Capitolo 29.

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«Mi spieghi come ho potuto stare per tutto questo tempo senza di te, eh?» con i pollici tracciò la linea dei miei zigomi, e rabbrividii.

«Me lo chiedo anche io. E non trovo una risposta soddisfacente.»

Rise, con quella risata roca che gli si addiceva un sacco e che amavo più di ogni altra cosa.

«Dico sul serio, Phoebe, mi dovrò fare perdonare. Ti giuro che...»

«Shh...basta. Tu e Samuel avrete molto da farvi perdonare, ma non pensiamoci ancora. Adesso voglio sapere quali sono le tue intenzioni, signor Camden Samuel Walker. Per gli amici, Feather. Cosa vuoi fare?»

«Perché, non è chiaro?» mi chiese, alzando un sopracciglio.

La sua espressione voleva essere dura, e invece era buffa e dolce allo stesso tempo.

Scossi la testa, cercando di rimanere seria.

«Voglio che tutto il mondo sappia quanti ti amo. Quanto ci amiamo. Voglio gridarlo ai quattro venti, voglio che la gente ci guardi per strada e che mormori quanto cazzo io sia fortunato ad averti nella mia vita.»

«O magari sarà il contrario.»

«Phoebe...sto cercando di fare il bravo fidanzato romantico. Permettimi di farlo. O almeno, fammi provare.»

Ridacchiai. «Okay, ci sto.»

«Ti stavo dicendo...» imprecò.

«Cosa? Cosa c'è?»

«Sei fottutamente bella, Phoebe Butler. E sei tutta mia. Completamente mia. E ti amo così tanto che mi sembra di impazzire. Non voglio perdere un minuto di più, amore mio. Voglio stare con te.»

Cercai di ignorare i salti di gioia che il mio cuore stava facendo. Ma probabilmente nei miei occhi c'era una scintilla di felicità che non si sarebbe mai spenta, se a fianco a me ci sarebbe stato Camden.

«Intendi...intendi dire che vuoi che io sia la tua...»

«...la mia ragazza, la mia fidanzata, mia moglie, mia complice. Mia e basta.»

Alzai gli occhi al cielo.

«Non starai correndo un po' troppo, Cam?»

Mi guardò storto. «Non ci riprovare.»

«Ma io...»

«Sì, lo so. Quando ero in coma mi sembra di averti sentito usare questo nomignolo un paio di volte. Non rifarlo. Perché se quando ero lì non potevo reagire, adesso invece...»

Mi prese per i fianchi, e iniziò a farmi il solletico.

Cercai di dimenarmi, ridendo come una pazza.

Riuscii a scappare dalla sua presa, e corsi per la mia stanza, intorno al letto che stava al centro. Ma lui fu più furbo, e facendo finta di cambiare direzione, mi prese.

Prima che potessi accorgermene, mi trovai coricata sul letto, con Camden che si ergeva sopra di me.

Entrambi avevamo il fiatone, e un luccichio negli occhi.

Eravamo tornati. Eravamo noi due.

Camden e Phoebe.

Quando la sua mano si posò sui miei fianchi, di sicuro per riprendere quella tortura, ci guardammo negli occhi, e di colpo l'atmosfera cambiò.

Con un braccio poggiato sul gomito, di lato alla mia testa, e l'altro libero, iniziò a tracciare delle linee immaginarie lungo il mio viso.

Quando scese lungo il torace, tra le scapole, vicino al cuore, sorrise, probabilmente sentendo quanto mi stesse battendo all'impazzata.

Guardami (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now