XXV - 1 Maggio

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Ocean

Evanescence - Lithium

EREN

Il sole si affaccia dalla grossa finestra dello studio di Erwin flebile ma deciso al tempo stesso, caldo segnale che la primavera ha ormai preso definitivamente il posto dell'inverno.

Lo psichiatra mi sorride, aprendo la mia cartella clinica e perdendosi per qualche istante ad analizzare sua scrittura ordinata ed elegante. Si rigira alcuni fogli fra le mani con fare pensante, prendendosi il mento fra pollice e indice e mordicchiandosi appena l'interno della guancia. C'è qualcosa nel vederlo così titubante che mi turba.

Inizio quasi inconsciamente a torturarmi le dita tirando le pellicine attorno alle unghie. Levi mi sgrida sempre quando lo faccio, mormorando qualcosa che suona sempre come "è disgustoso, pensa a quanti germi e batteri potresti immettere dentro il tuo corpo anche solo con una ferita piccola come quella", ma a volte è semplicemente più forte di me. E lui è decisamente ossessivo-compulsivo.

Mi ha accompagnato in reparto oggi, e so bene che mi sta aspettando fuori la porta per garantirmi la giusta privacy con Erwin; di certo avrà da parlare con Hanji, visto che stamattina non è passato per nulla inosservato a tutti e due il piccolo rigonfiamento sotto il suo camice. Da tre mesi a questa parte in effetti gli occhi dello psichiatra mi erano sembrati più luminosi, l'azzurro ceruleo schiarito da una nota che non riuscivo a cogliere.

"Pensavo di iniziare a ridurre i tuoi farmaci. Scaleremo le dosi piano, in maniera molto graduale per permettere al tuo corpo di abituarsi al cambiamento. Che ne pensi?"

Questo sì che ha il sapore della vittoria, questo sì che fa urlare di progresso la mia anima. Ma in realtà mi spaventa, mi terrorizza più di quanto voglia ammettere.

E se tutto tornasse, se loro, i miei demoni, tornassero più forti e più mostruosi di prima? Non so che fine abbiano fatto, nonostante sembrano essere rimaste di loro soltanto ombre sbiadite e lacere. Chissà se però qualcuno di quei mostri è riuscito a ricavarsi un nascondiglio in qualche angolo recondito e buio della mia anima, i sensi all’erta ad attendere il momento migliore per passare all’attacco e piegarmi.

Cosa succede senza felicità chimica?

Che ne sarà di me, ora che il mio sangue è assuefatto da quelle sostanze? Il mio corpo griderà per reclamare di nuovo?

Tutto questo mi spaventa, mi paralizza a tal punto che faccio per parlare ma la voce mi muore in gola.

Sarò abbastanza?

Riuscirò a camminare da solo, stavolta?

Tutti quei quesiti trovano risposta in un unico imperativo: devo.

Devo farlo, se non voglio diventare dipendente delle medicine, se non voglio che le mie emozioni siano solo derivati chimici. Devo farlo per i miei genitori, che mai hanno smesso di credere in me, devo farlo per Levi, che mi supporta ogni giorno e mi guarda con gli occhi colmi di qualcosa che fa impazzire il mio battito cardiaco.

E devo farlo per me, perché mi merito di stare bene, mi merito una vita diversa, nuova.

Devo farlo, voglio farlo. Ho paura, tanta.

BORDERLINE - Ereri/Riren -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora