9) El - Una corsa all'ospedale - 14 settembre

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El all'improvviso sente uno strano calore provenirle dal retro del cranio. Sente qualcuno chiamarla in lontananza e sembra che quel qualcuno le stia tastando le tasche.
- Tesoro... stai?...senti?...cellulare?-
Questa voce le sembra famigliare ma non capisce di chi si tratti, sa solo che questa donna è tanto preoccupata. Non sa nemmeno dove si trova o che ore siano, ma a parte il calore dietro la nuca sente tanto freddo e una voglia estrema di mettersi a dormire.
Capisce che la donna che continua a chiamare il suo nome le ha preso il telefono e sente chiamare aiuto, probabilmente ha chiamato i soccorsi.
Dopo quelle che sembrano ore arrivano i sanitari e iniziano a scuoterla per vedere quanto è reattiva e cercano di prenderle i parametri. El sente le loro voci coperte da un ronzio continuo e all'improvviso sente un forte sapore ferroso alla bocca. Cerca di farlo presente, ma come apre la bocca rigetta tutto, di conseguenza i paramedici la ruotano su un fianco per permetterle di liberarsi dal vomito e di respirare liberamente. Pian piano inizia a sentire sempre meglio.
- Parliamo sicuramente di un trauma cranico, ragazzi!- dice uno dei soccorritori.
- Da cosa l'hai capito? Dai sintomi evidenti o dal buco che ha tra l'osso occipitale e quello parietale?-
-Anzichè fare il simpatico aiuta noi altri dell'equipaggio a trasportare IMMEDIATAMENTE la ragazza in ospedale!-
"Trauma cranico? Com'è successo? Stavo solo tornando a casa da mia nonna. Ecco chi era la donna accanto a me! La mia nonnina! E Zoe? Cosa faranno a me una volta in ospedale?" pensa la ragazza preoccupata. Durante il trasporto in ambulanza si sente sempre più stanca nonostante i paramedici cerchino di tenerla sveglia a tutti i costi. Perchè, poi? Lei voleva solo dormire.
- Eleonoire, stai sveglia, non lasciarci!-
-Ragazza, sai dirmi che giorno è? Ricordi cosa ti è successo?-
Niente, El non ricorda niente e non riesce a rispondere, si sente troppo stremata e stanca.
La strega sente l'ambulanza frenare e capisce di essere arrivata in ospedale. Gli scossoni della barella sembrano quasi cullarla verso un sonno profondo. Sente che le stanno mettendo qualcosa sul petto e appena apre gli occhi per qualche secondo capisce che la stanno attaccando ad un monitor per controllare le sue funzioni vitali. Però lei si sente così stanca...
Il monitor segnala i suoi battiti sempre più lenti: più ha sonno più i battiti sono distanziati gli uni dagli altri.
- Passatemi il defibrillatore, la stiamo perdendo!
Questo è ciò che El sente per l'ultima volta.
Dopo di che prova una sensazione di benessere assoluto, non sente più nulla. Niente voci, niente monitor, nessuna frenesia accanto al suo corpo. Si sente solo in pace. Le sembra che il tempo si sia fermato, o quasi. Apre gli occhi e si trova nel buio più completo, ma non lo teme, sa che in quel "nulla" non le accadrà niente, anzi, le sembra quasi di sentirsi a casa!
Più si guarda intorno più vede dei piccoli lampi gialli passarle accanto e incuriosita ne afferra uno: sono dei ricordi. Quello che ha in mano le mostra "l'incidente" avvenuto a Riverview che continua a rivangarle la nonna.
Si tratta di un bellissimo giorno d'estate, nel quale El ha tre anni. Vede se stessa camminare goffamente nel giardino dietro casa mentre la nonna probabilmente la guarda da una delle finestre. Ad un certo punto vede se stessa volare, staccandosi da terra per prendere qualcosa tra le fronde dell'albero dei vicini: erano delle pesche. Guardando attentamente nel ricordo nota che c'è un'anziana che la osserva dalla casa di fronte. "Ecco perchè siamo scappate! Forse però mi sono risparmiata una vita nel nulla, Riverview l'abbiamo studiata a scuola e sembra essere un paesino davvero piccolo e raccolto."
La streghetta mette da parte quel ricordo e ne prende in mano un altro: è con Zoe!
"Wow, chissà cosa ci stavamo raccontando, eravamo così piccole..."
-El, mi prometti che saremo amiche per sempre sempre sempre?-
-Sì!-
-E non ci nasconderemo mai nulla?-
-No, mai!-
Alla ragazza scende una lacrima, inizia a provare un forte rimorso per non aver mai detto a Zoe di essere una strega. Di lei poteva fidarsi!
Fluttuando in questo Nulla scopre altri ricordi: il suo primo giorno di scuola, la prima volta in cui ha provato a mangiare una rana perchè l'aveva letto su uno dei libri di incantesimi della nonna (scoprendo poi con sorpresa che non doveva mangiarla ma far mangiare qualcosa a alla rana!), la sua prima cotta alle medie, le feste sulla spiaggia, la volta in cui è scappata di casa per andare da sola nel bosco e ha chiesto alla nonna le indicazioni per arrivarci beccandosi come ricompensa un bel castigo "com'ero sveglia!" pensa sorridendo tra sè e sè.
Addirittura riesce a prendere in mano il ricordo di quella giornata, ma non riesce a vederlo tutto.
"Almeno ho una vaga idea di cosa sia successo e posso provare a mettere insieme i pezzi."
Poi ne nota uno che la segue. Cerca di acciuffarlo un paio di volte ma sembra avere coscienza. Decide così di provare a guadagnarsi la sua fiducia.
Dopo qualche tentennamento il ricordo si avvicina: è più scuro degli altri e sembra essere anche più pesante.
El lo apre e vede una coppia sorridente che la guarda dritta negli occhi. Il ricordo sembra sbiadito, o magari è lei che non riesce a mettere a fuoco come si deve. Questa coppia le fa dei versetti e la prende in braccio un po' per uno.
"Magari sono degli amici della nonna che sono venuti a trovarci, ma non riesco proprio a ricordarmeli."
Poi la frase magica da parte della donna:
-Amore di mamma, come sono felice che tu sia finalmente qui con noi e non solo nella mia pancia!-
El sente un colpo al cuore. Quelli sono i suoi genitori? Questo è il primo ricordo che ha da quando è al mondo? Per anni li ha immaginati ed ora sono li sotto al suo naso. Ecco da chi ha preso i capelli, gli occhi, la bocca... tutto! Sono le persone che l'hanno creata, sono un uomo e una donna che le hanno dato voce e vita.
La strega fa cadere il ricordo e indietreggia verso il vuoto con le lacrime che le solcano il volto, finchè non va a sbattere delicatamente addosso a qualcosa di morbido.
-Oh, finalmente posso toccarti.- le dice una voce.
El si volta.
-Mamma???- chiede incredula.
-In persona, ahimè non posso più dire "in carne e ossa"-
-Papà?-
-Non c'è, purtroppo c'era energia sufficiente solo per far venire una persona sola.-
-Sono morta?-
-No figlia mia, non sei ancora morta. Vieni, ti mostro una cosa. Dobbiamo fare in fretta, manca poco prima della tua decisione.-
-Quale decisione? Mamma -quella parola ancora le suonava strana- dove stiamo andando?-
-Ti porto in un posto stupendo, da due piccoli amici.-
Lilith prende la figlia per un braccio e la porta in un luogo...spaziale. Letteralmente. Si trovano in mezzo a tante stelle. Le due si trovano in un luogo così luminoso da far chiudere loro gli occhi per far sì che si adattino alla luce con calma. Lo sfondo anzichè essere buio come lo spazio studiato dagli scienziati della terra è più un azzurro ghiaccio e poi le stelle, miliardi di stelle.
In mezzo ad esse giocano su un'altalena basculante due bambini senza tempo ed età.
-Chi sono loro? Dove siamo?...Mamma?-
- Siamo in un altro luogo piccina mia, tra la vita e la morte, ora avvicinati a loro, devono parlarti.-
El si incammina verso di loro e chiede dove si trovino, ma loro non si accorgono della sua presenza.
"Magari anche loro sono tra la vita e la morte ed è per questo che non mi vedono, eppure mamma ha detto che mi devono parlare."
Dopo un po' il bambino nota la ragazza, e le dice di essere la Morte, mentre la bambina si presenta come sua sorella, la Vita.
Nessuno dei due smette mai di giocare, mettendo i piedi giù solo per darsi la spinta. Il bambino, vedendo El guardarli con sguardo interrogativo, le spiega che se mai avessero smesso di giocare, tutto sarebbe scomparso.
- L'intera esistenza è il risultato del nostro gioco; anche la tua. Sia la vita che la morte devono coesistere, per far sì che tu esista. Eppure le persone adorano la vita, ma odiano la morte. Come mai? Perchè vi rifiutate di vederci come una sola entità?- le chiede la Morte, fissandola con i suoi occhietti neri e paradossalmente pieni di vita.
El non sa rispondere. Pian piano inizia a processare l'idea di essere in bilico, quindi a rigor di logica in coma, e di parlare con la Vita e la Morte in persona. O in spirito. O quello che sono, insomma.
-Tu sei morto?-
- Morto? Non esiste una cosa come la morte per me, io sono la Morte, e sto giocando con la Vita.-
La bambina lo segue a ruota -Io sono la Vita, eppure mi vedi giocare con la Morte. Siamo inseparabili, siamo il bianco e il nero e insieme possiamo creare tutti i colori che vedi attorno a te. Siamo silenzio e suono, insieme creiamo le voci e la musica. Per tanto tempo gli esseri umani hanno cercato di separarmi da mio fratello; lo avete descritto nelle peggiori vie possibili, addirittura come un'entità oscura che vi aspetta dietro l'angolo con una falce in mano.- aggiunge la Vita ridacchiando all'idea di vedere suo fratello con una falce più grande e pesante di lui.
