✔ Faccia a faccia #1

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"Mmh pancake" disse Kol sedendosi in uno degli sgabelli della cucina, incominciando a mangiare i miei pancake. Per questo, gli lanciai uno sguardo di fuoco.

"Sei venuto qui per Luke, ma esattamente per dirgli cosa?" chiesi io sedendomi un po' più distante da lui. Mio fratello stava tranquillamente bevendo il suo bicchiere di latte, mentre ci guardava con uno stupido sorriso sulle labbra. "Ma che ha da ridere?" mi domandai.

"La scuola è stata allagata a causa della tempesta di venerdì e non sarà agibile per 3 mesi" disse facendomi un occhiolino. Portai gli occhi al cielo, completamente annoiata dal suo comportamento e mi alzai dalla sedia.

"Luke senti, sto andando da Eva. Ci vediamo dopo" gli lasciai un bacio sulla guancia e lui annuì salutandomi poi con la mano, dato che aveva la bocca piena di pancake.

Uscì di casa e dopo dieci minuti esatti ero già a casa di Eva nella sua stanza sedute nel letto a parlare. Io e lei eravamo migliori amiche sin da piccole, per me lei era come una sorella. Era bellissima, bionda con gli occhi azzurri, a volte la invidiavo tantissimo.

Anche se i miei occhi verdi e i miei capelli mori ricci di certo non scherzavano.

"Che mi racconti di bello Lory? Apparte che staremo a casa per tre mesi " mi chiese lei ridendo e stringendo al petto un suo cuscino viola.

"Niente di che. Tralasciando la visita mattutina di Kol" alzai gli occhi al cielo e mi lasciai ricadere nel letto. Incominciai a guardare il soffitto bianco."È decisamente più interessante di Kol" pensai.

"Ok" mormorò lei prendendo una patatina dalla ciotola davanti a lei, che aveva portato appena ero entrata in casa sua "Comunque, ho una strana voglia di andare al mare. Ci andiamo?" mi chiese dopo un po' di silenzio, a quel punto mi misi dritta col busto e la guardai.

"A settembre?" alzai un sopracciglio, per poi prendere una patatina.
Lei sbuffò per poi alzarsi e andare davanti la finestra, che aprì dopo qualche secondo. "Ma che sta facendo?" mi domandai confusa.

"Dai non fa neanche freddo" disse per poi girarsi verso di me, facendo gli occhi dolci, che di solito con me non funzionavano mai, ma quel giorno ebbero effetto.

"Va bene, va bene" mi arresi portando le mani in aria, mi alzai dal suo letto e la salutai con un bacio sulla guancia.

"Mandami un messaggio quando sei sotto casa mia. Ah e, chiedi a Jocelyn se vuole venire con noi" le dissi, pensando che forse stavamo trascurando troppo Jocelyn, l'altra nostra migliore amica.

"D'accordo" prese il telefono in mano "E tu invece chiedi a tuo fratello se vuole venire con noi, magari anche a Kol" mi disse stringendo le labbra e alzando due volte le sopracciglia. "Che scema" pensai.

"A dopo" la salutai con la mano per poi uscire da casa sua.

Durante il tragitto, mi resi conto che Eva nominava troppo spesso mio fratello, e che lo invitava quasi sempre in ogni posto andasse. "Che abbia una cotta?" mi chiesi. Era probabile, anche se ero convinta del fatto che se fosse stato così, me lo avrebbe detto.

Quando arrivai a casa mia, con mio grande dispiacere trovai Kol seduto nel divano a guardare la televisione con le gambe appoggiate sopra il tavolino di vetro e con una ciotola di pop corn in mano. "Ma casa mia è per caso diventata un hotel?" mi domandai arrabbiata. D'accordo che era il migliore amico di mio fratello, ma certe cose non potevo accettarle.

Chiusi la porta un po' forte, in modo tale da attirare la sua attenzione. Sbuffai, quando vidi anche che nell'altra mano teneva una bottiglia di birra. "In poche parole il mio divano è diventato pure il suo" pensai.

"Ma certo" buttai le chiavi di casa nel tavolino, di fronte a lui "Fai come se fossi a casa tua, tranquillo, non dai fastidio a nessuno" dissi sarcasticamente per poi prendergli la bottiglia di mano.

"Quella è mia, tesoro" mi disse indicando con l'indice la bottiglia.

