Capitolo 20.

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Phoebe's pov.

«"...è stato avvistato per due giorni di fila presso il Zuckerberg San Francisco General Hospital. Le nostre fonti dicono che non si sia mosso dalla sala d'aspetto privata per parecchie ore, e che più di una volta è stato beccato ad inveire contro il personale medico. Lì presenti, anche la famiglia. Si vocifera che la sua nuova ultima presunta fiamma, l'ennesima, una ragazzina originaria di Santa Barbara, abbia avuto un incidente mentre tentava di allontanare delle fans da...»

Di colpo lo schermo diventò nero.

«Per quanto ancora avrai intenzione di guardare questa robaccia, Phoebe? No, perché se la cosa dovesse prolungarsi, dirò a tuo padre di staccare la TV. E qualunque cosa che possa farti sentire o vedere delle cose del genere. Sono una marea di stronzate, e mi stupisce che una ragazza in gamba come te si riduca a fare caso a queste robette qui. Del gossip, Phoebe! Andiamo!» Ronda se ne stava di fronte a me con il telecomando in mano, e il suo sguardo era più che serio.

Il mio era vuoto.

«È capitato per caso...il canale.» tentai di giustificarmi.

«Sì. E i miei capelli in realtà sono biondi naturali, solo che li tingo di nero.» alzò gli occhi al cielo.

Venne a sedersi di fianco a me, si mise le mani sulle ginocchia e con un sospiro mi guardò.

«Tesoro. Sei qui da cinque giorni, e non stai toccando cibo. Trascorri le tue giornate davanti al computer, o davanti alla televisione, e non dai retta nemmeno a Lola e Alisha. Non fai altro che dormire e stare in silenzio, assorta nei tuoi pensieri. Hai ventitré anni, Phoebe. La vita va avanti, anche dopo una delusione. Per quanto possa sembrare impossibile, per quanto a volte ci sembri che il mondo si sia fermato in un determinato momento, in realtà, se ti guardi intorno, tutto continua nel suo solito corso. Sai cosa diceva una canzone di un famoso cantante italiano?» mi chiese.

Scossi la testa.

«"Ma poi mi guardo in giro e vedo che c'è un mondo che va avanti anche se tu non ci sei più".» per un momento sorrise malinconicamente, perdendosi nei suoi pensieri, poi tornò da me. «Tieni bene a mente queste parole, Phoebe. Perché il mondo va avanti, e a noi spesso succede di pensare di non riuscire a stargli dietro. Bè, tesoro mio, per esperienza, ti posso assicurare che non dobbiamo corrergli dietro, per stare al passo. Dobbiamo seguire i nostri tempi. Ascoltare ciò che abbiamo dentro. Assorbire il dolore, piangere, accettarlo. Capito? Devi accettare il tuo dolore, imparare a conviverci. Solo così, piano piano, riuscirai ad andare avanti. Perché è inutile dirti che passerà subito, perché non è così. Ancora dovrai versare lacrime, arrabbiarti, strappare foto e maledire qualcuno. È così. E farà male.» mi sorrise dolcemente, scostandomi una ciocca di capelli dal viso.

«Ma poi sai cosa succederà? Una mattina ti sveglierai, e vedrai tutto colorato. Tutto diverso. Avrai voglia di uscire, di tingerti di nuovo i capelli, e di farti una manicure solo per il gusto di farlo. Il tempo sistema tutto. E se non lo fa, ti permette comunque di raccogliere i tuoi cocci rotti, e ricostruirti.»

La abbracciai, e mi scese una lacrima. Lei e Jolanda stavano diventando la figura materna che mi mancava, o che mi era sempre mancata, da almeno dieci anni a quella parte.

«Su, adesso alzati. Vai ad asciugarti le lacrime, e corri di sopra a prepararti. Le ragazze stanno arrivando, vogliono portarti un posto. Ed è vietato dire di no.»

«Non so se stasera ho voglia di...»

«Lo so lo so.» mi interruppe. «Non hai voglia di uscire, e blablabla. Bè, lo sai come si dice? Che non hai voglia di fare una cosa, fin quando non ti accorgi che facendola sei felice. Quindi alza le chiappe e vai a farti una doccia. Voglio vederti splendere stasera, tesoro.»

Guardami (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now