Capitolo 7

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Passo i giorni seguenti a scervellarmi per cercare di capire di chi possa essere quel numero. L'idea di aver messaggiato con un completo sconosciuto, pensando che fosse qualcun altro, mi fa sentire una totale stupida. Non riesco proprio a capire di chi sia il numero, perché anche salvandolo tra i contatti, nella chat non c'è il nome e come immagine del profilo c'è solo una foto di Bologna.
Tutte le mie ricerche cadono nel vuoto, perché non so neanche da dove iniziare.
Giada ha provato a buttare giù delle idee, addirittura mi ha chiesto se potesse essere Dario, visto che ancora non ho il suo numero. Mentirei se dicessi che l'idea non mi è balenata in mente, ma mi rendo conto di quanto sia assurda nel momento esatto in cui lo penso: Dario non è interessato a me, e inoltre ha Lucrezia.
Sono sicura che le cose tra di loro vadano bene, e lo so perché in questi ultimi giorni Lucrezia non fa altro che parlarmene: mi racconta dei loro pomeriggi insieme, di quanto sia felice, di quanto si diverta insieme a lui, e a volte non si risparmia neanche i dettagli dei loro "incontri".
Pensavo che dopo Luca sarei riuscita a non pensarci, ma più la sento parlare, ridere e gioire pensando a Dario, più sento qualcosa stringersi nel petto: fa più male di quanto io voglia ammettere.

Sono passata dal non vedere mai Lucrezia, al vederla anche troppo spesso. È sempre qui alla residenza, viene a trovarmi, dice che le piace la mia compagnia.
Anche adesso è qui con me, che mi racconta dell'ultima serata passata con Dario. Non credo si sia resa conto del mio disagio, perché continua a parlare, parlare, parlare. E io continuo a far finta di niente, a sorridere ed annuire, a partecipare in modo fittizio a questa conversazione da cui vorrei soltanto scappare.
«Poi c'è stata quella volta che mi ha portato sui colli» sta dicendo «e mi ha fatto vedere Bologna da lassù, è stato così romantico!».
A sentire quelle parole mi sale un nodo in gola, ma mi sforzo di mandarlo giù. Mi ricordo della promessa che Dario mi aveva fatto, di portarmi sui colli, e poi ci ripenso e mi dico che non era una promessa, che l'ha detto solo per dire, perché sui colli ci porta solo le persone più vicine, come Lucrezia. Non certo me.
«E invece tu che mi dici di Luca?» mi chiede poi lei, maliziosa.
Sinceramente non so esattamente cosa risponderle, quindi mi limito a raccontarle della nostra uscita. Lei sghignazza quando le racconto quell'ultima parte, del bacio, e poi riattacca a parlare di Dario, stavolta del loro primo bacio.
Quando Lucrezia finisce il suo monologo, mi saluta con un sorriso un po' sbilenco, strano, poi esce dalla porta e se la chiude alle spalle. Eppure sento ancora la sua presenza nella stanza, come se da dietro la parete mi stesse osservando con i raggi x.
Mando un messaggio a Caterina, perché ho davvero bisogno di vedermi con qualcuno che non sia strettamente legato a Dario, in questo momento.

Si è fatta sera e io e Cate decidiamo di uscire un po', per distrarci: io da Dario e Lucrezia, lei dal famoso ragazzo che l'ha rifiutata.
Durante il tragitto verso il locale, Cate riceve una chiamata da Tonno e lei decide, di sua iniziativa, di invitarlo insieme a noi a passare la serata. Così ci ritroviamo tutti e tre al locale, seduti al tavolo davanti a qualche drink, mentre ci raccontiamo le nostre giornate. Ovviamente Tonno non sa niente della mia situazione con Dario, sa solo di Luca e gli racconto della nostra uscita. Lui non approva, come già mi aveva detto quella sera alla festa: non gli piace quel ragazzo e ha paura che questa storia andrà a finire male. Provo a fargli cambiare idea, un po' per persuadere lui e un po' per convincere me stessa, ma non funziona.
Il discorso poi vira verso altri argomenti e mi ritrovo fuori dalla conversazione, che è invece vissuta così animatamente da Caterina e Tonno che mi sentirei in colpa ad interromperli per riprendere il filo del discorso che ho perso.
Tiro fuori il cellulare e mi distraggo: fisso ancora quel numero sconosciuto che adesso non è più sotto al nome di "Luca". Forse dovrei semplicemente mandare un messaggio, spiegare l'equivoco e poi chiedere l'identità di questa persona; o forse dovrei chiedere come ha fatto ad avere il mio numero, visto che io non ho il suo. Digito un messaggio, ma finisco per cancellarlo. Riscrivo e cancello almeno altre tre volte, prima di decidere di lasciar perdere e mettere via il telefono.

