Capitolo 15

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Come sempre quando passi la metà di Dicembre, l'aria natalizia si fa più intensa che mai. Non che prima non fosse comunque presente, ma adesso inizia a farsi sentire di più. Sarà che tra pochi giorni inizieranno le vacanze invernali e potrò tornare nella mia città per passare le feste in famiglia e rivedere i miei amici.
È passato solo un giorno, ma non riesco a smettere di pensare all'altra sera e al bacio, a Dario e alle sue mani sul mio viso, sui miei fianchi, le mie mani sui suoi capelli, sulle sue spalle. Ogni volta che ci penso è come rivivere il momento e anche se non posso vedermi, so che sto arrossendo.
Presto lo vedrò di nuovo e non vedo l'ora: sembra passata un'eternità dall'ultima volta che siamo stati insieme, o forse è solo l'intensità di quel momento che si protrae nello spazio e nel tempo.

La giornata sembra davvero non passare mai, quindi decido di mettermi a studiare seriamente nella speranza che il tempo voli e che il sole cali presto, così potrò fiondarmi fuori da qui e vedere Dario.
Sono riuscita ad immergermi nel mio libro di comunicazione visiva, quando sento una voce richiamarmi timidamente.
Davanti a me c'è la persona che meno avrei voglia di vedere, dopo Luca.

«Lucrezia».
«Che c'è?» spero che la mia voce suoni dura almeno la metà di quanto vorrei.
«Ti devo delle scuse» esordisce lei, guardandomi negli occhi.
Se non si stesse scusando, giuro penserei che mi stesse lanciando un guanto di sfida.
«Quella sera con Luca avevo bevuto veramente tanto e lui mi aveva detto che non stavate insieme» si giustifica, mentre le sue mani si stringono a vicenda in preda al nervosismo.
«Lo so che è stato sbagliato comunque, ma davvero è stato un bacio del tutto disinteressato» mi assicura.

Non so neanche perché continuo ad ascoltarla, avrei dovuto andare via già da un po', ma sono troppo buona per interrompere il suo tentativo di scuse.
«Ti giuro che non mi piace Luca, non mi interessa. L'ho spiegato anche a Dario e spero che tu capirai, come ha capito lui».
Io continuo a guardarla in silenzio.
Solo dopo qualche secondo realizzo ciò che ha detto.

«L'hai spiegato a Dario?».
«Sì. Non potevo perderlo per una cazzata come quella» mi fa un mezzo sorriso e sento aprirsi un buco nero nello stomaco, che inizia a risucchiare tutto ciò che ho dentro. Cerco di mantenere la calma.
«Non capisco» è tutto ciò che riesco a dire.

Lucrezia è così gentile da spiegarmi il tutto: l'altra sera – la stessa sera in cui io e Dario ci siamo baciati – loro si sono incontrati e lei si è scusata, proprio come sta facendo ora con me. Lui l'ha perdonata – anche se durante l'accaduto non stavano più insieme e quindi cosa doveva perdonarle? – e adesso è tornato tutto come prima.
Tutto. Come. Prima.

Sarebbe andata così, stando a ciò che mi sta dicendo la ragazza dai capelli ricci davanti a me, quella che ho sempre considerato un'amica. Lucrezia, che però mi ha già mentito una volta, raccontandomi della sua storia d'amore perfetta con un ragazzo che in realtà l'aveva lasciata.
Mi trattengo dall'indagare oltre e mi invento un impegno per uscire da quella situazione.

In men che non si dica sono in camera mia, col cellulare in mano, e vorrei mandare un messaggio a Dario per vederlo, per chiedergli se quella raccontata da Lucrezia sia la verità o soltanto un'altra bugia.
Mi tremano le mani mentre digito sui tasti e poi cancello.
Digito sui tasti e poi cancello.

Passo il pomeriggio a fissare quello schermo, senza sapere a cosa credere.


Verso sera ricevo un messaggio da Dario e mentirei se dicessi che non lo stavo aspettando.

- Sono qui sotto, appena puoi scendi. –

Mi prendo qualche minuto di tempo: tiro un respiro profondo, prima di scendere giù e incontrarlo all'entrata della residenza.

Fuori è buio, si è fatta sera. Morivo dall'ansia di vederlo di nuovo, ma dopo l'incontro con Lucrezia la mia agitazione si è trasformata in angoscia, mentre le sue parole mi rimbombano nella testa come un mantra.
Decido di dissimulare, almeno per un po', ma dentro di me prego in tutte le lingue affinché si riveli solo una banalissima bugia.

Dario mi saluta con un bacio e questo basta a sciogliermi gran parte della tensione.
Lui mi sorride, poi mi prende per mano e mi accompagna verso la strada. Dice che è meglio se camminiamo un po', visto che fa freddo, e che ci teneva a vedermi prima che io partissi per le vacanze invernali.