"Veramente sarebbe mia, dato che l'hai presa nel mio frigorifero, a casa mia" gli sorrisi, per poi bere un sorso. Era niente male. "Ah e, non chiamarmi più tesoro dato che non penso che vorresti il tuo cazzo messo in fronte come un unicorno" gli feci l'occhiolino, per poi andare in cucina e mettere la bottiglia di birra dentro il lavandino.

In un secondo, mi ritrovai con le spalle al frigorifero.
Kol.

"Che caratterino" sussurrò ad un centimetro dal mio viso, portò le mani sopra la mia testa. Mi aveva messa in trappola.

"Dimmi la verità" dissi fissandolo negli occhi. Lui non capì subito, infatti fece una faccia confusa. "Perché mi tratti male?" gli domandai senza neanche pensare a quel che stavo dicendo o facendo.

"Perché ti odio, semplice" mi disse lui di getto. Portava gli occhi ovunque, tranne nei miei. Stava mentendo.

"E perché mi odi?" sbottai "Non ti ho mai fatto niente che io ricordi, e quindi non capisco il perché del tuo comportamento!" ero già arrabbiata. Era da molto tempo che avrei voluto fargli quelle domande, e finalmente avevo trovato il coraggio e l'opportunità giusta per farlo.

"Stai zitta!" urlò chiudendo gli occhi, mi prese i polsi stringendoli, ma io non mi arresi.

"Basta Kol!" gridai "Sono stufa di te e di come mi tratti. Sai, se mi odi come dici mi dovresti ignorare come la peste. Provocandomi, e trattandomi male non fai altro che contraddirti!" mi liberai dalla sua presa "Voglio capire perché fai così! Voglio capire!" quando cercai di spingerlo, lui mi afferrò di nuovo i polsi, stringendoli più forte. Stavamo avendo uno scontro mai fatto fino a quel giorno. Faccia a faccia.

"Tu non puoi capire!" ringhiò tra i denti scuotendo la testa "Tu non DEVI capire!" a quel punto lo staccai da me con la forza. Mi stavano facendo male i polsi, erano un po' rossi.

Stetti in silenzio, come lui. Mi guardò i polsi, e poi uscì dalla cucina. Quello che era successo non mi faceva stare male, non mi aveva resa triste. Mi aveva solamente fatta arrabbiare ancora di più. Gli avevo dato una possibilità per cercare di farmi capire cosa lo portasse ad essere così, ma a quanto pareva, non voleva essere aiutato in nessun modo.

Quando stavo per andare al piano di sopra, nella mia stanza, Kol fece di nuovo la sua comparsa. Aveva in mano una pomata. "Certo, prima rompe il vaso e poi vuole farlo ritornare come nuovo?" pensai serrando la mascella.

Non feci nessun passo, non lo guardai negli occhi. Nemmeno quando mi prese i polsi e ci spalmò sopra la pomata. Io non riuscivo proprio a capirlo. Prima era in un modo, poi un secondo dopo in un'altro. Kol Lyon Forest era come un cruciverba impossibile da risolvere.

Appena finì, senza dire una parola andai nella mia camera. Quando chiusi la porta, ci appoggiai la schiena, e passandomi una mano fra i capelli sospirai. "Devo smettere di cercare un modo per risolvere le cose, ci odieremo a vita" arrivai a pensare quel giorno.

Decisi di non pensare più né a lui e né alle sue parole, e indossai un costume a due pezzi rosso fuoco. Misi dei pantaloncini sopra e una canotta viola. Presi dal sotto del mio armadio una borsa grande colorata e misi dentro tutto l'occorrente per andare al mare.

Subito dopo mi arrivò un messaggio da Eva.

Io e Jocelyn siamo sotto casa tua. Scendi❤

Arrivo❤

Uscì dalla mia stanza di fretta e furia, e quando scesi le scale, vidi mio fratello parlare con Kol nel corridoio. Dov'era? Perché prima quando ero tornata a casa non c'era?

//Spazio d'autrice//

Hey guys!!

Se vi sta piacendo la storia, cliccate la stellina, ve ne sarei molto grata💞

Al prossimo capitolo.

-aliseamorell🖤

Il nostro amore Impossibile [COMPLETA] [IN REVISIONE]Där berättelser lever. Upptäck nu