II - 3 Dicembre, Giorno 1

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Hopeless

Bring Me The Horizon - Drown

EREN

"Ti rendi conto del peso delle tue azioni Eren? Lo capisci? Se i tuoi genitori non ti avessero visto al momento giusto, ti saresti buttato da quel balcone e molto probabilmente a quest'ora non saresti qui a parlare con me. Ne sei consapevole?"

Il dottor Smith appare visibilmente teso mentre mi guarda da dietro la scrivania in lucido legno laccato di nero su cui poggia i gomiti, il volto contratto in un'espressione afflitta e nei suoi occhi una scintilla che divampa di sconforto e rimprovero. Rico seduta al suo fianco sembra abbattuta.

"Capisco che probabilmente sarebbe stato meglio per tutti se fossi morto, capisco che essere stato salvato in quel momento è stata probabilmente la mia peggiore sfortuna! Io vorrei solo non sentire più niente, vorrei che la sofferenza tacesse per sempre! Non ce la faccio più!"

Quasi urlo l'ultima frase mentre il mio corpo viene scosso da tremiti e calde lacrime rigano le mie guance e annebbiano la mia vista. Il cuore accelera e martella incessantemente contro la gabbia toracica con tonfi potenti e sordi, tanto veloce da poterlo sentire pulsare forte e chiaro nelle orecchie. Il groppo formatosi nella mia gola pare stringere sempre di più, fino a farmi annaspare disperatamente in cerca d'aria.

È allora che arrivano: l'ansia, la paura. Il terrore. Un brivido caldo e freddo al tempo stesso che mi scuote dall'interno e percorre ogni fibra del mio corpo, facendomi tremare anche l'anima. I miei respiri si fanno veloci e ansanti, mentre conficco le unghie nei palmi delle mani e sui miei avambracci, fino a sentire la pelle lacerarsi sotto la mia morsa e il sangue colare. Quel dolce dolore autoinflitto è l'unica ancora che mi tiene in un flebile e quasi inesistente contatto con la realtà.

"Eren? Eren?"

La voce calma e ferma di Erwin arriva lontana alle mie orecchie, flebile ed ovattata come se appartenesse ad un'altra dimensione lontana anni luce da me. Altrettanto eterea è la consistenza del tocco di Rico sulla mia spalla e sulla mia schiena, che carezza con movimenti delicati e circolari, sussurrandomi parole di cui non riesco a comprendere il significato. Quando mi prende le mani per evitare che mi faccia del male e il dolore che mi tiene ancorato al mondo viene a mancare. Sento l'ansia montare e attaccare il mio corpo e la mia anima con una morsa infernale, un fendente menato con la sua spada dalla lama arroventata pare lacerarmi da dentro.

Vorrei urlare, ma la voce mi muore in gola e il mio respiro si spezza, facendosi sempre più irregolare. I polmoni bruciano, arsi dal fuoco impetuoso dell'attacco di panico che mi stringe fra i suoi artigli e il petto è pesante e dolente, come schiacciato dal peso insostenibile di un macigno. Mi sento morire, completamente in balia dei miei demoni a cui sono stato gettato in pasto. La mia mente vortica di emozioni di puro terrore e disperazione, gettandomi in uno stato di dolore e angoscia decisamente peggiore rispetto a quello che il mio corpo sta subendo.

"Erwin, prendi lo Xanax."

Tutto quello che succede dopo è sfocato: il mio corpo teso e tremante, i rumori nello studio in cui mi trovo, il cuore che pare esplodere mentre pompa sangue nel mio corpo ad un ritmo malato, i miei respiri talmente veloci e spezzati da darmi il capogiro. Ricordo solo una mano salda sotto il mio mento e il liquido freddo dal sapore deciso e familiare dell'ansiolitico, amaro ma con un retrogusto dolciastro, correre giù per la mia gola.

Mi sento stremato nelle membra dolenti, provato nella mente ridotta a brandelli, quando dopo quelle che sono sembrate ore di agonia, sembro riacquistare piano il possesso del mio corpo e gli ultimi pezzi laceri di terrore sembrano strisciare via da me. Immediatamente gli occhi azzurri del dottor Smith, cristallini e preoccupati, si portano a livello dei miei; porta una mano sulla mia spalla.

BORDERLINE - Ereri/Riren -Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon