Capitolo 5

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Continuo a guardare il telefono come una scema, in continuazione, in attesa di un messaggio o di una chiamata di Luca, ma sono passati giorni e ancora non ho ricevuto alcun segnale da lui, niente. So che mi sto lasciando andare un po’ troppo ai film mentali, con questo nuovo ragazzo, ma d’altronde mi aiuta a tenere altri visi, altre voci, lontani dalla mia testa e da altri organi vitali.
L’Università non basta a distrarmi e per fortuna c’è Caterina a farmi compagnia, anche se la situazione col ragazzo che le piace sembra andare sempre peggio e lei non sa se dichiararsi o lasciar perdere e concentrarsi su altro. Ha provato ad aiutarmi, cercando tutti i Luca di Bologna sui social, ma la verità è che ce ne sono troppi e io non so neanche il suo cognome. Probabilmente dovrei smettere di pensarci, senza perdermi in idee strane: sicuramente è stato solo il flirt di una sera e non lo rivedrò mai più. Poi chissà con quante altre ragazze ci avrà provato, o quante altre ragazze gli andranno dietro. Davanti ad una scelta, perché mai dovrebbe scegliere me?
Mi sento un po’ ridicola, perché vorrei usare Luca come “chiodo schiaccia chiodo”, ma direi che è il chiodo a scacciare il martello adesso – cioè me – e che l’altro chiodo in qualche modo rimane sempre attaccato alle pareti della mia testa. Ce l’ho piantato a fondo, quel dannato chiodo, e scacciarlo è più difficile di quanto pensassi.

Sono in biblioteca a studiare quando inizia a squillarmi il cellulare. Ho dimenticato il silenzioso quindi sono costretta ad uscire il più velocemente possibile, per evitare di disturbare gli altri. È Caterina, quando rispondo e sento la sua voce mi sale un groppo in gola. Non sta piangendo, ma poco ci manca. Mi sta quasi implorando di uscire, di vederci, perché ha bisogno di parlare. Non me lo faccio dire due volte: prendo lo zaino e mi fiondo fuori, senza neanche passare dalla mia stanza a cambiarmi.
Ci siamo trovate davanti ad un bar non molto lontano da casa sua. È un locale piccolo, intimo, dove la musica fa da sottofondo ed è al volume giusto: non troppo forte da non permetterci di parlare, ma neanche così bassa da rischiare che gli altri sentano le nostre conversazioni. Prendiamo due caffè giusto per consumare qualcosa e poterci sedere, io in realtà prendo un caffè d’orzo, l’unico caffè che riesco a tollerare.
Caterina è abbastanza giù di morale, mi ha salutato con un sorriso ma adesso che la guardo bene riesco a notare il suo sguardo un po’ affranto.
«Cos’è successo?» le chiedo subito.
«Al telefono sembrava tu stessi per piangere».
Lei mi guarda e sorride ancora, stavolta un po’ più sinceramente di prima. Poi inizia a parlare e a buttare tutto fuori come una mitragliatrice. A quanto pare ha deciso di prendere l’iniziativa con quel ragazzo del corso che le piaceva e tra un messaggio e l’altro gli ha chiesto se volesse uscire con lei, qualche volta, magari per un caffè e due chiacchiere. Lui ha rifiutato, senza neanche pensarci: le ha risposto subito, dicendole che non aveva alcun interesse ad uscire con lei. Caterina non ha insistito, anche se ovviamente ci è rimasta male, e gli ha chiesto di far finta di niente, che comunque “l’aveva proposto giusto per”, ma lui ha smesso di risponderle, per poi rispuntare ore dopo e dirle che non potevano essere più amici. Per Caterina è stato come ricevere uno schiaffo.
«Io capisco il rifiuto, lo accetto» mi dice, la delusione e il senso di colpa – per cosa, poi – palpabili nella sua voce.
«Ma non pensavo che facendo un primo passo, un così piccolo primo passo, mi avrebbe negato addirittura la nostra amicizia» si schiarisce la gola, e credo di capire il dolore che sta sentendo ora, il nodo che le rende difficile parlare.
«Noi parlavamo tanto, di molte cose. E invece ho rovinato tutto».
A quelle parole la mia testa va automaticamente a Dario, la pellicola del mio film preferito che vira verso una strada inaspettata: se io facessi un primo passo verso di lui, andrebbe a finire così? Mi negherebbe un’amicizia? I nostri discorsi, i suoi discorsi: mi negherebbe tutto questo? Anche solo l’idea mi fa venire la nausea. Posso rinunciare all’idea di un “noi”, lo sto già facendo, ma rinunciare alle nostre conversazioni, alla nostra affinità mentale? Quello non so se riuscirei a sopportarlo.
Torno al presente, perché adesso non è il momento di assentarmi in viaggi inutili, Caterina ha bisogno di me.
«Cerchiamo di vedere il lato positivo, ok?» le dico, cercando di distogliere la sua attenzione dal pensiero che so che le sta occupando la testa.
«Se ha rinunciato così velocemente alla vostra amicizia, significa che per lui non era così importante come lo è per te. E allora è meglio che sia andata così, perché adesso puoi concentrarti su altro» spero che il discorso suoni rassicurante come lo è nella mia testa, ma non ne sono sicura. Vorrei consolarla meglio, dire di più, ma capisco che sia difficile per lei distrarsi, adesso. Provo a cambiare argomento.
«E poi che mi dici di Francesco?».
Lei mi guarda con aria interrogativa, ma percepisco una certa timidezza nella sua espressione, e forse anche un mezzo sorriso? Sì, decisamente un mezzo sorriso.
«Cosa devo dire di Francesco?» domanda lei, facendo la finta tonta.
«Ah-ah, non attacca con me. Sono dovuta scappare l’altra sera, alla festa, perché iniziavo a sentirmi il terzo incomodo!» ribatto maliziosa.
«Guarda che non mi freghi».
Riesco a strapparle un bel sorriso, ed è contagioso perché ci ritroviamo a ridere come due cretine, in mezzo alle persone, in mezzo al bar, con due tazze di caffè ancora piene e la musica di sottofondo che ci accompagna.
Finiamo a parlare di Tonno, e in fondo ci avevo visto bene alla festa: qualcosa era scattato.
Siamo prese dalla nostra conversazione sui ragazzi, quando sento il telefono vibrarmi nella tasca. Lo tiro fuori e lo sblocco: un nuovo messaggio, da un numero sconosciuto. Rimango un attimo sorpresa, ma quando leggo le parole sullo schermo mi scappa un piccolo sorriso.

        - Ti ho pensato molto in questi giorni, non riesco a impedirmelo. -

Decido di non rispondergli subito, per fargli sentire un po’ l’ansia che ha fatto sentire lui a me tenendomi in attesa tutto questo tempo, ma intanto seleziono il numero e lo salvo tra i contatti, sotto il nome di “Luca".

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Nel prossimo capitolo:
[...]  Mi guardo allo specchio e penso che forse mi sono sforzata un po’ troppo di apparire più carina, e si nota. Mi cambio almeno due volte prima di scegliere i vestiti “giusti”, che poi non sono neanche quelli giusti ma semplicemente quelli meno orrendi sommati ad una buona parte di “non ce la faccio più a cambiarmi”.
[...]
Ma devo smettere di fissarmi allo specchio prima di cambiare idea di nuovo. Esco in fretta di casa, altrimenti arriverò in ritardo.

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Ciao a tutti!
Ho notato che negli ultimi giorni sono aumentate le visualizzazioni, ma soprattutto ho ricevuto i primi commenti e questo mi rende felicissima.
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Un bacio 😘

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