Capitolo 21 - FINE

1.8K 102 51
                                    

Non so quanti minuti passino, nel buio e nel silenzio di quella stanza. Sono sdraiata sul letto, ma sto dando le spalle a Dario e non posso vedere se è ancora sveglio.
Lo sento respirare, qui accanto a me.
«Emma?» mi chiama lui, a bassa voce.
«Sei sveglia?».
«Sì…» rispondo in un sussurro.
«Perché?» domando.
«No, niente… Così» è la sua risposta.
Poi il silenzio.
Sento che si agita tra le coperte. Non riesce a dormire neanche lui?
«Dario?».
«Sì?» mi risponde subito lui, e le coperte smettono di muoversi, perché lui ha smesso di agitarsi.
Deglutisco.
«Non è vero che io e Nic ci siamo baciati» non so neanche perché glielo sto dicendo.
So solo che volevo metterlo in chiaro.
«Era uno scherzo che volevamo fare, ma in realtà siamo stati lì a parlare di fotografia per 7 minuti…».
Silenzio.
«Ah».
È tutto ciò che dice.
Mi fa ridere, o forse è il vino rosso che mi fa ridere.
«”Ah”?» gli chiedo divertita, mentre mi giro verso di lui, per non dargli più le spalle.
Lui è sdraiato di schiena, con gli occhi puntati sul soffitto. Riesco a vederlo nella penombra della stanza, con le prime luci dell’alba che filtrano dalla finestra. Anche lui si gira verso di me e mi guarda diritto negli occhi. Adesso ci separano soltanto 30 centimetri di materasso, di lenzuola, di coperte.

Lui mi sta ancora guardando, allunga una mano verso di me e mi sposta una ciocca di capelli biondi dal viso. Dopo di che lascia cadere la sua mano sul letto e rimaniamo a guardarci.
«Sai, forse un po’ geloso lo sono» ammette con voce sottile.
Rimango sorpresa da questa sua affermazione.
In questo momento sono così imbarazzata che di istinto prendo le coperte e me le porto sul viso, per coprire le guance sicuramente paonazze.
«Non prendermi in giro» borbotto.
Lui allunga il braccio per togliermi le coperte dal viso e appoggia la sua mano tra il mio viso e il collo.
«Non ti voglio prendere in giro» mi assicura lui, avvicinandosi sempre più a me. Istintivamente lo assecondo e sento il suo calore sulla mia pelle.
«Dario» riesco a dire con voce ferma, nonostante il cuore in gola, nonostante le farfalle nello stomaco, nonostante il vino.
Lui si ferma, ma non toglie la sua mano dal mio collo.
«Non lo voglio se poi andrà a finire come l’ultima volta» gli dico.
Per quanto vorrei baciarlo adesso, subito, senza pensare alle conseguenze, la verità è che non posso lasciarmi trascinare dal momento per poi ritrovarmi a soffrire ancora, più tardi.
«Non voglio essere l’errore del momento, di cui poi ti pentirai perché per te sono solo un’amica».
Lo guardo, in attesa di una risposta.
Dentro di me, l’ansia mi divora: la paura che finisca tutto adesso.
«Non sei mai stata soltanto un’amica per me, Emma» è invece la sua risposta.

Mi si avvicina ancora, sfiorandomi il naso con il suo. I nostri occhi si incontrano un’ultima volta, per poi lasciare spazio all’incontro delle nostre labbra.
Questa volta è diversa dalla prima: è un bacio lento, come la fiamma di un fuoco che si consuma lentamente e che scoppia solo a tratti. È un bacio caldo e morbido, accompagnato dalle mani dell’uno a circondare il viso dell’altra e viceversa.
È un bacio dolce e ci stiamo prendendo tutto il tempo necessario ad assaporarlo fino in fondo.
In questo momento mi sento così felice che trattenere un sorriso è impossibile.
Sorridiamo tra un bacio e l’altro, fino a che smettiamo di baciarci e Dario allunga il suo sguardo fuori dalla finestra.
Si stacca da me e si toglie le coperte, poi si siede sul letto e si mette le scarpe.
Io mi siedo sul letto, confusa perché non sto capendo le sue intenzioni: se ne va così?
Lui si alza e mi allunga una mano.
«Ti porto in un posto» mi invita.
Allungo il braccio e unisco la mia mano alla sua.
Scendo anch’io dal letto e mi metto le scarpe. Poi Dario mi trascina con sé.

