VII - 12 Dicembre, Giorno 10

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Confessions

Skillet - Not Gonna Die

LEVI

"Tch."

È il mio unico commento, mentre continuo ad imprecare mentalmente contro le donne di servizio. A quanto pare hanno deciso di far diventare questo posto una vera topaia. E così, non avendo altro da fare, passo la mattinata armato di prodotti per la pulizia e di pazienza, iniziando a disinfestare questo posto dalla polvere e dallo sporco.

Una volta puliti tutti gli spazi comuni e assicuratomi che neanche il minimo granello di polvere li infesti con la loro sgradevole - e per il sottoscritto, totalmente inaccettabile - presenza, passo alle camere dei ragazzi.

Busso alla prima stanza a destra, che so bene essere quella del moccioso. Ieri sera non mi sono sfuggiti gli occhi lucidi di lacrime che minacciavano di riversarsi copiose nonostante stesse palesemente facendo appello a tutto il suo autocontrollo per trattenerle. E non mi è sfuggito neanche il modo in cui ha evitato il mio sguardo, scostante.

In quell'unico e sfuggente istante in cui i nostri occhi si sono incontrati ho letto dentro quelli di Eren un tripudio di emozioni tanto nere e intense da risultare disarmanti e colpirmi come una dolorosa e ardente pugnalata in pieno petto.

Angoscia, rassegnazione, ansia, sofferenza, paura, esasperazione e panico oscillavano pericolosamente in quelle iridi di smeraldo.

Avrei voluto parlargli ma è scappato via da me senza proferire parola, palesemente infastidito dal mio contatto. Non avrei voluto lasciarlo da solo, ma non potevo di certo imporgli la mia presenza quando questa non era di certo gradita, non mi è sembrato giusto forzarlo ad aprirsi e a dare voce al suo tumulto interiore in un momento così delicato e rischiare di farlo stare ancora più male.

Busso piano alla sua porta, e non ottenendo risposta entro cauto, a passi lenti e calcolati. Sono sorpreso quando non lo trovo all'interno, visto che tende ad isolarsi e a passare la maggior parte del tempo da solo. Erwin e Rico non sono ancora in reparto, quindi deve per forza essere in compagnia degli altri ragazzi.

Meglio così, mi dico. Sarà sicuramente di umore migliore oggi.

La sua camera è inaspettatamente ordinata e pulita, e non ci metto molto prima di finire di dare una spolverata veloce. Mentre faccio per uscire però, un piccolo taccuino nero che sporge da sotto il cuscino cattura la mia attenzione.

Mi avvicino piano e me lo rigiro tra le mani, e nonostante sia ben consapevole che non dovrei ficcare il naso in quello che ha tutta l'aria di essere il suo diario, proprio non riesco a ricacciare indietro la curiosità.

Sembrerà un sentimento da mocciosi egoisti, ma voglio conoscere i pensieri di quel ragazzo dagli occhi verdi, voglio studiare le voci del suo disturbo e farle tacere una volta per tutte.

Lo apro piano, saggiando sotto i polpastrelli la consistenza ruvida della carta mentre mi tuffo in quel mare di nera disperazione che pare avvilupparmi nelle sue onde di viscoso petrolio e risucchiarmi inesorabilmente al suo interno. Le parole che vi trovo scritte mi colpiscono con un senso di profondo malessere e nausea addosso. Eren sembra così tranquillo, ma le sue emozioni urlano tutta la loro cruda, viscerale e nera disperazione su quella carta bianca e stropicciata.

Quando giro l'ultima pagina e leggo la data di ieri sento chiaramente il cuore perdere un battito. Tonde gocce scarlatte risaltano sul candore del bianco, macchiandolo, e la scrittura tremante e disordinata risulta in alcuni punti sbiadita dalle lacrime che l'hanno colpita.

Rimorso. È questo che mi scuote l'animo a quell'orrenda scoperta. Avrei potuto fermarlo, avrei dovuto fermarlo. E invece l'ho lasciato andare, perseverando nello stesso errore del passato. Il mio sangue pare ghiacciarsi e fermare la sua corsa frenetica nelle vene, mentre un lungo brivido di terrore corre lungo la mia spina dorsale. Chiudo gli occhi, tentando di regolarizzare il mio respiro accelerato e scuoto la testa come a scacciare pensieri che non voglio contemplare.

BORDERLINE - Ereri/Riren -Where stories live. Discover now