XXIX.

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Sharon non riuscì a scendere dal letto che la porta di camera sua, dopo un brusco bussare, si aprì rivelando un Alec piuttosto impetuoso.

La ragazza lo guardò persino spaventata, mentre si tirò a sedere sul letto a baldacchino.

"Che succede?" domandò.

Lui si precipitò di fronte a lei e le puntò il dito.

"Succede che tu, tu vai nel Regno delle Fate e ti immergi in missioni senza nemmeno riflettere, ecco che succede!"

Sharon lo fissò quasi assente, senza capire dove volesse andare a parare, e soprattutto senza comprendere tutta quella sua irritazione.
Che vuole da me?, si ritrovò a pensare indignata.

"Si può sapere cosa vuoi? - fece lei alzando la voce - Io ho fatto quello che andava fatto, quello che ritenevo giusto!"

"Giusto sarebbe stato lasciare andare due parabatai, - ribattè Alec senza sentir ragione - e stare fuori dai casini! Ho acconsentito, e se ti metti nei guai e rischi la vita è solo colpa mia!"

Sharon sbuffò e si alzò dal letto.

"Scusa se ho alzato la voce." mormorò il ragazzo subito dopo.

"Le tue scelte non influenzano la mia vita, non sono in pericolo per causa tua, lo capisci? - disse Sharon voltandosi verso di lui - Non comprendo perchè ti ostini a credere che la mia vita dipenda da te."

Alec la guardò negli occhi, e Sharon si sentì sciogliere. Non capiva il motivo, non sapeva dare un nome a quella morsa che aveva dentro al petto quando lui la guardava, e non riusciva a staccare gli occhi da quelli di lui.

"No, sei tu che non capisci. - replicò Alec in un tono di voce talmente basso da non riuscire quasi a sentirlo. La rabbia provata prima sembrava essersi dissolta dopo un soffio di vento - È la mia vita che dipende da te."

Sharon scosse il capo.
"Alec..."

"Dipende tutto da te, qualsiasi cosa fai. Se ti cacci nei guai io non riuscirò mai a perdonarmelo... Sharon, io sono legato a te."

Alec la stava guardando con le spalle curve, i capelli arruffati e il viso quasi ferito, gli occhi azzurri cristallini una pozza di lacrime che cercava di reprimere.
Non aveva nulla di quel ragazzo che con fare autoritario era salito sulla pedana a parlare al posto di sua madre.
Era tutta un'altra persona, e Sharon sapeva di essere fortunata a vedere quel suo lato debole, perchè Alec non era solito aprirsi così tanto a persone che non fossero Jace o la sua famiglia.

"Io ti faccio soffrire, Alec, lo vedi?" gemette Sharon, incapace di credere di potersi trovare in una situazione simile.

"Sì, mi fai soffrire perchè non riesci a capire cosa provo. - rivelò Alec - Perchè diavolo vuoi andare tu? Perchè mi rovini così? Perchè mi incasini il cuore?"

Sharon si ritrovò a non sapere cosa rispondere.
Si costrinse a distogliere gli occhi da quelli di Alec e si appoggiò al davanzale della finestra a braccia conserte.

"Arriverà l'Inquisitore. - obiettò - E non ho un... buon feeling con lui. E non ti voglio rovinare, anzi. Stare lontani è il miglior modo per non metterti in pericolo."

Alec sbuffò e fece un paio di passi verso di lei a occhi bassi.

"Vorrei sapere così tanto perchè fai la misteriosa. Sai che a me puoi dire tutto." mormorò fissando in terra e sfiorandole la mano.

"Non fare così, ti prego. - sussurrò Sharon chiudendo gli occhi - E comunque meglio che tu non sappia nulla."

"Perchè non dovrei?" domandò Alec ingenuamente, senza prestare attenzione alla seconda frase.

"Perchè... non credo di riuscire a controllarmi." bisbigliò ancora, alzando lo sguardo su Alec.

Lui la guardò con un'espressione neutra, profondamente inflessibile, e Sharon si domandò cosa stesse passando nella sua testa in quel momento.

"Tu dovresti sapere una cosa su di me, Sharon." cedette Alec.

Non sarebbe riuscito a dirle che l'amava senza averle prima confessato di essersi trovato di fronte ad un bivio, di fronte ad un momento di pura disorientazione.

"Neanche io ho un buon feeling con l'Inquisitore. - disse a fatica - Perchè..."

"Ma è tuo padre." osservò confusa.

"Abbiamo avuto a che dire. E lui non ha accettato molte delle mie scelte. - si fermò e fece un sospiro - Sai, non parlo molto di queste cose. Fino a circa due settimane fa non avevo mai affrontato simili discorsi."

"Su tuo padre?" domandò incuriosita la giovane.

Lui scosse il capo.
"Sui miei sentimenti. - la corresse - Sono sempre stato terrorizzato dal giudizio altrui. E avevo ragione."

"Sai che non devi temere il mio giudizio. - gli fece notare Sharon con un tono di voce dolce - Non sta a me decidere cosa sia meglio per te, nè nessun altro. Se non te la senti di dirmelo, però, puoi fare senza. Anche io non ti rivelo nulla di me, non vedo perché tu dovresti farlo."

"Non mi sentirei a posto con la coscienza. - ribattè Alec - Ti prego, dimmi che dopo non mi odierai."

Invece di una risposta dipende da ciò che devi dirmi, che Alec attendeva come un pugno dritto nello stomaco, Sharon sorrise e gli toccò la mano.

"Non ti odierò mai, Alec Lightwood."

Incoraggiato da quel suo lato dolce, che non aveva mai rivelato da sola con lui, Alec si convinse a raccontarle di sè, di quel periodo di profonda vergogna, frustrazione e sentimenti che ora aveva lasciato alle spalle fa quando aveva conosciuto Sharon.

"Ho avuto un periodo in cui ho creduto... che mi piacessero i ragazzi." sussurrò.

Sharon non sembrò inorridita, solo incuriosita.
Inclinò il capo.
"Davvero?" disse in un sussurro.

Lui annuì, e si sentì sollevato di sapere che lei non lo trovava un reato, un obbrobrio o una qualsiasi altra cosa negativa che avevano pensato altri, tra cui i suoi stessi genitori.

Sharon poggiò la testa sul petto di Alec.
"Al cuor non si comanda." mormorò lei, in risposta alla confessione del ragazzo.

"Sappi solo - si affrettò a dire - che non è vero. Che mi piacciono i ragazzi, intendo. Quando ti ho vista... ho capito di essere felicemente etero."

Sharon alzò la testa e incrociò lo sguardo.
Gli occhi azzurri come il mare la stavano già aspettando: si sentì lusingata da tutte quelle affermazioni di Alec.

"Felice di aver risolto i tuoi dubbi."

Alec annuì, e chiuse gli occhi per non vedere il viso di lei sul proprio petto, gli occhi piedi di desiderio rivolti verso di lui.
Era troppo complicato resistere a quelle labbra rosee dall'aria morbida, che in quel momento aveva vicino e non avrebbe nemmeno faticato a toccare con le proprie.

"Che cosa c'è?" domandò lei, e Alec sentì il suo mento staccarsi dal proprio petto, interrompendo il contatto tra loro.

Riaprì gli occhi e incontrò quelli di lei.
"Non vuoi capirlo, Sharon, ma io ti amo."

𝐎𝐑𝐈𝐆𝐈𝐍𝐒: 𝐎𝐧𝐞 𝐈𝐝𝐞𝐧𝐭𝐢𝐭𝐲 || Alec LightwoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora