VII.

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"Ehi Alec."

Il ragazzo sentì una voce candida chiamarlo mentre si dirigeva all'uscita.

Voltandosi, trovò Sharon, le braccia dietro la schiena, che sorrideva come per farsi forza da sola dopo il pianto liberatorio davanti a sua madre morta.

Dalla maglia che indossava, leggermente scollata, si vedevano le rune tatuate sul corpo.

"Sharon." disse solo Alec, cercando di non dire o fare cavolate.

"Dove stai andando? - domandò ingenua la ragazza facendo un passo avanti - C'è un demone in giro, non vorrai suicidarti."

Anche Alec accennò un sorriso, non per la sua frase ma più per il fatto che Sharon si stesse sforzando di scherzare, cercando di lasciare da parte il lutto che ciononostante la tormentava.

"Volevo andare a mettere in guardia un amico. E comunque so proteggermi da solo." disse, rassicurandola.

Sharon abbassò lo sguardo, come se stesse per dire qualcosa ma non trovasse il coraggio di guardarlo negli occhi mentre parlava.

"Posso accompagnarti?"

"No, non se ne parla. Sei al sicuro qui. Anche se sei una Shadowhunter, adesso è un periodo difficile per te, non devi correre alcun rischio. Stai qui." ordinò Alec, cercando di non essere duro, ma allo stesso tempo cercando di farle capire quanto tenesse a lei, nonostante la conoscesse da così poco, e quanto volesse che si riprendesse per bene.

Sharon sbuffò.
"Se proprio insisti... a dopo." concluse; girò i tacchi e attraversò la sala principale per raggiungere le scale, quindi Alec la vide salire e scomparire.

Sospirò e aprì la porta, fece un cenno alle guardie e lasciò l'Istituto, camminando nella fredda New York invernale.

****

Sharon era sdraiata sul letto, annoiata, a fissare il suo stilo.
Sperava di riuscire ad uscire da quell'Istituto almeno per un attimo, per schiarirsi le idee, per abbandonare un attimo la vita da Shadowhunter e farsi un giro per New York.

Si sentiva in gabbia, impotente e terribilmente sola.
Come se fosse l'ultima persona rimasta sulla faccia della terra.

E quando aveva visto Alec avvicinarsi all'uscita, aveva pensato fosse la volta buona: Alec, diversamente da quanto descrivessero gli altri, con lei si era rivelato abbastanza gentile, e pensava di riuscire a persuaderlo a lasciarla uscire.

E invece no.
C'è un demone, qui sei al sicuro.

Sono una Shadowhunter, pensava tra sè e sè Sharon, non mi serve protezione da uno che nemmeno conosco.

Se l'era sempre cavata, e non avrebbe permesso ad un Lightwood di lasciarla dietro le quinte e farla finire in fondo alle schiere di Shadowhunters.

A Londra era una delle migliori.
E per fortuna, non sapevano tutto su di lei.

Si mise a pancia in giù, con la faccia ai piedi del letto, mentre giocherellava con lo stilo.
Aveva una camera molto più grande rispetto a quella di Londra, e voleva cercare un modo per renderla più accogliente e meno spoglia.

Proprio in quel momento, la porta della sua camera si spalancò, rivelando il viso di Isabelle.

Sharon la guardò stupita: non aveva nemmeno bussato.

"Hanno trovato qualcosa." disse solo, quindi sparì, lasciando la porta aperta, sapendo che Sharon sarebbe scesa.

E infatti, il tempo di alzarsi, non indossò nemmeno le scarpe, scese di corsa a piedi nudi.

𝐎𝐑𝐈𝐆𝐈𝐍𝐒: 𝐎𝐧𝐞 𝐈𝐝𝐞𝐧𝐭𝐢𝐭𝐲 || Alec LightwoodWhere stories live. Discover now