Capitolo 13.

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Quando arrivò Samuel, mi ero già rifatta il trucco almeno due volte, e alla fine avevo optato per mettere solo un po' di fard e di mascara. La lite con Braiden mi aveva stremata, e non credevo che avrei potuto versare tutte quelle lacrime nel giro di dieci minuti.

Come da accordo, Samuel mi aspettò appoggiato alla sua macchina, dalla parte posteriore di casa mia.

Indossava dei jeans scoloriti, una camicia grigio perla che si intravedeva sotto il giubbotto di pelle nero, e almeno cinque collane. I suoi orecchini a forma di piuma tintinnarono quando si abbassò su di me per darmi un bacio sulla guancia. E fu un contatto inaspettato, che mi paralizzò, e poi mi fece scappare un sorriso. Era lui, la luce alla fine del tunnel.

«Sei bellissima vestita così, Phoe-Phoe.»

Indossavo dei jeans bianchi abbastanza attillati che avevo trovato scontati in uno dei negozi al centro, su State Street, qualche giorno prima quando ero uscita con Azura, Nora, e la partecipazione speciale di Lola e Alisha. Avevo abbinato un top con scollo a barca color porpora, che mi lasciava le spalle scoperte, e delle semplici converse basse. Con Samuel, mi sentivo a mio agio. E sentirsi a mio agio, nel mio gergo, equivaleva a vestirsi come meglio si credeva senza la paura di essere giudicata.

Due dita apparvero nel mio raggio visivo, e mi risvegliai dal mio stato di trance. Mi stava capitando un po' troppo spesso. «Phoebe, mi hai sentito?»

«Sì, scusami. Stavo...mi ero persa nei miei pensieri.»

Non mi rispose. Con una mano nella parte bassa della mia schiena mi condusse dal lato del passeggero, per farmi salire sulla sua bellissima e costosissima auto sportiva.

«Ti trovo bene, oggi.» disse, inoltrandosi fuori dal vialetto di casa mia.

«Oggi pomeriggio ho fatto una lunga passeggiata al parco. Credo mi abbia fatto bene.» gli risposi, omettendo la cosa più importante che mi era successa quel giorno.

«Passeggiare fa sempre bene. Ottima scelta.»

Restammo in silenzio, e riempirlo fu una voce maschile dolcissima che usciva dalla radio.

Una voce familiare. Roca. Sexy da morire.

«Sei tu.» sussurrai.

Si girò a guardarmi, per poi riportare lo sguardo sulla strada. «Sì.» rispose semplicemente.

«Mi stai dicendo che tu...hai inciso un album?»

Strinse forte lo sterzo. «Sì, in realtà più di uno. Sono un cantautore.»

«Hai un gruppo con i tuoi amici? O hai partecipato a qualche programma in TV per cantanti e...»

«No, Phoebe.» si grattò il mento, continuando a mantenere fisso lo sguardo sulla strada. I suoi lineamenti si erano fatti tesi. «Io sono...abbastanza famoso.»

Lo disse come se si schifasse a dirlo ad alta voce. Ad ammetterlo.

Io mi paralizzai sul posto, troppo scioccata per poter dire qualcosa.

«Sei rimasta senza parole?»

«Dopo una confessione del genere...chi non sarebbe rimasto a corto di parole?»

«Le mie fan.» sorrise, per la prima volta.

Le sue fan. Dio, lui sarà stato pieno di fan. Di fotografi in ogni angolo, di paparazzi, giornalisti, concerti, agenti... Questo cambiava tutto. Questo cambiava decisamente le cose.

«Phoebe...non devi avere paura.» mi strinse la mano che tenevo su una coscia.

«Parliamone dopo. Adesso sono...scioccata.»

Guardami (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now