XII.

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Sharon non avrebbe mai ammesso che aspettare il mattino dopo per scoprire qualche novità la stava divorando dall'interno.

Era una ragazza estremamente impaziente, soprattutto per le questioni che riguardavano quel demone che aveva strappato la vita a sua madre.

Era affacciata alla grande finestra della sua camera con una tazza di tè fumante in mano, che Izzy le aveva gentilmente offerto vedendo la sua tensione, e osservava una parte della trafficata New York estendersi attorno all'Istituto.

Onestamente preferiva Londra, in fondo ci era cresciuta, e ogni volta che si affacciava alla finestra aveva la vista del Tamigi e dell'immenso Tower Bridge.

Ancora si ostinava a chiedersi il motivo che l'avesse spinta a scegliere New York per sfuggire a Londra, tra tutti gli Istituti di Shadowhunters nel mondo.

Si incolpava perchè, forse, se avesse dirottato in un'altra città, a quest'ora sua madre sarebbe ancora viva.
Quel pensiero non l'abbandonava.

Aveva una voglia tremenda di scoprire del demone: chi l'avesse mandato, quale corpo lo ospitava ora, e ucciderlo una volta per tutte.

Sebbene all'Istituto fossero tutti gentili e disponibili con lei - tranne Maryse Lightwood, aveva dei modi piuttosto sgarbati nei suoi confronti - non riusciva a sentirsi a suo agio, non riusciva a dire "qui sono al sicuro".

Non lo era, per niente, nemmeno se quello in cui si trovava era il più importante Istituto del mondo.

Qualcuno bussò alla sua porta.
Sharon finì l'ultimo sorso di tè, posò la tazza sulla scrivania e andò ad aprire.

Rimase piuttosto stupita di trovare Magnus Bane sulla soglia della sua stanza.

"Cosa fai davanti alla mia stanza? - fece perplessa la ragazza, aggrottando le sopracciglia. Era sicura di non aver mai detto allo stregone quale fosse la sua stanza - Anzi, cosa fai ancora all'Istituto?"

Magnus alzò le sopracciglia.
"Di certo quando busso alla porta di qualcuno non mi aspetto un saluto simile. - borbottò - Posso entrare?"

Sharon sbatté le palpebre, sempre più confusa.
"Se proprio insisti..."

La ragazza richiuse la porta dietro lo stregone, che una volta dentro si guardò intorno interessato.

"Quello è Claude Monet! - esclamò raggiante sotto lo sguardo sempre più sconcertato di Sharon, del tutto ignara di quel quadro appeso accanto alla finestra - Ricordo di essermi complimentato con lui alla fine dell'opera, non sapevo molto bene il francese, eppure lui mi aveva capito e ringraziato."

"Capisco. Ma credo tu non sia venuto qui per commentare un dipinto, sbaglio?"

Magnus sorrise.
"Perspicace. No, ovvio che no, volevo solo parlarti."

Sharon alzò gli occhi al cielo, mostrandosi annoiata anche se in realtà era terrorizzata perché sapeva bene dove lo stregone voleva andare a parare, quello che lui le avrebbe chiesto.

"Io avevo di meglio da fare, ma sentiamo, se ci tieni così tanto." disse rassegnata la giovane.

Magnus prese posto sulla sedia accanto al letto e appoggiò le braccia incrociate sullo schienale.

"Ora parlo seriamente Sharon, ok? Non ti chiedo di fidarti di me, ti chiedo solo di essere sincera ora, sì?"

Sharon aggrottò le sopracciglia.
"Dipende dalla verità che vuoi sapere." fece, senza sbilanciarsi troppo.

"Voglio sapere semplicemente dove ci siamo già visti, e quando. Perchè so che ti ricordi, so che ci siamo davvero già visti. - e, vedendo l'espressione stupita della ragazza, aggiunse: - Non ti chiedo di rivelarmi il tuo segreto, perché si vede lontano un miglio che ne hai uno, e sembra anche parecchio importante."

𝐎𝐑𝐈𝐆𝐈𝐍𝐒: 𝐎𝐧𝐞 𝐈𝐝𝐞𝐧𝐭𝐢𝐭𝐲 || Alec LightwoodWhere stories live. Discover now