XIV.

2.5K 81 38
                                    

"Fremo dalla voglia di sapere se Cupido ti ha rubato l'arco e ha scoccato la freccia su di te o se tu hai assunto l'aspetto di Cupido e ti sei ficcato una freccia nel torace."

Alec sbuffò.
"Puoi smetterla?" mormorò con gli occhi al cielo.

"Ben ti sta, te lo avevo detto di essere sincero e di ammettere di esser innamorato della Lee, invece non lo hai fatto. Ecco qua, battutacce tutta la notte. - disse Jace felice come un bambino a cui è stata offerta una caramella. Erano davanti al condominio da un po', era notte fonda ormai, e con la Runa dell'Invisibilità si erano anche potuti sedere al tavolo nel piccolo giardino del condominio senza essere visti. - Davvero, come potresti trafiggerti con la freccia di Cupido?"

"Il mio limite di sopportazione sta per evaporare." lo avvertì il giovane Lightwood.

"Tu hai un limite di sopportazione? - lo stigò ancora Jace - Non ne ero al corrente."

"Taci. Uccidere il mio parabatai non rientra nel mio elenco di cose da fare nella vita."

"Solo perchè se uccidi me moriresti un po'anche te. E, devo dire, sei già abbastanza depresso di tuo." commentò Jace.

Alec gli lanciò uno sguardo glaciale. Il suo parabatai rispose con un sorrisetto e tacque. Alec sperava che avesse esaurito le battutacce, ma in fondo sapeva che stava per sganciare la bomba.
E infatti...

"Alec, nel tuo elenco di cose da fare c'è Sharon?"

Il moro, seduto di fronte a lui, gli tirò un calcio nello stinco. Jace gemette, ma per uno Shadowhunter come lui quel tipo di dolore non era niente. E poi, Alec non sarebbe riuscito a fargli male seriamente.

"Non potevi restare all'Istituto con Clary?" fece esasperato.

"Saresti qui solo soletto a farti film mentali su Sharon, e non ti staresti divertendo così tanto con il tuo parabatai." notò il biondo.

Alec ignorò la prima parte. Inutile difendersi dalla stupidità di Jace.
"Non mi sto divertendo. Per niente. Anzi, sto per tirare una freccia nel tuo bulbo oculare."

"Sarei bellissimo anche se fossi cieco." ribattè.

Convinto tu, pensò Alec.
"Guarda, un'anatra." disse distrattamente al suo parabatai.

"Cazzo! Dove?"

Alec indicò dietro di Jace, vicino ad un cespuglio.
Prima di voltarsi, il biondo disse una serie di cose che Alec non aveva mai sentito. Si convinse fossero imprecazioni inventate.

"Sconfiggerò quell'essere demoniaco!" esclamò, prima di voltarsi, e scoprire una cosa gialla.

"Alec, sei serio?" disse serio.

"È una papera." notò il moro.

"Di gomma." sottolineò il giovane Herondale.

"È pur sempre una papera."

"Mi dichiaro ufficialmente offeso." decretò Jace.

Alec lo sentì di nuovo borbottare sull'inutilità di quelle cose e insultò i babbani, prima di zittirsi del tutto.
Alec sorrise, ascoltando il silenzio mentre Jace di tanto in tanto lanciava sguardi di fuoco a lui e alla paperella di gomma.

****

"Sai, io sono parecchio schietta. Quindi, siccome è un argomento che mi piace molto, te lo chiederò in modo molto diretto: come sei messa a ragazzi?"

Isabelle e Sharon avevano chiacchierato un po' dopo che la londinese aveva assaggiato la torta, scoprendola davvero buona.

E, immancabilmente, l'interesse della Lightwood durante la conversazione era caduto lì.

"Abbastanza male. - rispose Sharon, sorridendo. Trovava Izzy molto simpatica e sicuramente una buona Shadowhunter, soprattutto all'altezza del cognome che portava - Nel senso che a Londra non ci erano permesse distrazioni, non c'era tempo per queste cose. Il capo dell'Istituto non l'avrebbe accettato."

"Per fortuna frequento l'Istituto di New York. - commentò Izzy - E parabatai? "

"Sempre desiderato uno, ma non ho mai potuto averne. - si limitò a dire. Poi, per evitare la domanda perché?, Sharon parlò ancora - Tu invece?"

