XVI - 30 Dicembre, Giorno 28

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Insecurities

Motionless in White – Voices

EREN

Mi rigiro nel letto, sbuffando fra quelle lenzuola profumate di vaniglia per l'ennesima volta e affondando il viso nel cuscino, incapace di prendere sonno. Mi sento irrequieto, un ammasso di emozioni in tumulto che mi scuotono dall'interno; si muovono veloci, frenetiche al punto di darmi la nausea e di farmi sembrare di stare per esplodere da un momento all'altro. Forse è per Levi, forse perché ho fatto finta di mandare giù qualche dose di felicità chimica.

Non appena chiudo gli occhi, la sua immagine si fa largo nella mia mente e con essa vengo investito da una miriade di sensazioni differenti: la stretta allo stomaco che mi fa formicolare le viscere ogni volta che la nostra pelle si sfiora, il respiro che mi si blocca in gola quando cerca i miei occhi con quelle iridi in tempesta, il cervello che pare andare completamente in tilt e smettere di funzionare quando mi rivolge i suoi splendidi e unici sorrisi che gli incurvano appena le labbra sottili, di cui mi sono sorpreso più volte ad immaginarne il sapore e la consistenza. E come se non bastasse già Levi stesso a ridurmi ad un brodo di giuggiole, a privarmi di ogni apparente capacità di formulare pensieri coerenti e razionali, il suo comportamento nei miei confronti mi destabilizza non poco.

È gentile, premuroso, lascia cadere la maschera e la corazza che si è cucito addosso per mostrarmi un Levi diverso, un Levi a cui importa di me. Ma i suoi gesti nei miei confronti mi fanno stare bene tanto quanto mi logorano dentro. Non penso di meritarmi le sue attenzioni, anzi, non me le merito e basta. Non sono nient'altro che un ragazzo rotto, debole e senza speranza, fatto di un ammasso di delusioni e difetti, cuciti insieme con il filo sottile della speranza e delle buone intenzioni.

Mi sussurra che dovrei avere un bel rapporto col mio corpo, ma le mie voci mi urlano quanto lo dica soltanto perché incoraggiare persone ed infondere loro autostima sia il suo lavoro, che in realtà mi trova orribile. Mi prende la mano e la stringe fra la sua, piccola e minuta ma forte al tempo stesso, ma probabilmente non perché gli piaccia farlo, semplicemente per mostrarmi sostegno.

Sospiro frustrato, spingendo ancora più a fondo la faccia nel cuscino e ispirandone l'aroma di vaniglia prima di raggiungere il cellulare, allungando pigramente un braccio sul comodino. Stringo gli occhi, infastidito quando la luminosità del display mi colpisce il volto. Indugio sul contatto di Armin, ma sono le due di notte passate e non mi pare il caso di interrompere il suo riposo per le mie paranoie, e senza esitare raggiungo in rubrica il contatto di Mikasa.

A: Mikasa

Sei sveglia?

È ormai diventata un'abitudine, quando qualcuno dei due fatica a prendere sonno scrive all'altro, e se ottiene risposta, sgattaiola di soppiatto nella stanza del destinatario del primo messaggio.

Non passa molto prima che il mio telefono vibri in un cenno affermativo, e dopo aver letto la sua risposta, mi scrollo il pesante piumone di dosso e mi alzo dal letto, diretto verso la porta che apro premurandomi di non fare il minimo rumore.

Mi muovo piano, facendo abituare i miei occhi all'oscurità, in punta dei piedi e protetto dalle ombre che la notte getta su quei corridoi colorati, facendo rotta verso la seconda stanza a sinistra e guardandomi intorno per sfuggire ad eventuali occhi indiscreti. La luce della sala degli infermieri è accesa, ma nessuno di loro pare essersene allontanato. Trovo la porta socchiusa, pronta ad accogliermi e la spingo piano, guardandomi intorno.

La corvina mi attende seduta sul suo letto con un lieve sorriso che le piega le labbra, su cui l'anellino in lucido metallo sembra risplendere di luce propria, riflettendo il bagliore freddo della piccola lampada notturna. Indossa un pesante pigiama di pile a righe rosa di qualche taglia più grande, tanto che sembra scomparire al suo interno, e i suoi capelli generalmente ben pettinati le ricadono scompigliati sulla fronte. Ha un'aria completamente diversa quando non è rivestita di nero, borchie e altro metallo dalla testa ai piedi. Abbiamo stretto davvero un ottimo rapporto, ed insieme a Levi, Armin e Jean è diventata una vera confidente e ottima ascoltatrice.

BORDERLINE - Ereri/Riren -Where stories live. Discover now