Capitolo 6.

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Camden appoggiò la fronte contro la mia, e mi sorrise. Il suo profumo stava invadendo quella piccola parte razionale che mi era rimasta, dopo quel bacio. E tutti quelli che vennero dopo.

Mi accarezzò il viso, e sospirò. Avvertivo il suo profumo dolce, con un leggera nota di fumo. Era insolito, ma al contempo, rassicurante. «Sei così bella, Phoebe.»

Io scossi la testa, mentre lui annuì.

«Tu sei bella, testona. E che ti piaccia o meno, continuerò a ripetertelo. Ne hai bisogno tu. E ne ho bisogno anche io, di dirti quanto cazzo tu sia meravigliosa.»

Mi scappò una risata, e lui mi accarezzò una guancia. «Io e te abbiamo molto di cui parlare, mmh?»

Abbassai la testa, e una ciocca di capelli sfuggì dalla treccia a spina di pesce.

«Mi dispiace così tanto. Non volevo fare quello che ho fatto. Scappare come una bambina, e rinchiudermi in me stessa. È stato patetico, me ne rendo conto. È solo che...io sono fatta così. Le insicurezze fanno parte di me. Sono una persona tremendamente insicura, e a volte tendo ad ascoltare più i miei complessi, piuttosto che chi ho di fronte. Mi dispiace.»

Lui mi lasciò un leggero bacio sulla fronte, e il cuore prese di nuovo a battermi forte. «Questa non sarà più una battaglia che dovrai combattere da sola. Te lo prometto.»

Fu una bellissima serata. Azura, Nora ed Evan ci raggiunsero a tarda serata, proprio com'era solito fare durante l'estate. Mandammo gli uomini a fare la spesa, mentre noi ragazze restammo in casa ad apparecchiare e ad organizzare qualcosa di divertente per la serata. Era bello vedere come gli amici di Camden avessero accolto Evan, proprio come se si conoscessero da anni.

Dopo cena ci raggiunsero altri amici di Camden. Qualcuno di loro lo avevo intravisto durante il falò, e mi salutò come se fossi un'amica di vecchia data.

Tra me e Lily, invece, ci fu parecchia tensione.

Credevo di meritare almeno una spiegazione, per quel comportamento. Mi aveva ferita davvero. Ma un suo grande difetto era l'orgoglio, e preferì tenermi il muso per quasi tutta la serata, nonostante quel ruolo spettasse più a me.

Camden fece tutto il possibile per farmi sentire a mio agio. Capiva quanto fossi turbata dal comportamento della mia migliore amica, e quanto mi stesse a cuore la sua opinione. Mentre eravamo intenti a sparecchiare, mi fece più volte l'occhiolino, e passò la serata a dar fastidio a Troy, facendogli qualche dispetto, forse per farmi ridere un po'. E la sua mano, ogni qualvolta ce n'era l'occasione, cercava la mia in un modo così dolce e naturale che mi fece venir voglia di correre al piano di sopra e continuare a baciarlo per il resto della serata.

Inutile dire che, alla fine, nonostante i miei sforzi e il mio autocontrollo, la serata andò a finire esattamente con le sue labbra attaccate alle mie.

Era un ragazzo speciale, sbucato improvvisamente nella mia vita stravolgendola, e rendendo il mio piccolo mondo un po' più leggero da sopportare.

Lily: Sono stata un'idiota.

L' orgoglio di Lily Malvin cedette dopo due giorni di assoluto silenzio. Era raro che io e la mia migliore amica litigassimo, ma avendo due caratteri diversi, e forse, un po' contorti, quando avevamo uno scontro era difficile riavvicinarsi. Ma sapevo che non sarebbe mai successo che ci saremmo separate; c'era in mezzo qualcosa che andava persino oltre due caratteracci: l'affetto che ci univa. Ci eravamo conosciute ai tempi delle medie, e solo per pura casualità. Capitare nella stessa classe non significava necessariamente essere amici di tutti, e io e lei ne eravamo la prova vivente. Non ci eravamo nemmeno mai salutate, praticamente. Fin quando la Darrison, l'odiosa prof. di matematica, ci aveva messe come compagne di banco, perché eravamo le uniche a non infastidirla e fare comunella. Inutile dire che, da quel giorno di novembre, fummo il vero fardello della nostra classe.
E la Darrison ci detestò, e si maledisse, fino all'ultimo giorno di scuola.

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