XLIX

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(Colonnello Rick Marion)

Non mi sarei mai sognata di provare o fare una cosa simile, nemmeno per scherzo. Questo prima di trasferirmi a San Francisco. Quella città mi aveva fatto scoprire cose nuove di me stessa, cose che nemmeno immaginavo, gusti, emozioni ed eventi. Le persone che avevo incontrato sulla via avevano messo un profondo tarlo nella mia mente, spingendomi a pormi sempre più dubbi. Il rapporto con Andy si era incrinato per questo, lo sapeva anche lui, eppure nonostante la tristezza che mi accompagnava costantemente, una nuova felicità aveva preso posto nel mio cuore: la libertà.

Libertà di essere chi ero davvero. Di fare le cose che mi piacevano. Di mangiare le cose che mi andavano. Di passare il mio tempo con gli amici, divertendomi. Di non essere più trattata come un comune oggetto. Di amare la persona che volevo.

Quell'esperienza con Ryokku servì a farmi capire con quanto ardore volessi continuare a restare lì, con lui, con i miei amici, senza le pressioni del Nido. Non volevo più essere un soldato, però era impossibile per me.

Quando tornammo al mondo reale non ebbi alcun dolore, nessuna fitta alle gambe, al collo, dove mi aveva baciata e morsa. Dentro di me soffrivo perché non poteva lasciarmi segni visibili, ma per me la sua sicurezza era al primo posto, per questo si trasformò in corvo e venne a stendersi vicino a me, durante il resto della notte.

Andy e Drogo non tornarono tardi, li sentii discutere ancora in soggiorno in tono sommesso, timorosi di svegliarmi. La commissione aveva decretato che finché non fosse stato un intralcio considerevole alla missione, Drogo poteva partecipare alle attività della scuola, come me. Ad Andy questo non andò mai giù.

La mattina seguente, Andy non c'era, così nemmeno Karen e me ne stupii molto, essendo un giorno di scuola normale. Solitamente ci svegliava lui in tempo e fu una fortuna essermi svegliata giusto in quel lasso di tempo per colpa di un clacson in strada.

Non parlai a Drogo, anche se lui ci provò e preparammo colazioni diverse.

Quasi alla fine della colazione, fatta dai miei religiosi silenzi, dalle sue occhiate insicure e le prese in giro di Hejji, si stufò e mi chiese perdono. «Okay, senti, mi dispiace, per qualunque cosa io abbia fatto o detto, mi spiace. Smettila di tenermi il muso.»

«Io non ti sto tenendo il muso» rettificai velenosa, finendo il mio succo.

«Sì, invece, non voglio che tu mi odi.» Anche al Nido non lo avevo mai odiato davvero, ero perlopiù infastidita dai suoi comportamenti egoistici, tuttavia non lo avevo mai detestato. «Mi dispiace non averti detto del computer, lo avrei fatto, ma...»

«Ma cosa?» lo bloccai agitata. «Pensavo che fossimo d'accordo, niente bugie tra noi, niente segreti. Eri l'unica persona su cui contassi e questo per te non ha significato nulla. Sai bene quanto per me è difficile emanciparmi da mio fratello e tu te ne esci con quel coso nascosto! Non sono arrabbiata perché lo hai comprato, ma perché non me lo hai detto!»

Drogo sbatté gli occhi e lasciò il suo uovo strapazzato a metà. Sollevai gli occhi e mi alzai da tavola, facendo per sparecchiare con velocità.

«Ti chiedo scusa, okay?» tuonò furente. «Pensavo mi dicessi le stesse cose che mi hanno detto gli altri, del tipo "ti distrai troppo facilmente", "non ti serve" e cose così. Al Nido lo facevi sempre» mi accusò e mi voltai con le guance rosse.

«Al Nido» sottolineai.

«E ti incazzi perché ho paura della tua reazione?» domandò incredulo.

«Tu avevi paura che mi alleassi con mio fratello» chiarii e lui sobbalzò, colto nel punto. «Non ti avrei mai detto una cosa simile, specie costatando costa stiamo facendo insieme. Ti avrei consigliato un posto migliore per nasconderlo, anziché sotto il materasso. E poi se anche fossi stata d'accordo con lui? Il Drogo che conoscevo mi avrebbe mandata a quel paese e si sarebbe fatto gli affari suoi.»

RyokkuWhere stories live. Discover now