Capitolo 19.

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«Sei tu.» sussurrai, non sapendo se stessi parlando con lui, o con me stessa.

Si chinò su di me, guardandomi sconvolto.

«Phoebe...»

«Camden, sei davvero tu? Sei proprio tu?» non avevo altre parole. Ero... no.

Non avevo parole per descrivere quello che stavo provando.

Avvicinò la sedia al mio lettino, con le mani congiunte, e lo sguardo più triste che avessi mai visto negli occhi di qualcuno.

«Chi sei, tu? Camden, o Samuel? Eh?» una brutta sensazione iniziò ad impadronirsi di me. Ecco il dolore al petto. Il senso di oppressione. Il dolore lancinante che mi impediva di respirare regolarmente.

«Rispondi!» quasi urlai, con le lacrime agli occhi, quando lui abbassò la testa.

«L'ho fatto per proteggerti, Phoebe...non volevo...»

«Per proteggermi? E da cosa? Da te! Cazzo, avevo bisogno di essere protetta da te!» iniziai ad agitarmi, e un dolore fortissimo mi si espanse per tutta la testa. Ma lo ignorai.

Non era paragonabile e quello che stavo provando dentro. Nell'anima. Lì dove solo lui era riuscito ad arrivare.

«Calmati adesso. Ne parleremo dopo. Il dottore ha detto che non devi...»

«Non voglio che resti qui. Non voglio vederti mai più! Tu.» gli puntai un dito contro, «tu mi hai fatto mentire da tutti! Da tutti quanti! Da mio padre, dalle mie migliori amiche, da Braiden! Persino da Lola e Alisha! Ma non ti fai schifo da solo?»

Lui non rispose.

«Mi hai fatto prendere in giro da tutti quanti, Camden. Dalle persone che amo, dai miei amici, dalla mia cazzo di famiglia! E i tuoi genitori...»

«Loro ti vogliono bene sul serio, Phoebe. Ti prego di credermi almeno in questo.»

«Come posso credere ad una persona che ha fatto tutto questo? Mi hai portata a San Francisco in veste di cosa? E perché? Per quale motivo? Loro sanno di tutte le bugie che mi hai raccontato? Sanno quanto male mi hai fatto? Con quale faccia menti sulla tua identità, e poi ti permetti anche il lusso di sfoggiarmi davanti alla tua famiglia?»

Presi un respiro profondo. «E non mi hai mentito una sola volta, sulla tua cazzo di identità! Cazzo, Camden, credevo davvero che tu fossi meglio di così. O dovrei chiamarti Feather? Mi hai presa in giro fin dal primo momento, quando hai visto che non sapevo chi fossi. Hai approfittato di me, e mi hai usata solo per fare più successo come compositore! Dio, che stupida sono stata!» risi amaramente. «Avrei dovuto capirlo al nostro primo appuntamento. Quello con Camden, intendo. Un ristorante come quello del Four Seasons completamente deserto. E Lily...Lily ti detestava. Lei aveva cercato di avvertirmi. E tu hai raggirato anche lei!» un singhiozzo uscì prima che potessi evitarlo. «Spero sarai felice, grande pop star, di aver cavalcato l'onda. Spero sarai felice di avermi distrutta. Di avermi tradita. Grazie per tutte le bugie. Grazie, perché per colpa tua, non mi fiderò mai più di nessuno, tantomeno di te. Sei la persona peggiore del mondo. E io che ti credevo diverso da tutti gli altri! Ti ho portato in casa mia...tu... Tu mi avevi fatta innamorare di nuovo, cazzo!»

Ormai le lacrime scendevano incontrollate, mentre il dolore alla testa aumentava.

«Io l'ho fatto perché ti amo, Phoebe! Ti amo. E non volevo perderti. Non volevo passare nemmeno un minuto della mia vita senza di te! Ero disperato...non sapevo cosa fare. E così ho tirato fuori Samuel... Devi credermi, ti prego, l'ho fatto per averti vicina, per stare con te. Volevo...essere felice con te.»

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