Capitolo 15.

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«Buongiorno splendore.» mi sorrise Jolanda, avvolgendomi in un abbraccio. «Dormito bene?»

«'giorno Jolanda.» le sorrisi di rimando. «Ho dormito come un angioletto.»

«Mi fa piacere.» sorrise compiaciuta. «Ti va un po' di caffè? Non so come sei abituata a far colazione, cara, ma sappi che in casa Walker la colazione è il pasto d'onore. Gli uomini di questa casa prendono la colazione più seriamente del football. Non so se capisci la gravità della cosa.»

Risi, dicendole che in casa mia la colazione comprendeva pancake, waffle, uova strapazzate e bacon.

«Okay, sei dei nostri, allora.» ridacchiò, «ma sono certa che appena arriveranno...Samuel e Jeffrey, rimarrai a bocca aperta. Devi sapere che ad un isolato da qui, c'è Frank's, una tavola calda che serve anche cibo italiano. Una meraviglia per il palato. Non puoi nemmeno immaginare quanto siano buoni i cornetti alla crema che prepara Frankie. Vedrai, impazzirai di piacere.»

E fu così. Dieci minuti più tardi, Samuel e suo padre arrivarono con delle buste stracolme di qualsiasi delizia esistesse nel mondo dei dolci.

«Allora, Phoebe, siccome non conoscevamo bene i tuoi gusti, abbiamo preso un po' di tutto.» mi sorrise Jeffrey. «Cornetti alla crema, alla marmellata, un ciambellone, qualche fetta della torta Paradiso che prepara la moglie di Frankie, e infine, il pezzo forte di Frankie: i cupcake.» sorrise soddisfatto.

Tirò fuori dalla busta di carta dei contenitori trasparenti che contenevano almeno dieci cupcake, tutti diversi.

Samuel mi guardò, in attesa che il mio sguardo facesse trasparire quello che era successo negli ultimi tempi: non riuscivo più a mangiare come prima. Avevo come un rifiuto verso il cibo, e avevo perso peso a vista d'occhio.

«Spero ti piacciano: ecco,» Jeffrey mi passò il primo contenitore, «qui c'è quello alla vaniglia, al burro di arachidi, menta e cioccolato e caramello salato.»

Dopo avermi elencato le delizie che avevano preso, ci riunimmo nella sala da pranzo, dove la tavola era stata apparecchiata in modo umile. Era una normalissima casa di due persone che lavoravano dignitosamente e potevano permettersi qualche cosa in più, ma senza esagerare. Considerando poi che quella era la casa in cui era nato e cresciuto Samuel, capii che quelle persone erano realmente umili, e che non usavano i soldi del figlio per il proprio tornaconto personale.

Samuel e suo padre si immersero in una conversazione riguardo il lancio del suo ultimo album, che sarebbe uscito a dicembre. Non era ancora in programma un tour, e Samuel stava dicendo che prima di organizzarlo, era opportuno vedere i risultati del disco.

«Oh, Phoebe, dovresti vedere che concerti magnifici fa Samuel. Riesce a coinvolgere tutto il pubblico, e cerca sempre di rendere felici i suoi fan. Ai suoi concerti è impossibile non emozionarsi.» disse Jolanda, guardando suo figlio amorevolmente. «Nelle sue canzoni racconta sempre qualcosa di profondo. Qualcosa che ti fa sentire compreso. Non potrei essere più orgogliosa di lui.»

«Dai, ma'!» l'apostrofò lui, a disagio.

«Beh, diciamo che adesso la carriera di nostro figlio ci rende davvero soddisfatti della persona che è. Ma non è stato semplice, e questa è la parte che i giornali tengono sempre oscurata: i veri sacrifici dietro il successo di una persona.» disse Jeffrey, addentando un cupcake al mirtillo.

«È così, e noi lo sappiamo bene.» annuii Jolanda. «Cose come pagare le lezioni di canto, andare in cerca di una casa discografica che non faccia fregature, e robe varie. Non sono cose da niente. E sentir dire dal proprio figlio di appena diciassette anni di voler mollare la scuola per fare il cantautore è un colpo al cuore. O almeno, per noi lo è stato.» prese un sorso di succo d'arancia, e si tirò indietro i capelli castani. «Né io né mio marito volevamo che lui seguisse il nostro percorso. Fare l'avvocato deve essere una passione, non una cosa imposta. Ma per lo meno speravamo che finisse la scuola e cercasse qualcosa di più...reale, ecco. Non che fare il cantante non lo sia, per l'amor di Dio, ma diciamo che...è un po' più complicata la strada, ecco. E noi temevamo che prima o poi se ne sarebbe pentito, o che, peggio ancora, non sarebbe riuscito a realizzare il suo sogno e si sarebbe buttato giù.»

Guardami (IN REVISIONE)Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