Capitolo 11

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Oggi è sabato e dormo fino a tardi, perché questa notte mi sono svegliata più volte in preda agli incubi.
Vengo svegliata da una notifica sul telefono: è Tonno che mi ricorda del concerto dei "rovere" che si terrà stasera in un locale conosciuto dove suonano i gruppi emergenti di Bologna. Mi sveglio e mi stropiccio gli occhi, poi gli rispondo confermando la mia presenza e anche quella di Caterina.
Mi alzo e mi sento molto stordita, più stanca del solito. Le ultime giornate sono state effettivamente più pesanti. Soprattutto studiare si è rivelato sempre più difficile, visto che la mia testa è occupata da tutt'altro.
Inoltre, Luca mi sta prendendo molto tempo: usciamo spesso, mi porta per locali, continua ad invitarmi a casa sua, anche se io rifiuto sempre. "Una cosa alla volta" gli ripeto tutte le volte.

Oggi, per la prima volta, mi ritrovo a pensare di aver bisogno di un caffè, quindi mi vesto, passo in bagno a sciacquarmi il viso e a sistemarmi, per poi dirigermi verso le macchinette a prendere il mio caffè: figuriamoci se riesco a prepararlo da sola. Dopo una ventina di minuti mi sento ricaricata e inizio a capire perché gli studenti abusino di questa bevanda.
La giornata passa lentamente, è statica e io ho voglia di fare tutto e niente, ma alla fine non porto a termine nulla di ciò che mi ero prefissata: non studio, non preparo alcun esame, rimango a guardare Netflix nella mia stanza. Se non altro così riesco a non pensare al resto, soprattutto a ciò che è successo nelle ultime settimane, l'ultima sera. Mi sento ancora in colpa, perché io e Dario non ci siamo più visti e sentiti, e non so come siano rimaste le cose tra noi.
Cerco di non pensarci troppo.

Finalmente è arrivata l'ora di uscire e sono carichissima per il concerto.
Mi vesto con l'outfit più "rock" e total black che trovo (anche se il concerto non sarà proprio di quel genere) ed esco per incontrarmi con Caterina ed andare insieme.
Quando arriviamo c'è già una marea di gente e solo dopo qualche difficoltà riusciamo a raggiungere il retro del palco per incontrarci insieme agli altri.
Stasera ci sono tutti: Nelson e Frank perché ovviamente suoneranno, poi Cesare, Tonno, Nicolas e Dario, a cui si aggiungono Beatrice e Sofia, rispettivamente le fidanzate di Nelson e di Cesare. Salutiamo tutti e Frank diventa incredibilmente loquace mentre ci spiega come funziona l'area tecnica di audio e luci. Purtroppo, dobbiamo allontanarci da lì per posizionarci sottopalco quando sta per iniziare il concerto.

I ragazzi spaccano e io e gli altri siamo lì sotto che saltiamo, urliamo e cantiamo, offrendo tutto il supporto possibile. Nelson si diverte un sacco su quel palco, sembra quasi un'altra persona e vederlo cantare è un'emozione unica. Mi sento spensierata mentre canto "peter pan", che è ormai una delle mie canzoni preferite.

Come ho già detto: è pieno di gente. Lo spazio è chiuso e inizia a fare caldo, quindi decido di allontanarmi un attimo per prendere aria e mi dirigo verso un angolo appartato vicino all'uscita, dove c'è più ventilazione. Vedo un rientro nel muro, più nascosto, e mi incammino nella speranza di trovare uno spazio ancora più isolato, dove non sarò disturbata.
I miei piedi si immobilizzano sul posto quando vedo ciò che vi si nasconde.
O meglio chi.
Davanti a me, nascosti in quell'angolo appartato, ci sono due che si stanno baciando.
Ma non due persone qualsiasi.
Sono Luca e Lucrezia.

Sento che mi manca l'aria, vorrei dire qualcosa, ma invece rimango lì a fissarli. Nonostante il mio silenzio tombale, loro mi notano comunque: mi guardano e non dicono niente. Io me ne vado prima di dar loro il tempo di aprir bocca.
Mi giro in fretta e mi accorgo che Dario è dietro di me, perché me lo ritrovo davanti. Ha assistito anche lui alla scena.
Scappo via perché adesso voglio soltanto scomparire, stare da sola.

Senza rendermene conto mi ritrovo di nuovo nel retro del palco, dietro le quinte. Nella mia testa il silenzio fa a botte con il caos, con i pensieri, e ciò mi fa venire le vertigini. Appoggio la mano sul muro, cercando stabilità. Tiro un respiro talmente profondo che mi provoca una fitta al petto: non voglio piangere, non voglio.
Mi appoggio con la schiena al muro, le braccia incrociate sul petto, nel tentativo di fermare le mani che tremano. Con la coda dell'occhio vedo una sagoma che si avvicina e temo che possa essere Luca. Adesso non voglio davvero averci a che fare, quindi faccio per andarmene.

«Ehi ehi, ferma. Sono io» riconosco subito la voce: è Dario.
Alzo lo sguardo su di lui, che adesso è davanti a me, ma nessuno dei due dice niente. Non riesco a capire se la sua presenza mi faccia stare meglio o peggio, ma prima che io possa andarmene lui mi si avvicina e mi abbraccia.
È un gesto inaspettato, spontaneo.
Io mi irrigidisco, le mani ancora incrociate sul petto, ma sento che lui mi stringe un po' più forte e alla fine ricambio anche io l'abbraccio. Lui è più alto di me, quindi la mia testa arriva all'altezza del suo petto: è caldo, confortante, e io inizio a piangere sommessamente, in silenzio.
Lui non dice niente, si limita ad accarezzarmi i capelli e a tenermi stretta. Dentro di me c'è il soqquadro più totale: la delusione che fa a botte con il desiderio, i sensi di colpa che fanno festa con la rabbia, le farfalle che invece di solleticarmi lo stomaco sembra che lo stiano sventrando.

 Non riesco a dire niente.

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Nel prossimo capitolo:
[...] Rimaniamo così per un bel po', da soli, finché non esaurisco le lacrime, finché tutto dentro di me smette di muoversi in preda all'ansia. Il concerto continua, senza curarsi di noi –non possono sapere cosa è successo – e la musica ci accompagna in questo lungo e muto momento.

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Come si suol dire: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.
Come ci si poteva aspettare, Luca si è dimostrato essere un furbetto.
Ma adesso cosa succederà?

Lo scoprirete nel prossimo capitolo, che uscirà una volta superate le 70 visualizzazioni su questo capitolo.
Ci tengo comunque a ringraziare voi che seguite questa storia, alla fine continuo a scriverla grazie a voi. ❤

Un bacio 😘

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