Tonno e Cate continuano a parlare come se io non ci fossi. Mi fa piacere sapere che vanno così d'accordo, ma inizio a sentirmi un po' esclusa, un terzo incomodo.
Mi guardo intorno, cercando un dettaglio su cui concentrare la mia attenzione. Il locale è pieno di gente e ci sono molte facce conosciute, ma il mio occhio viene catturato da un tavolo, l'unico dove non c'è un gruppo di persone seduto, ma solo un ragazzo da solo: è Dario.
È lì, con il suo bicchiere di birra già vuoto, accompagnato da un altro bicchiere altrettanto vuoto. Mi chiedo se sia davvero da solo o se in realtà ci sia qualcun altro con lui. Aspetto un po', per vedere se qualcuno si siede al tavolo con lui, ma non arriva nessuno.
Improvvisamente provo un senso di tristezza nel pensare a lui da solo, con l'espressione di chi sta annegando nei suoi pensieri e lo sguardo perso. Mi alzo, senza preoccuparmi di avvertire gli altri, che neanche si accorgono della mia assenza tanto sono presi l'uno dall'altra.

Mi avvicino al tavolo dov'è seduto Dario, con cautela come si fa con gli animali pericolosi, e accenno un saluto per fargli notare la mia presenza. Lui si gira svogliatamente, mi guarda a malapena e ricambia il saluto con un banalissimo "ciao".
È un po' ubriaco ed è solo, e io sono brilla e sola e non voglio che lui stia da solo.
D'istinto mi siedo davanti a lui, senza chiedergli il permesso.
Lui neanche mi guarda e poi dice: «Non è serata, ti conviene starmi alla larga».
Rimango un attimo impietrita, perché la sua voce è glaciale e non l'ho mai sentito così. Penso a cosa dire, a qualsiasi cosa che potrebbe farlo stare bene, o anche solo farlo parlare. Vorrei essere d'aiuto.
«Va tutto bene?» gli chiedo allora.
«Perché sei qui da solo?».
Dario sta giocherellando col bicchiere di birra. Poi sbuffa, scocciato, e io vorrei sentirmi meno offesa di come mi sento in realtà.
«Davvero, Emma. Lasciami stare» è la sua risposta distaccata, e mentre queste parole escono dalla sua bocca lui si alza e si avvia verso l'uscita. Apre la porta e se la sbatte alle spalle.

Adesso sono io quella sola al tavolo e con l'aria di chi si è perso e non sa dove deve andare.

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Nel prossimo capitolo:
[...] Non so cosa fare: una parte di me si sente tremendamente ferita dalle sue parole, come se fosse una questione personale, l'altra vorrebbe solo parlargli ed aiutarlo ad alleggerire il peso che ha addosso.
Quasi senza accorgermene, mi ritrovo a seguirlo fuori dal locale e poi lungo la strada fin sotto ad un porticato.

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Rieccoci anche oggi con un nuovo capitolo!
Indicativamente ne pubblicherò uno nuovo non appena il capitolo precedente riceve 50 visualizzazioni. Almeno così ho un "metro" di tempo con cui regolarmi, visto che non riuscirei a pubblicare con una cadenza precisa altrimenti.
Comunque: sono davvero contenta che la storia stia piacendo, questo mi incentiva a continuarla. Quindi continuate a votare e soprattutto a commentare, che leggere cosa mi scrivete è un piacere! 
A presto 🥰

Portami sui colli bolognesiWhere stories live. Discover now