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Non appena jace pose quella domanda, per la mia gioia, l'attenzione tutti si spostò sul mondano scomparso e iniziò una ricerca per ritrovarlo. Io andai con Isabelle che dopo un po' mi chiese -come stai? -
-io? Oh, starei meglio se sapessi chi fossi. - mormorai -tu sai chi sei-mi contradisse isabelle -no, invece! Ho scoperto di avere una sorella, un padre serial killer, senza contare che mia madre mi ha scaricato all'istituto come se fossi un sacco di patate. Chi sono izzy?! Sono la figlia di corinne?! O la sorella di clary?! O la figlia di Valentine?! Io non ci capisco più nulla! - sbottai. - ti basti sapere che sei la mia parabatai. E che sei la ragazza di alec. - rispose izzy -scusa isabelle, ma questo non è sufficiente per stabilire l'identità di una persona- replicai guardandola negli occhi. Lì mi accorsi che stesse piangendo -iz.. - provai a dire -no. Non ci credo, non ti basta più il mio amore, quello di jace e quello di alec?! Hai avuto più amore tu che io dai miei genitori ed hai il coraggio di dire che non è sufficiente per sapere chi sei?! Notizia flash dopo questo nemmeno io ti riconosco più! - urlò esasperata. -benvenuta nel club. Speravo mi aiutassi e non fai altro che urlarmi contro! - ammisi delusa e arrabbiata
-spiacente riguarda i tuoi parametri! - ribatté.

Fu una frazione di secondo. Mi ritrovai a terra come paralizzata dalla testa ai piedi. Eravamo sotto un grande arco e dei vampiri tenevano in ostaggio il mondano, poi presero anche me sotto le urla di isabelle che tentava di raggiungermi. mi opposi e mi ribellai più volte, ma non servì a nulla, quei vampiri erano irremovibili: volevano barattarci per la coppa mortale e l'avrebbero fatto senz'altro. Avevano me e l'umano, ma ciò che mi preoccupava era che molto probabilmente quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei visto isabelle e ci avevo appena discusso e non volevo fosse questo l'ultimo ricordo della mia parabatai...tuttavia durante il tragitto verso la destinazione a me ignota, i miei pensieri vagarono altrove: chi ero, che cosa ero, come sarei andata avanti, cosa avrei fatto con mio padre, cosa avrei fatto con Jocelyn e cosa avrei fatto con clary. L'avere una famiglia è certamente un privilegio, ma implica ovviamente delle responsabilità:
Sapere che devi prenderti cura di qualcuno, che quel qualcuno non devi deluderlo, che quel qualcuno non deve farsi male, che quel qualcuno merita soddisfazioni che tu devi dargli e che quel qualcuno si aspetta atteggiamenti e consigli che tu spesso non dai... Io invece avevo una famiglia biologica che si opponeva a tutti i valori che un nucleo familiare celebra e rispetta:nessuno si era preso cura di me, tutti mi avevano deluso a partire da mia madre fino a mio padre, non avevevo nessuno a cui dare soddisfazione né consigli e soprattutto nessuno mi aveva mai protetta da traumi fisici o psicologici che ho colpito a muso duro.. Dunque non avevo una famiglia, non avevo un cognome, non avevo un identità e non avevo la forza per costruirmi una vita accettando me e la mia storia e accogliendo pertanto mia sorella e la mia presunta famiglia. Le mie riflessioni vennero interrotte da una voce -siamo arrivati-mi comunicó il vampiro che mi aveva portata sulla sua moto fino all'hotel dumont, o almeno quello che doveva chiamarsi hotel dumont prima che i succhiasangue corregessero il nome sostituendo la "n" con la "r" ottendendo così "hotel dumort". -avete uno spietato senso dell'umorismo-commentò l'amico di Clary
-zitto mondano. - gli ordinai -il mio nome è simon! - esclamò -bene, zitto simon- ripetei
Lui sbuffó. La nostra condizione era alquanto spiacevole: eravamo bloccati mani e piedi dai rispettivi rapitori che ci tenevano fermi impedendo ogni nostro tentativo di movimento e nonostante non facessi altro che divincolarmi non riuscii a vincere la forza dei vampiri che qualche minuto dopo, ci rinchiusero in una specie di cella che si trovava in un grande salone decorato con antiquariato conservato in teche di vetro, divani dorati, pareti rosse, pavimento con mosaici, e quadri storici sparsi per l'ambiente.

