Capitolo 25.

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Capii cosa dovevo fare.

In quell'istante, invece di entrare a piangere in camera di Camden, scesi al piano di sotto e chiamai Lily.

«Lily Malvin a sua disposizione, dica pure.» rispose.

Mi fece scappare un sorriso, e ne avevo davvero bisogno.

Dovevo mantenere il sangue freddo e la concentrazione. Avevo poco tempo, e non potevo perderne. Ogni minuto era importante. Ogni secondo lo era.

«Lily, ti chiedo un favore, e tu dovrai farlo senza fare domande, ti prego. Poi giuro che farò tutto ciò che vorrai. Qualsiasi cosa.»

Ci fu un attimo di silenzio.

«Devo uccidere qualcuno?»

«No.»

«Rischio il carcere?»

Risi. «No.»

«Allora va bene.»

«È un'idea assurda! Non lo faranno mai entrare! E nemmeno questa!» alluse alla mia chitarra. «Phoebe, sei sicura che sia una buona idea? Mi avevi promesso che non avremmo rischiato il carcere. E questo è decisamente una cosa che va contro ogni regolamento.» guardò in basso, e poi di nuovo me.

«Non abbiamo introdotto armi chimiche, o cocaina. È solo...» mi guardai intorno, «un cane.» mormorai.

«Hai detto niente! Nel reparto di terapia intensiva, portare un cane, equivale a staccare la bombola d'ossigeno ai pazienti!»

«Lily!»

«Scusa.» alzò gli occhi al cielo, porgendomi la chitarra.

«Allora hai capito il piano? Tu cerca di distrarre il dottore. Si chiama Cornell, se non sbaglio. Noi intanto andremo in camera, e faremo piano piano. A quest'ora le infermiere non entrano mai. Staremo al massimo mezz'ora. Dopo di che, ti farò uno squillo e tu dovrai assicurarti che non ci siano dottori o infermiere in mezzo.»

Sbuffò, e lasciò la manina di Alisha. «Piccola, tua sorella è suonata. Ma ha buone intenzione. Lo capirai quando sarai grande e ti innamorerai.»

«Papà dice sempre che troveremo l'uomo giusto a quarant'anni.» disse ingenuamente Lola.

Lily mi guardò, cercando di trattenere una risata.

«Fai come ti ho detto!» bisbigliai.

Presi Alisha per mano, e dall'altra presi Lola e il guinzaglio di Dayron, mentre su una spalla avevo già la chitarra.

Lentamente, iniziammo ad incamminarci verso la camera di Camden. Vedendo che non c'era nessuno nei paraggi, mi voltai verso Lily col pollice in su, per quanto mi fu possibile, e mi rigirai per entrare, quando andai a sbattere contro qualcosa.

O meglio, contro qualcuno.

«D-dottor Cornell...»

Questo guardò prima me, poi le mie sorelle, e infine, Dayron.

Prese un respiro profondo, e fui certa che si sarebbe messo a gridare.

Ma non lo fece. Anzi, apparve stranamente calmo.

«Si può sapere dove crede di andare con un cane e due bambine in un reparto di terapia intensiva?» il suo occhio destro ebbe un tic.

«Ehm...mi crede se le dico che sono stata costretta a farlo perché...perché casa mia è andata a fuoco e, poverini, non potevo lasciarli soli?»

«No.» tuonò.

«Bene.» risi nervosamente. «Mi crede se le dico che non conosco queste bambine e che questo cane l'ho trovato proprio fuori dalla clinica, e mi dispiaceva lasciarlo lì tutto solo?»

Guardami (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now