Certo è che El aveva il terrore di morire, non tanto per cosa ci sarebbe stato dopo tanto per chi lasciava nelle mani della Vita e dei suoi boccoli dorati.
- Ti comporti in modo ingiusto con la Morte.- le dice la Vita, mentre il fratello la segue aggiungendo -...E prendi la Vita come una garanzia.-
- Ciò che facciamo è l'universo. Tu sei parte di esso piccola strega, anche tu ci stai giocando con esso, è un posto per i morti e i vivi. La vita comincia, il primo suono dopo un assordante silenzio, a volte bene e a volte male, e poi finisce facendo piombare tutto nel silenzio precedente. Se non finisse non varrebbe la pena giocarci. E quando questo gioco finisce, non significa che un altro non stia cominciando. Le persone di oggi però non stanno ne vivendo ne morendo, stanno meramente sopravvivendo, chiedendo di sentirsi vive.
"Devi andare avanti", "Non ti devi ammalare", "Non mollare", perché?
Semplicemente perché ti limiti a sopravvivere per la paura di morire. Non stai vivendo, non stai godendo la vita, sei solo spaventata di tutto. E solo al momento della morte hai il rimpianto di non aver vissuto. Come in questo momento.
Hai rimpianto di non aver detto alla tua amica di essere una strega perché hai pensato di avere abbastanza tempo per farlo. Hai pensato che sarebbe arrivato il momento giusto prima o poi perchè la tua amica non ti avrebbe mai tradita. Ma quant'è "abbastanza tempo"? Oh, il "futuro" è la bugia più dolce che raccontano sulla terra.
Nessuno pensa che tutte le persone che si incontrano durante la vita un giorno moriranno. O non lo si vuole pensare perchè temete mio fratello.
Tu l'hai genuinamente preso in considerazione? Hai realmente accettato l'inevitabilità della morte? No, non l'hai fatto. Altrimenti avresti vissuto ogni giorno. Avresti vissuto amando i tuoi amici e la tua famiglia ad un livello che nemmeno riusciresti a comprendere. Li ami davvero? Guardandoti, piccola strega, sembrerebbe di sì, dunque sei sulla buona strada.
Hai apprezzato il presente? No. Avresti dovuto apprezzare ogni fibra di esso. Non avresti dovuto pensare "che noia! Domani torno a scuola", in quel frangente avresti dovuto pensare "ringrazio di essere viva e di potermi godere il sole sulla mia pelle". Guardati in torno, siamo in mezzo a miliardi di Soli, eppure non un raggio ti raggiunge. Questa è una delle cose che ti perdi una volta che mio fratello ti viene a prendere per mano.
Tu stavi respirando, provando sentimenti, vedendo, sentendo, assaporando e adorando. Hai avuto tutte le possibilità per vivere e le hai date per scontate, appesa all'utopia del futuro e della curiosità.
Dimmi: quand'è che il tempo ha risolto qualcosa? Ha funzionato per te?- le chiede la Vita.
El ha capito di non aver vissuto appieno i suoi quasi sedici anni, pentendosi di non aver dato valore alla vita, e non aver compreso la morte.
Guardando Vita e Morte giocare sull'altalena, la giovane capisce il senso della vita e della morte: i costanti "su e giù" dei due bambini non sono nelle mani di nessuno, ma la scelta di temere la morte è la stessa di temere la vita. O di amarle ed accettarle.
I bambini la mettono allora davanti ad una scelta: svegliarsi e vivere, o morire e lasciare tutto alle spalle.
El guarda sua mamma con le lacrime agli occhi, e Lilith le fa un cenno con la testa. Anche sua mamma sta piangendo, ma ha capito che la sua bambina deve andare.
-Scelgo di svegliarmi! Vi devo ringraziare per avermi dato la possibilità di farmi conoscere mia mamma e stare con lei, e di avermi aperto gli occhi.-
Da ora in poi El saprà che la Morte le ricorderà che tutto andrà bene alla fine, e se la paura di quel bambino dagli occhi scuri dovesse sorgere, imparerà ad accettarla.
Non maledirà più la Morte, ma la vedrà come un dono della natura, una chance per lasciar andare tutto ciò che ha avuto di più caro, per sperimentare il piacere e l'amore, per sperimentare con coscienza la Morte stessa.
Vedrà il ruolo che avrà nella sua vita, la sua importanza e la sua potenza. Il tutto in senso positivo. In qualche strano modo vedrà che la Morte è Vita.
Vita schiocca le dita e la ragazza inizia a fluttuare sempre più lontano dai bambini e da sua mamma.

ELWhere stories live. Discover now