-allora... Come ti chiami?? - mi chiese simon che era legato affianco a me.
-genio- risposi -davvero ti chiami genio? Valentine non ha fantasia. - commentò il ragazzo -non ha intelligenza, che ti aspettavi? - ribattei -sul serio, vorrei sapere come si chiama la sorella di clary-ripeté sospirando -Dalyla ok?! Mi chiamo Dalyla. - lo informai. - bene dalyla cara, come scappiamo da qui?! - chiese speranzoso
-cosa ti fa pensare che sappia uscire da qui?! - chiesi curiosa -voi cacciatori non sapete sempre tutto?- domandò - ora che ci penso potrei scappare e lasciarti qui a fare da riserva di sangue per i vampiri, sai? - riflettei sarcastica -lo faresti.. - sussurrò sbalordito -no, simon non lo farei mai, noi proteggiamo i mondani soprattutto se sono importanti per clary e poi so quanto è brutto essere abbandonati- mormorai
-ti capisco. Mio padre è morto ed io.. Beh all'inizio ho affrontato la perdita pensando che fosse andato via, meglio crederlo stronzo che morto, no? - si confidò
-già... Devi aver sofferto parecchio- osservai -davvero tanto, ma credo che anche per te sia stato brutto -disse - non molto, sai com'è non ti manca ciò che non conosci. - enunciai io. -non sei male come gli altri shadowhumers, sai? -.

-shadowhunters - lo corressi -e sei meglio di quanto mi aspettassi -
-è un complimento? - chiese -prendilo come vuoi, è solo una frase- feci spallucce io

-promettimi che se non ne dovessi uscire vivo proteggerai clary- borbottó ad un tratto -lo farò sempre.. È mia sorella, ma dubito che ne uscirai morto: come ti ho detto devo proteggere i mondani. Anche a costo della vita. - replicai - se morissi alec mi ucciderebbe, sai? - sdrammatizzó. -esagerato- ridacchiai

-mi hai tirato su il morale - Ammise dopo un po' -abbiamo solo parlato... - dissi e lui sorrise facendo scendere i suoi occhiali sulla punta del naso e io glieli aggiustai: avevo le mani legate, ma riuscii nel mio intento facendolo arrossire. Passammo il pomeriggio a chiacchierare fin quando non mi liberai dalle corde sfruttando un piccolo chiodo che sbucava dalla fessura di una crepa. Liberai anche simon e mi avvicinai alla porta della cella -hai un qualcosa che possa aprirla? - chiesi -sei tu la donna che dovrebbe avere le forcine, ma ho un braccio destro che vuole provare quella serratura! - esclamò -fai pure- ridacchiai, di solito in missione non mi concedevo il lusso di ridere o scherzare, ma con simon era inevitabile! Riuscimmo ad uscire ed io atterrai 6 succhiasangue arrivando alla porta d'uscita. -cerchi qualcosa? - mi domandò una voce, sobbalzai - la tua morte. - dissi voltandomi e, sotto gli occhi di simon, iniziò un combattimento tra me e un vampiro. Dopo un po' mi graffió il ventre ed urlai dal dolore. Lo vidi sbiancare -scusa-sussurrò con un sorrisetto,
-che diavolo fai! - sentii urlare.

In poco tempo venni presa da due possenti braccia -tranquilla dolcezza, mi prenderò cura di te. Comunque, sono Raphael - mi informò il mio salvatore. Poi buio.

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Salve, spero che l'aggiornamento vi sia piaciuto, sono consapevole del fatto che non è il massimo, ma è un capitolo di transizione.
Baci

-A

You Can Cry [Alec Lightwood/shadowhunters] Where stories live. Discover now