"Io credo di combattere meglio da sola. Più che altro, combatto volentieri con mio fratello, ma lui ha un parabatai, quindi spesso siamo io e la mia frusta." disse.

"È Jace il suo parabatai, no?"

"E chi sennò? - fece retorica - Sono sempre andati d'accordo, sin dal primo giorno in cui Jace è piombato in casa nostra. Saprai bene che due parabatai sono più che fratelli, loro sono... due parti della stessa anima."

Sebbene non le interessasse granché della vita sentimentale di Isabelle, Sharon si sentì in dovere di girare a lei la domanda che Izzy stessa le aveva fatto.

"E tu? Ragazzi? So che sei stata l'unica ragazza in questo Istituto per tanti anni, praticamente fino a non è arrivata Clary."

"Niente di particolare. Ho frequentato un Seelie per qualche tempo, ma poi dopo poche settimane mi sono messa con Simon Lewis, il vampiro che hai conosciuto stanotte. È una relazione stabile. - spiegò - Anzi, ora che l'ho conosciuto bene quasi non lo lascerei più."

"L'hai conosciuto durante una ronda tra le vie più popolate dai vampiri di New York?" azzardò Sharon sorridendo.

Era bello parlare con una ragazza. A Londra bisognava sempre stare tutti vigili, zitti, in ordine e rigorosi.
Dopo le vicende del tardo '800 di Tessa Gray e compagni, l'Enclave londinese aveva deciso che l'Istituto di Londra doveva essere pulito e riorganizzato.

Ora non si ammettevano qualsiasi tipo di persona che non fosse Shadowhunters. In poche parole era vietato l'ingresso ai Nascosti, di qualsiasi tipo essi fossero.
Era vietato avere relazioni.
Non era consentito avere parabatai se si era di salute cagionevole.

Anche in quel caso, dopo la vicenda di James Carstairs e William Herondale, era d'obbligo che i due futuri parabatai fossero forti e in buona salute.

Sharon conosceva le loro storie a memoria.

"No, certo che no. Quando è arrivata Clary Fray, che dopo abbiamo scoperto esssere Fairchild e poi Morgenstern, si è portata dietro il migliore amico mondano. Questo mondano ha avuto la brillante idea di fare una capatina all'hotel Dumort, una vampira l'ha morso ed è diventato un vampiro."

"Ma cosa gli è saltato in mente? - fece Sharon - Vabbè, però andate d'accordo. Siete sicuramente carini insieme."

"Grazie. - rispose in un sorriso Izzy - Stanotte cerca di dormire, domani ci aspetta una bella missione. Ah, e non farne parola con nessuno. Mia madre non dovrebbe saperlo."

La ragazza sorrise.
"Puoi contarci."

Sharon fece per parlare di nuovo, ma si fermò.
Avrebbe voluto chiedere a Izzy perchè la signora Lightwood era così tremendamente scontrosa con lei e sembrava che volesse incenerirla dal primo momento in cui aveva messo piede in Istituto, ma poi la considerò una brutta idea.

Dopo aver perso un figlio, non doveva essere felice.
Sì, perchè Sharon ricordava la fotografia nella camera di Alec, quella con un bambino, che era il loro fratellino.

L'avevano perso nella guerra contro Valentine, e probabilmente la donna non aveva ancora superato la cosa.
Sharon era del parere che la perdita di un figlio fosse una delle disgrazie più grandi del mondo.

Pensò se chiedere a Isabelle anche di lui, ma la reputò un'altra cattiva idea.
Meglio tenere le cose per sè.

"Ci vediamo domattina, allora. Alle nove in punto." concluse Isabelle.

"Certo. Buonanotte, Izzy."

Sharon guardò la Shadowhunter uscire dalla sua stanza, quindi ragionò.
Riprendersi le sue cose.

Era sicuramente vietato creare portali all'interno dell'Istituto, ma si disse che, tanto, era già abbastanza fuori legge.

E, come nulla fosse, mandò un messaggio di fuoco a Magnus.

𝐎𝐑𝐈𝐆𝐈𝐍𝐒: 𝐎𝐧𝐞 𝐈𝐝𝐞𝐧𝐭𝐢𝐭𝐲 || Alec LightwoodWhere stories live. Discover now