Capitolo 9

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Odio il freddo. Odio anche il caldo, ma il freddo un po' di più: ti entra nelle ossa e ti fa gelare ogni singola cellula che hai in corpo. Eppure, nonostante io odi il freddo, l'inverno è una delle mie stagioni preferite: sarà il vestirsi a cipolla, saranno i maglioni pesanti e il vapore che esce dalla bocca quando si respira, ma l'inverno ha qualcosa di unico e quasi magico. Tutto sembra cambiare in una direzione più cupa ma allo stesso tempo più bella.
Ho sempre amato l'inverno, ma ora che sta arrivando, ora che sono a Bologna, lontano da casa, da sola, con un ragazzo in testa che non mi molla neanche nei sogni, e un altro che invece è reale e non ho bisogno di dormire per poterlo vedere, con tutto questo e gli esami in arrivo, l'inverno inizia a piacermi un po' meno.
È iniziato il periodo di studio che precede la sessione invernale, e nonostante manchi ancora più di un mese, sono già china sui libri a cercare di farmi entrare le cose in testa, se non altro per osmosi.

Sono in biblioteca a studiare, o almeno a provarci, quando lo schermo del telefono mi si illumina con un messaggio di Nelson.

- Ciao Emma! Più tardi siamo in studio a provare per il concerto e ci farebbe comodo un po' di pubblico. Sei invitata insieme alla tua amica Caterina se ti va (me l'ha chiesto Tonno, ma mi ha detto di non dirtelo, quindi sshhh). -

Non mi aspettavo questo invito, ma sono più che felice di averlo ricevuto: adesso ho una scusa per staccarmi dai manuali. Rispondo subito a Nelson, ringraziandolo e fissando luogo e ora. Poi chiamo Caterina, che mi risponde quasi subito:
«Salve cara» le dico.
«Molla qualsiasi cosa tu stia facendo, perché Nelson ci ha appena invitate in studio per assistere alle prove del gruppo e c'è anche Tonno!» lo dico con un tono ammiccante, per stuzzicarla un po'. Lei ride e non ci pensa due volte ad accettare.
«Ti prego non fare mai più quella voce, soprattutto davanti a lui!» mi raccomanda.
«Ma che dici: non mi permetterei mai!» le rispondo io, in tono sarcastico.
Lei mi rimprovera ma sento che sta ridendo. Ci salutiamo e ci andiamo a preparare per vederci più tardi.

Arriviamo in studio che sono quasi tutti lì. Il nostro arrivo interrompe le prove, perché i ragazzi del gruppo insieme a Cesare e Tonno vengono a salutarci, mentre Nelson insiste per farci fare un mini tour della sala prove, indicandoci i vari strumenti di registrazione e spiegandoci come funzionano. Poi ci fanno accomodare su un divanetto e riprendono a suonare. Già alla prima canzone mi rendo conto di amarli: i testi, il ritmo, mi rimane tutto impresso in testa e presto mi ritrovo a canticchiare le loro canzoni.
Caterina si è messa in disparte a parlare con Tonno e sono abbastanza sicura che presto avrà qualcosa di nuovo da raccontarmi, ma per adesso non voglio essere invadente e li lascio ai loro discorsi privati. Li osservo da lontano e li vedo sorridere, sembrano così spensierati e un po' li invidio, ma più di tutto mi sento contenta per loro. Almeno loro possono guardarsi direttamente, senza preoccuparsi di ferire qualcuno.

La musica mi sta rilassando e riesco a distogliere la mente da tutte le cose che la riempiono, ma ci pensa il campanello dello studio a riportarmi sulla Terra: è arrivato Dario. Lui entra salutando tutti e io decido di salutarlo con un cenno, ma credo che la tensione fra di noi sia palpabile dopo l'altra sera: non ci siamo più visti o sentiti da allora. Anche se molte volte mi sono trattenuta dal selezionare il suo numero e chiamarlo.
Lui entra e si siede su una poltroncina più appartata e in silenzio prende il cellulare ed inizia a scrivere qualcosa. Per il resto del pomeriggio è come se non ci fosse: non partecipa, non parla molto, sta lì da solo, come se fosse parte dell'arredamento.
Questa situazione inizia a mettermi ansia, mi sento combattuta: vorrei avvicinarmi a lui, fargli compagnia, parlare di qualsiasi cosa in modo profondo come lui solo sa fare, ma mi sembra inutile, vista la conclusione del nostro ultimo incontro.
Mi limito a guardarlo di sottecchi, un po' perché non riesco ad impedirmelo, un po' per controllare se anche lui mi guarda.
Non lo fa. Neanche una volta.
O forse sono io che non l'ho visto.
Ma non voglio illudermi.

Ci pensa un messaggio di Luca a distrarmi: si offre di venirmi a prendere una volta finito qua in studio. Vorrei che questo mi facesse tornare il buonumore, ma forse non è abbastanza.

Quando esco dallo studio, fuori è già buio e siamo tutti affamati dato che l'ora di cena è passata da un pezzo. Come previsto, Luca è davanti all'uscita che mi aspetta. Quando mi vede, mi viene incontro con un sorriso e mi stampa un bacio sulla bocca: così, davanti a tutti. Mi sento un po' in imbarazzo, soprattutto perché c'è anche Dario.
Decidiamo di andare a mangiare tutti insieme, Luca incluso, in un fast food vicino dove ci raggiunge anche Lucrezia. Al momento delle presentazioni, la situazione tra lei e Luca si fa un po' ambigua: si guardano come se si conoscessero, ma si presentano come se fossero sconosciuti.
Per tutta la sera, Lucrezia sta appiccicata a Dario, che invece sembra non essere molto presente e neanche molto contento di averla lì accanto.
Tutto ciò a cui riesco a pensare è se tra di loro sia davvero finito tutto, o se ci sia ancora qualcosa.

Per compensare alle disattenzioni di Dario, Lucrezia diventa incredibilmente estroversa e socievole, soprattutto con Luca. È tutta un parlare, un chiedere, un ridere.
Viene da chiedermi se stiano flirtando e non so neanche se il fastidio che sento sia dovuto a lei e Luca o al fatto che lei sia lì per Dario. Non dovrebbe importarmi di loro.
«Lucre, guarda qua» la richiama Dario, indicandole qualcosa sullo schermo del suo smartphone. Mentre lei si distrae, china ad osservare qualsiasi cosa sia su quel telefono, noto Dario che alza lo sguardo verso di me. Sembra quasi che stia controllando qualcosa, poi con la testa mi fa un piccolissimo, quasi impercettibile gesto verso Luca, come se mi invitasse ad allontanarci da lì. Capisco che mi sta, per qualche contorto motivo, togliendo Lucrezia dai piedi.
Io e Luca ci spostiamo verso gli altri, lontani dagli egocentrismi della ragazza, che adesso è tutta contenta delle false attenzioni che le sta dando Dario. Sento un moto di soddisfazione che però viene subito smorzato: certo, Dario stava cercando di farmi un favore, ma in fondo ho un po' l'amaro in bocca perché questo li ha fatti solo avvicinare di nuovo.

Passo la serata con la mente divisa in due: una è nel presente, con Luca mentre chiacchiera con gli amici in una serata qualsiasi, l'altra invece è completamente altrove, che pensa alla discussione con Dario, guardandolo con Lucrezia, mentre un'onda di gelosia la pervade.
Questa sensazione di calore che ho allo stomaco, quasi bruciore, sta iniziando a farmi venire la nausea. Forse dovrei distogliere lo sguardo, perché è evidente che fissarlo mi stia facendo sentire solo peggio, ma è più forte di me.
Devo alzarmi dal tavolo per andare in bagno, solo per riuscire ad allontanarmi da lì, da lui, da loro. Anche solo per qualche minuto.

Non so per quanto tempo rimango nell'antibagno, a fissare il pavimento appoggiata alla parete. Mi sento come se avessi corso una maratona e adesso fossi senza fiato, il che non ha per niente senso dato che non mi muovo da almeno 10 minuti.
Una parte di me vorrebbe non sentirsi così ogni volta che Dario entra in una stanza, mentre l'altra parte – quella più sognatrice, più irrazionale – ama nutrirsi di queste sensazioni.
Sento dei rumori appena fuori dall'entrata del bagno, quindi mi fiondo dentro alla prima porta che trovo, nel bagno più vicino, per non farmi vedere.
Lo faccio senza pensarci, istintivamente.
Sono abbastanza sicura che ci siano due persone e a giudicare dai suoni che sento, si stanno baciando. Inizio a pregare che se ne vadano, così che io possa uscire e ricongiungermi agli altri, evitando l'imbarazzo di un incontro.
Rimango lì e, per quanto vorrei non farlo, riesco a sentire tutto.

«Basta» sta cercando di dire lui, tra un bacio e l'altro.
«Ma perché? Dai, non fare il prezioso...» mugola la ragazza, la voce di chi ha bevuto, un po' stordita.
«Non è né il luogo né il momento giusto».
Rabbrividisco: riconoscerei la sua voce ovunque.
«E chissenefrega? Chi vuoi che ci trovi, qui?» la voce di lei adesso si alza, è quasi arrabbiata.
Alla fine li riconosco.

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Nel prossimo capitolo:
[...] Sono ancora chiusa in bagno e non so che fare. Sento di nuovo quel suono di bocche e saliva e, guidata dall'istinto, mi scaravento fuori dalla porta e me li ritrovo davanti. 

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Le visualizzazioni stanno aumentando! Questo mi rende un sacco contenta, davvero.
Quindi innanzitutto VI RINGRAZIO.
Secondo di poi: ecco qui il nono capitolo, che spero vi piaccia!
Per qualsiasi cosa lasciate un commento e per ricevere gli aggiornamenti seguitemi!

Infine: il nuovo capitolo lo pubblicherò nel corso della prossima settimana. Sto cercando di scrivere con regolarità e penso che la storia finirà intorno al 20esimo capitolo 🤔 ma è ancora tutto da vedere...
Secondo voi quanti capitoli sono "giusti" per concludere (almeno in parte - eheh) la storia?
Fatemelo sapere!

A presto 💕

Portami sui colli bolognesiWhere stories live. Discover now