Capitolo 6

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Non so dire dove io abbia trovato il coraggio, davvero non lo so, ma dopo una notte di mistero ho risposto al messaggio di Luca. E non con un messaggio qualsiasi, ma con un invito ad uscire. Lui mi ha risposto quasi subito, come se stesse aspettando il mio messaggio, e abbiamo fissato luogo ed ora. L’appuntamento è solo a pochi giorni di distanza, ma come sempre quando aspetti qualcosa con ansia: sembrano non passare mai.
E così passa un giorno. Due giorni.
E poi è arrivato il giorno.

Mi guardo allo specchio e penso che forse mi sono sforzata un po’ troppo di apparire più carina, e si nota. Mi cambio almeno due volte prima di scegliere i vestiti “giusti”, che poi non sono neanche quelli giusti ma semplicemente quelli meno orrendi sommati ad una buona parte di “non ce la faccio più a cambiarmi”. Dopo quasi un’ora, opto per un paio di pantaloni a vita alta neri, con un pullover chiaro a costine – l’autunno inizia a farsi sentire e io sono molto freddolosa – con le solite sneakers chiare e i capelli sciolti. È molto semplice, in realtà, un po’ come me. Ma devo smettere di fissarmi allo specchio prima di cambiare idea di nuovo. Esco in fretta di casa, altrimenti arriverò in ritardo.

Abbiamo fissato davanti ad un locale, quello più frequentato di Bologna dove andai la prima sera insieme a Lucrezia, e sono arrivata puntuale per evitare l’imbarazzo dell’attesa nel caso in cui arrivassi in anticipo, oppure l’imbarazzo del ritardo nel caso opposto. Sono puntuale, ma non vedo Luca da nessuna parte. Mi metto ad aspettare in disparte, appoggiata al muro esterno del locale, con l’ansia che inizia a salire: e se mi desse buca?
Giusto un attimo prima che la mia mente inizi a varare tutti i possibili e peggiori esiti di questo appuntamento, una voce che conosco molto bene mi chiama, attirando la mia attenzione. Per un attimo penso che sia solo la mia immaginazione, ma quando alzo lo sguardo è proprio lui, qui davanti a me.

«Dario» sono sorpresa di vederlo.
«Ciao!» lo saluto poi, forse con troppo entusiasmo, mentre ci diamo i due canonici baci sulle guance. Credo che questo convenevole non smetterà mai di farmi sentire a disagio.

Oggi Dario è più bello del solito: indossa una camicia grigia sopra ai pantaloni neri con una catenella attaccata alla tasca e si è fatto anche la barba. Mentre la sua giacca autunnale è stata sostituita da un cappotto più pesante con il cappuccio. E io che pensavo che non potesse essere più bello di com’era: un po’ mi sbagliavo.
Lui mi sta guardando in modo strano, un po’ interrogativo, un po’ sorpreso, sento che anche lui mi sta squadrando perché sono vestita e truccata meglio del solito. Ammetto che la cosa non mi dispiace… Ma devo assolutamente smetterla di viaggiare con la mente. Non è proprio il momento adatto, visto che Luca potrebbe arrivare da un momento all’altro.
«Allora che ci fai qui?» gli chiedo, per dissimulare un po’, per paura che noti dal mio sguardo tutto lo spazio che c’è per lui nella mia testa. Lui non mi risponde subito, ma anzi mi guarda con un’espressione ancora più strana di prima. Riesco a percepire la sua mente macinare, ma non capisco a cosa stia pensando. Temo di averlo messo in imbarazzo, per qualche motivo.
Cerco di rimediare provando a parlare per prima, ad aprire un discorso, e quindi dico: «Io sono qui ad aspettare Luca, dovrebbe arrivare da un momento all’altro».
Forse Dario stava per dire qualcosa, forse no, ma prima che possa aprir bocca o continuare a tacere, vedo Luca in lontananza. Lui mi vede e si blocca, guarda il suo telefono, preme dei tasti sullo schermo e poi lo rimette in tasca velocemente e mi raggiunge, sorridente come sempre. Ricambio il sorriso: in parte sollevata perché non mi ha piantata in asso, in parte per provare a togliere l’imbarazzo e la confusione che ho addosso dopo aver visto Dario, che nel frattempo è qui che mi fissa con un’espressione attonita.

Vedo i suoi occhi passare da me a Luca, e la carica del suo sguardo farsi più pesante. Poi torna a guardare me e mi abbozza un sorriso, e non credo neanche che si stia sforzando per farlo sembrare sincero: questo è il “sorriso” di chi vuol far notare agli altri che non sta affatto sorridendo.

