CAPITOLO V

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Quella domenica mattina il biondo si era svegliato con un mal di stomaco che gli aveva dato il pretesto per cominciare la giornata a suon di imprecazioni, mentre svogliatamente strascicava i piedi sul pavimento nel tentativo di arrivare fino al bagno, col fine di svuotare una vescica che sembrava essere sul punto di scoppiare. Quel giorno, più o meno per le dieci, lui e Namjoon si sarebbero visti per andare insieme al centro commerciale del paese.
A detta di Yoongi, quel luogo era inutilmente enorme, occupato quasi nella sua interezza da negozi d’abbigliamento, i cui manichini erano perennemente coperti da abiti di dubbio gusto. Quasi come se qualcuno avesse scelto i vestiti da mettere in vetrina al buio o con i sensi e soprattutto la vista, totalmente annebbiata da qualche forte sostanza oppiacea. Il biondo odiava fare compere in  quel centro commerciale e lo detestava per delle ragioni più che sentite: era quasi sempre, soprattutto di domenica, affollato oltre il sopportabile da persone che passavano davanti a chiunque, da qualsiasi direzione, verso qualsiasi altro luogo, non risparmiando neanche spallate randomiche o tattiche a chiunque stesse ostacolando il loro passaggio. Per non parlare delle code chilometriche che si trovavano in tutte le casse, di tutti i negozi residenti in quel centro commerciale.
Quella giornata non prometteva bene per il ragazzo, che era stato preso in contropiede – a tradimento osò pensare- dal suo migliore amico, poche ore prima; quest’ultimo era riuscito a spezzare la linea che collegava la spiritualità di Yoongi al perfetto universo parallelo che era il mondo onirico in cui amava cadere e perdersi, lasciandosi finalmente andare. Lasciando che persino le sue difese crollassero e che il suo corpo si abbandonasse totalmente sotto le coperte, avvolgendo le sue membra in un tepore rilassante e cullante. Tuttavia però, il suo amato migliore amico, cogliendo alla perfezione quanto il giovane sarebbe stato incredibilmente difficile da tirare fuori dal letto di domenica mattina, furbamente decise di svegliarlo, con delle insistenti chiamate, più o meno verso le otto attendendo quindi che un Yoongi, per nulla cosciente perfino dei suoi stessi pensieri, rispondesse al cellulare. E fu esattamente quello che successe: il biondo rispose più per fermare il frastuono incessante che il suo cellulare produceva piuttosto che per sentire cosa l’altro avesse da dirgli, riuscì infatti a cogliere pochissime parole del discorso che l’amico stava facendo, e con gli occhi ancora semichiusi e metà cervello che si rifiutava di mettersi in funzione, rispose solo con dei ripetuti sì, nel tentativo di zittirlo e chiudere la conversazione per poter tornare a dormire. Namjoon d’altronde, in un modo o nell’altro riusciva sempre a far in modo che fosse Yoongi stesso, a firmare la sua condanna.
Il ragazzo dai capelli violacei era probabilmente una delle persone più affidabili che avrebbe mai potuto incrociare durante il percorso della sua misera esistenza. Era la persona giusta con cui si potevano condividere cose che nessuno mai avrebbe avuto il coraggio di ammettere neanche con sé stesso; era la persona che non camminava mai davanti e né tantomeno dietro a qualcuno ma che al contrario, si posizionava sempre al tuo fianco pronto per esserci in qualsiasi situazione e per qualsiasi evenienza; era la spalla su cui si poteva piangere senza vergogna e senza timore di essere giudicato ed era la persona che avrebbe mollato qualsiasi cosa pur di esserci per il biondo nei momenti in cui quest’ultimo aveva bisogno di lui, ma al tempo stesso, poteva essere una delle persone più insistenti, ambivalenti, perverse e soprattutto, era forse una delle persone più moleste, che Yoongi avesse mai incontrato.
Mentre pensava all’amico, afferrò la moka che aveva messo poco prima sul fuoco e dopo aver preso una tazzina di ceramica dalla dispensa, versò all’interno di quest’ultima tutto il caffè di cui aveva bisogno. Si sedette a capo della piccola tavola della sua cucina, una tavola che in fin dei conti aveva utilizzato davvero poco da quando aveva iniziato a vivere da solo.
Quando il caffè risultò essere abbastanza tiepido, il biondo iniziò a berlo in piccoli sorsi e una volta averlo finito del tutto, diede un’occhiata fugace al soggiorno del suo appartamento mentre si portava alle labbra una sigaretta che accese qualche istante dopo.
A Yoongi piaceva molto quell’appartamento e nonostante fosse ancora piuttosto spoglio, lo percepiva quasi come uno dei primi traguardi che faticando, era riuscito a conquistarsi da solo e per quanto i turni al bar in cui lavorava, combinati ai suoi impegni universitari, creassero un mix devastante sul corpo e sulla sua salute, il giovane si riteneva comunque piuttosto soddisfatto del modo in cui era iniziata la sua indipendenza.
Un’indipendenza che d’altronde, era stata a lungo sognata, agognata e attesa perché per lui equivaleva all’ultimo e disperato tentativo di fuga da una vita che per anni lo aveva schiacciato e sottomesso.

𝙁𝙞𝙣𝙙 𝙈𝙚 │𝙎𝙊𝙋𝙀Where stories live. Discover now