Siamo in un piccolo parchetto, non molto lontano dalla mia residenza universitaria: almeno non dobbiamo fare troppa strada, visto quanto fa freddo.
«Vieni, sediamoci qui» mi invita su una panchina.
Sto tremando, le mani congelate perché ho dimenticato i guanti. Amo l'inverno, ma quando arriva mi trova sempre impreparata.
Mi sfrego le mani fra loro, le infilo nelle tasche del cappotto, le stringo fra le cosce: tutto per cercare di riscaldarle, di smettere di tremare come una foglia.
«Dammi qua» mi dice lui, mentre con le sue mani prende le mie. Le sue sono incredibilmente calde e la sensazione è piacevole. Riesco a smettere di tremare, pian piano che le sue mani mi scaldano.
Dario unisce le mie mani tra le sue, le stringe, poi se le avvicina alla bocca e inizia a soffiarci dentro. È un gesto così dolce, così premuroso, che tutta l'ansia che ho sembra sciogliersi e tutto il freddo del mondo non potrebbe smuovermi, in questo momento.
Lo guardo, mi guarda.
Chi è che ha detto che gli occhi marroni non sono belli? Vorrei andare a cercarlo e mostrargli quelli di Dario: sono sicura che cambierebbe idea.

Le sue guance sono leggermente arrossate, così come il suo naso. Un ciuffo di capelli castani gli scappa dal cappellino di lana, mentre lui continua a guardarmi.
Rimango quasi incantata, nei suoi occhi.
Sono giorni, mesi, che sogno questi momenti con lui.

Devo fare uno sforzo enorme per impedirmi di baciarlo.
Non posso perdermi in lui, non senza sapere la verità.
Tossisco, come per introdurre ciò che sto per dire.
«Oggi ho incontrato Lucrezia» inizio.
Le mie mani ancora avvolte dalle sue.
«Voleva scusarsi».
Dario mi guarda. Sento che le sue mani sono diventate più fredde per colpa delle mie, ma lui continua a strofinarle, per non farmi tremare.
«Mi ha detto anche che vi siete visti, l'altra sera».
Lui mi guarda, ma all'improvviso le sue mani non si muovono più.

«Sì, mi ha chiesto di vederci per chiarire la situazione» conferma lui, e sembra effettivamente tranquillo.
Non aggiunge niente, quindi mi rilasso: Dario non ha niente da nascondere e ciò che mi ha detto Lucrezia è solo una bugia.
Dentro di me, tiro un sospiro di sollievo.

Ma una piccola parte di me, quella più puntigliosa e curiosa, deve comunque scavare a fondo.
«Lei mi ha detto anche che state continuando a vedervi» riesco a dire, e cerco di farlo dissimulando l'ansia che c'è sotto a quelle parole.
«Ma immagino che sia solo un'altra delle sue uscite».
Guardo Dario, in attesa di una sua risposta, di un suo cenno. Magari di una risata, un sorriso, per rassicurarmi e dirmi che tutto va bene.
Ma lui non dice niente.
Assolutamente niente.
Rimane lì a fissarmi.
Adesso i suoi occhi castani non sono più rassicuranti.
Ha lo sguardo di chi è colpevole.

«Sul serio?».
Sciolgo le mie mani dalle sue. Non voglio che mi tocchi, adesso.
«Prima mi baci, mi accompagni a casa e poi vai ad incontrarti con lei?!».
Lo fisso e spero che mi dica che ho ragione, che in realtà è tutta una cazzata inventata da Lucrezia.
Ma lui rimane lì, con un'espressione confusa.
«Non ci posso credere».

Mi alzo dalla panchina, perché in questo momento non voglio neanche stargli seduta vicino. Adesso sì, che mi sento tradita, presa in giro, usata.
«Quando pensavi di dirmi che siete tornati insieme?!».
Lui non si alza, ma rimane seduto e si mette le mani nelle tasche del cappotto, mentre si fissa i piedi. Poi alza lo sguardo su di me.
«Non siamo tornati insieme».
Lo dice con sincerità e decisione, ma i suoi occhi mi raccontano un'altra storia. Lui abbassa di nuovo lo sguardo.
«Io e Lucrezia ci conosciamo da tanto. Non è facile per lei» o forse dovrebbe dire "per me".
«Non possiamo semplicemente chiuderla così, come se non ci fosse mai stato niente...».

Eccola che torna, l'ansia accompagnata dalla nausea, dalle fitte allo stomaco, le farfalle che banchettano con il mio intestino.
«Allora cosa ha significato l'altra sera? Perché sei qui con me?» glielo chiedo, ma non so se voglio saperlo davvero.
Aspetto una risposta.
Ma non arriva.
Lui finalmente riesce a guardarmi, ma non mi dice niente.
Questa volta non ho neanche voglia di piangere.

Giro i tacchi e me ne vado, senza di lui.
Lo lascio lì, seduto sulla panchina, da solo.
Senza un bacio, senza un saluto.

Senza voltarmi per guardarlo un'altra volta.

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Nel prossimo capitolo:
[...] Non pensavo che mi sarebbe mai mancata la mia città, soprattutto vivendo in un luogo come Bologna. Ma dopo gli ultimi eventi, trovarmi lì nella stazione centrale di Firenze era un po' come trovarsi nel mio rifugio preferito in mezzo ad una bufera di neve. 

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Visto che mancano pochi capitoli alla fine, cerco di pubblicarli un po' più velocemente.
Nel frattempo penso alla storia per l'altra fan fiction, che - nel caso non aveste già iniziato - vi invito a leggere!
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo!
Lo so, lo so, il capitolo prima vi do una gioia e poi ve la tolgo così: tranquille, diamo tempo al tempo ... 💕

Portami sui colli bolognesiOnde histórias criam vida. Descubra agora