potevano eguagliare le sue capacità, tuttavia erano rinchiusi all'Inferno a fare la loro guardia perenne.

«Il perimetro è sicuro, generale?» domandò l'uomo allo schermo.

L'altro annuì. «Abbiamo registrato le onde emesse dall'essere e non sono state più emesse, non nelle miglia che circondano l'intera città. Appena il liceo chiuderà del tutto, una squadra farà degli interventi sul posto e rileverà più dati possibili. I vostri ragazzi sono al sicuro, glielo garantisco.»

«Questo lo aveva già detto, mi pare» ringhiò scontento. «Cosa voleva da voi, esattamente, ragazzi?»

«Ha detto solo che c'erano stati dei ritardi nel loro piano e che qualcosa li aveva intralciati. Pensava fossimo noi» ribadì Drogo con voce neutra, scaldandosi le mani.

RyokkuWhere stories live. Discover now