Il cielo è chiaro e celeste, striato di un arancione molto lieve, con le nuvole invernali sparse qua e là. Il sole non è ancora uscito completamente, ma alcuni dei suoi raggi iniziano a farsi strada sul panorama davanti a noi.
Riesco a vedere Bologna da qui, anche se è molto lontana: i tetti rossi e arancioni delle case, le torri che si stagliano sull’orizzonte, le luci spente perché tutto ancora dorme.
Dario mi ha parlato spesso della magnificenza di questa città e del panorama mozzafiato di cui si può godere dai colli bolognesi, ma solo adesso che sono qui riesco a capire davvero a cosa si riferisse.
Intorno a noi il vento smuove gli alberi, il fruscio delle foglie e i suoni della natura che si sveglia ci tengono compagnia nel silenzio.
Dario mi tiene la mano stretta nella sua, mentre con l’altra mi indica i luoghi riconoscibili di Bologna, oppure il primo aereo della mattina che lascia la sua scia nel cielo.
Io rimango incantata a guardare il paesaggio e dentro di me tutto si calma.
Lascio che questa vista mi riempia gli occhi.
Ancora non riesco a credere di essere qui con lui.
«È bellissima » dico, ammaliata.
«Tu di più» mi risponde Dario. Non mi ero accorta che avesse spostato lo sguardo su di me. Le sue parole mi fanno scappare un sorriso, uno di quelli un po’ storti e imbarazzati.
Poi Dario torna a guardare la sua amata Bologna, mentre mi tiene ancora per mano.
Rimaniamo così per un po’, a mescolarci con l’alba.

«Sai, ho pensato molto a quando mi avresti portata qui».
Lui si gira e le sue sopracciglia si imbronciano, come fanno quando lui non capisce: è così buffo.
«La prima sera che ci siamo conosciuti, quando mi hai riaccompagnato a casa, mi qhai detto che prima o poi mi avresti fatto vedere i colli» gli spiego.
Forse lui non si ricorda, perché non si è attaccato a quelle parole come ho fatto io.
Dario ride e con la mano libera si gratta la testa, distogliendo lo sguardo da me.
«Cavolo, non pensavo che te lo saresti ricordato» bofonchia in imbarazzo.
«Certo che me lo ricordo! Ho pensato solo a questo per gli ultimi 4 mesi» confesso.
«Beh, alla fine ho mantenuto la promessa, no?» mi dice lui, mentre mi si avvicina.
Sorrido e annuisco timidamente.

Le sue labbra sfiorano le mie e ci baciamo, mentre tutto intorno a noi è silenzioso.
In questo momento sono talmente felice che potrei piangere.
Dario mi cinge la vita con le mani e mi avvicina a sé, baciandomi più intensamente. Quando ci stacchiamo ho gli occhi lucidi e affondo il mio viso nell’incavo del suo collo.
Respiro profondamente quel momento, per essere sicura di non dimenticarlo.

Allora, dopo tutto, era davvero una promessa.

Allora, dopo tutto, era davvero una promessa

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.


--------------------------------------------------

Sono combattuta: da una parte sono felice di aver portato a termine questa fan fiction, dall'altra mi sento incredibilmente triste perché questa storia giunge alla fine.

Scrivere "fine" nel titolo del capitolo, non dover inserire un "nel prossimo capitolo"... In effetti un po' mi dispiace.

Ringrazio tantissimo chi ha seguito questa storia e ha commentato vivamente. E anche chi l'ha iniziata adesso o magari la inizierà in futuro.

Che dire, per me è una bella soddisfazione, spero che questo finale soddisfi anche voi!

In ogni caso, mi trovate a scrivere l'altra Fanfiction: "Chi può salvarci".
Un bacio ❤️

Portami sui colli bolognesiWhere stories live. Discover now