«Beh, ti lascio al tuo appuntamento» dice Dario, anche la sua voce è diventata più seria, quasi tagliente. Si infila le mani nella tasca del cappotto e se ne va.
Sono allo stesso tempo contenta di questo incontro e confusa dalla sua reazione. Quante possibilità c’erano di incontrarlo qui, proprio oggi?
Luca mi riporta sulla Terra, mi dà un bacio sulla guancia e mi sorride.
«Allora dove vuoi andare, stella?».

Luca mi porta in un parco di Bologna, un po’ sconosciuto perché è il classico parchetto di quartiere, dove incontri solo chi abita in quelle zone. La verità è che neanche sto guardando ciò che ho intorno, perché sto cercando di concentrare tutta la mia attenzione su Luca, riempiendolo di domande, per conoscerlo, per parlare, per togliermi qualcun altro dalla testa. È sbagliato nei suoi confronti? Non lo so, non voglio saperlo: è ciò che mi serve.
Lui è molto dolce, mi prende per mano e mi racconta della sua giornata, della sua università, si accerta sempre che io sia a mio agio e mi stia divertendo.

Siamo mano nella mano quando torniamo verso il luogo d’incontro, l’appuntamento sta per finire e io credo che si andato bene. Ci fermiamo davanti al locale dove ci eravamo incontrati ore prima, e so che è arrivato il momento di salutarci. Ciò che non so è se per lui è stato un appuntamento “da bacio” o un appuntamento da “ritenta e sarai più fortunato”.
«Sono stato bene oggi» inizia Luca, senza ancora lasciarmi la mano.
«Dovremmo rifarlo» aggiunge, sorridendomi, e vedo che nel farlo si avvicina a me.
«Sì, lo credo anch’io» rispondo, forse a voce troppo bassa o troppo indecisa, ma lui avanza lo stesso. Mi bacia. È un bacio semplice, all’inizio, molto delicato, e poi più intenso. È un bel bacio. Mi sento goffa e spero non se ne accorga.
Quando ci stacchiamo ci guardiamo un attimo: io spaesata, lui sorridente. È andata bene, direi. Per rispondere al mio quesito: è stato un “appuntamento da bacio”.
Luca mi lascia la mano, mi dice «a presto, stella» e se ne va.

Io rimango da sola, un po’ confusa dalle sensazioni che ho addosso. Mi guardo intorno, pensando a tutti quelli che ci hanno visto e a ciò che potrebbero pensare adesso. Ci sono un sacco di ragazzi seduti fuori a studiare e altrettanti a fumare o bere, anche se ancora il sole non è calato. Ci sono anche delle coppie, che si baciano e si sorridono, e altre che non si baciano ma si amano con lo sguardo. E c’è Dario, seduto ad un tavolo insieme ad un amico, e mi sta fissando con uno sguardo indecifrabile.
Sento come una morsa allo stomaco, il disagio che inizia a farsi strada dentro di me. Mi affretto ad andarmene, prima di sentirmi male.

Quando arrivo alla residenza decido di chiamare Giada, la mia migliore amica che purtroppo ho dovuto “lasciare” nella mia città, per raccontarle tutto. Parlare con lei mi alleggerisce i pensieri, e la fitta che ho allo stomaco si affievolisce piano piano. Mi era mancato parlare con lei, ma soprattutto non pensavo di averne così tanto bisogno.
Sono arrivata al punto del mio racconto in cui Luca mi manda il messaggio e io gli rispondo per fissare la nostra prima uscita insieme, quando il telefono mi vibra, distraendomi momentaneamente dalla conversazione con Giada. Decido di leggere il messaggio mentre sono in chiamata con lei.

C’è scritto:


- Ciao stella, sono stato bene oggi. Quando ci rivediamo? Sono Luca. -


Sorrido allo schermo. E continuo a farlo finché non noto che il messaggio arriva da un numero sconosciuto, mentre io il numero di Luca l’ho salvato dalla nostra ultima conversazione.
«Giada, qualcosa non torna» sento l’ansia che mi assale.
Le spiego la situazione, lei rimane in silenzio, confusa quanto me.
«Ma quindi se questo è il numero di Luca e questo è il primo messaggio che ti manda…
L’altro numero di chi era?».


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Nel prossimo capitolo:
[...]  Passo i giorni seguenti a scervellarmi per cercare di capire di chi possa essere quel numero. L’idea di aver messaggiato con un completo sconosciuto, pensando che fosse qualcun altro, mi fa sentire una totale stupida. Non riesco proprio a capire di chi sia il numero, perché anche salvandolo tra i contatti, nella chat non c’è il nome e come immagine del profilo c’è solo una foto di Bologna. Tutte le mie ricerche cadono nel vuoto, perché non so neanche da dove iniziare.

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Siccome è domenica e di domenica non si sa mai che fare, ecco qua il nuovo capitolo!
Le cose iniziano a farsi interessanti, non trovate?
Fatemi sapere cosa ne pensate.

Un bacione 😘

Portami sui colli bolognesiWhere stories live. Discover now