Capitolo 4

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Ci avviciniamo a un locale che si affaccia su un piccolo canale, siamo a una decina di minuti di strada dal nostro condominio, a nord di Dorsoduro.

Il sole ha già lasciato spazio alla notte, dando a Venezia un aspetto malinconico e romantico. I vicoli si stanno lentamente svuotando, e i riflessi sull'acqua dei canali sono una visione stupenda.

Lascio andare il nervosismo che da quando ho messo piede in città mi attanaglia, e cerco di godermi la magia veneziana.

Entriamo nel locale, il volume della musica troppo alto ci obbliga ad alzare il tono della voce.

«Dove ti vuoi sedere?» chiede Thomas, guardandosi attorno in cerca di un tavolo libero.

Mi rigiro un paio di volte, aiutandolo nella ricerca.

«Ah, guarda là!» indica un tavolo dietro a un gruppo di ragazzi, vicino alla vetrata.

Mi avvio subito dietro di lui, che ha già quasi raggiunto la postazione senza tanti preamboli.

Più mi avvicino, più mi sento osservata.

Mi accorgo di un ragazzo, appoggiato svogliatamente allo schienale della poltroncina rossa, con una birra in mano, in mezzo al gruppo dei nostri vicini di tavolo.

Il mio sguardo incrocia il suo.

È lui, realizzo, ricordando gli occhi grigio-azzurri, i lineamenti ben definiti e tutto il suo fascino.

Come quando ci siamo incrociati di fronte al civico 32, mi osserva da capo a piedi. Una scintilla gli attraversa lo sguardo.

Proseguo nella mia direzione, staccandomi dai suoi occhi solo poco prima di superarlo.

Mi accomodo di fronte a Thomas. Dietro di lui, i capelli del tizio misterioso e le sue spalle larghe attirano la mia attenzione.

«Tutto bene, Elena?» mi chiede Thomas, probabilmente vedendomi persa.

«Ehm, sì, sì, certo» mi riprendo. Schiarisco la voce, dopo essermi accorta che è uscita debole e spezzata.

«Guarda chi si rivede!» Una cameriera dai capelli color mogano si avvicina con un blocchetto in mano.

«Alice!» Mi sorprendo, e sbuffo un sorriso. «Allora è qui che lavori?» le chiedo.

«Certo, baby, perché credi che Mas venga sempre qui? È fortunato che continuo a fargli lo sconto.» Gli fa una smorfia, per poi riprendere: «Cosa vi porto, ragazzi?»

«Uhm...» rimugino guardando velocemente il listino che ho trovato sul tavolo.

«Qualsiasi cosa di vegetariano» affermo, non riuscendo a decidermi.

«Sei vegetariana?» mi chiede Mas, alzando le sopracciglia. Si sistema gli occhiali neri, tirandoseli bene sul naso.

Accenno un sì, con un timido sorriso.

«Ti dispiace se prendo un hamburger?» mi chiede, imbarazzato.

«Vai tranquillo, non obbligo nessuno a essere vegetariano, o vegano. Sappi solo che oltre a salvare vite, se non mangiassi carne, aiuteresti a salvare anche il pianeta » gli dico con tono simpatico, velando una provocazione.

«Dobbiamo ascoltare la biondina, cazzo» afferma Alice, appuntandosi qualcosa sul blocchetto.

«Ma io non sono bionda» inclino la testa. I miei capelli sono di un castano chiaro. Ammetto che sia un colore così spento che forse si potrebbe definire anche biondo cenere, ma dubito mi si possa definire "biondina".

«Beh, intanto fammi il solito.» Thomas si gratta la testa, sempre imbarazzato.

«Da bere offro io» conclude Alice.

SOTTO LE PERSONEWhere stories live. Discover now