Capitolo 14

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«Ti ha detto di lasciarla stare».
Dario si avvicina a noi, la sua voce è minacciosa.
Luca si gira a guardarlo e in quel gesto allenta la presa su di me, così io riesco finalmente a distaccarmi ed allontanarmi da lui. Istintivamente vado vicino a Dario e cerco di trascinarlo per un braccio, via da lì.
«Senti, è una cosa fra me e lei, perché non ti levi?» ringhia Luca.
«Io non vado da nessuna parte o vuoi allontanarmi con la forza?» lo dice ghignando e io provo ancora una volta a trascinarlo via, perché non mi piace l'atmosfera che si è creata.
Ma prima di poter mettere a fuoco la situazione, l'altro lo sta spintonando e in un attimo è il caos.
Luca gli tira un pugno, forte ma non abbastanza da farlo sanguinare, al contrario di Dario che quando glielo rende gli spacca un labbro.
Io cerco di separarli, continuo a tirare via Dario, urlo più che posso per sovrastare la musica alta, ma loro stanno per picchiarsi ancora.
Cerco di trattenere Dario in tutti i modi, ma non sono abbastanza forte e il tremore alle gambe non mi aiuta.
Per fortuna arriva un addetto alla sicurezza che riesce a staccarli e ci spinge con urgenza fuori dal locale, invitandoci a non rientrare.

Appena siamo all'esterno, mi sale su tutta la rabbia che ho in corpo.
«Ma che cazzo di problemi avete, voi due?!».
Li sto guardando e sono furiosa, non credo di essere mai stata così tanto arrabbiata – incazzata - nella mia vita.
Adesso non si vogliono più picchiare, sono concentrati su di me.
Entrambi fanno per dire qualcosa, ma non li lascio parlare.
«Non voglio sentire scuse del cazzo!» sto urlando.
Sento il sangue ribollirmi nelle vene, tanto sono arrabbiata con loro.
Prima di tutto con Luca, che si è dimostrato essere solo un grande stronzo schifoso.
Secondo di poi con Dario, che si mette a fare a botte manco fosse un bambino delle elementari.

«Io me ne tiro fuori» sbotta Luca, sbuffando e facendo un verso stizzito.
Poi prende e se ne va: questa è solo l'ennesima dimostrazione del fatto che non gliene fregasse un cazzo.

«Io vole-» inizia a dire Dario.
«Non iniziare neanche!» lo fermo prima che possa finire la frase.
«Che cazzo ti è saltato in mente?!».
«Da quando mettersi a fare a botte con qualcuno è una buona idea, eh?!» forse sto esagerando, la verità è che oltre che arrabbiata sono incredibilmente agitata, spaventata dalla situazione, dalla velocità con cui è successo tutto.
«L'ho fatto per aiutarti» ribatte lui, che inizia ad essere alterato dai miei toni.
Di solito questo è il punto in cui mi do una calmata, ma invece mi arrabbio ancora di più.

«Ma chi te l'ha chiesto! Non ho chiesto il tuo aiuto, Dario! Non ne avevo bisogno, ce la facevo benissimo da sola!».
La rabbia è talmente tanta che non riesco a stare ferma, quindi inizio a camminare, quasi scappo da lui. Ma Dario mi segue, non è disposto a lasciar cadere la questione.

«Non dire stronzate, per favore! Se non fossi intervenuto, chissà che avrebbe fatto quello stronzo!».
Stiamo marciando per le strade del centro, mentre ci gridiamo contro, allontanandoci e riavvicinandoci tra un urlo e l'altro.

«E allora?! Che ti importa di cosa avrebbe fatto? Non sei il mio salvatore, Dario! Non sei il mio ragazzo!».
Mi pento subito di ciò che ho detto, ma è troppo tardi.
Ci siamo fermati entrambi, all'improvviso, fermi a soppesare le mie parole. Dario mi guarda e sembra piuttosto incazzato.

«Sai cosa, Emma? Hai proprio ragione, non sono il tuo salvatore. Magari la prossima volta pensaci due volte prima di buttarti addosso al primo che passa, sia mai che si riveli un cretino!». Rimango spiazzata.
L'ha detto davvero?
Sì, eccome se l'ha detto.
Mi sento ferita, offesa.
Stiamo facendo a gara a chi si ferisce di più. 

«Hai ragione, Dario! La prossima volta ci penserò molto meglio, soprattutto se si tratta di uno stronzo come te!».
Mi rendo conto del significato sottinteso di ciò che ho detto solo quando è troppo tardi.
La rabbia sparisce improvvisamente, sostituita dall'imbarazzo.
Mi giro in fretta e torno sui miei passi, camminando il più velocemente possibile per creare distanza fra me e Dario, fra me e ciò che gli ho appena confessato.
So di averlo un po' ferito, ma d'altronde anch'io mi sento ferita. Anche se mi sto già sentendo una merda per come l'ho trattato.

Portami sui colli bolognesiWhere stories live. Discover now