Capitolo 2 - Sigyn

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Era la seconda volta che il Bifrost veniva aperto quel giorno: prima per il ritorno dei due principi, ora invece per la dipartita del principe Thor e del Padre degli dei, Odino. Soli, con solamente una guardia a testa al seguito, non che ne avessero effettivamente bisogno, verso Alfheim (1).

«Missione politica Loki...» commentò Frigga (2), camminando con il figlio verso il palazzo. La regina indossava un sontuoso vestito dei colori del cielo: l'azzurro risaltava la sua bellezza e la sua giovinezza, il bianco declamava la sua innocenza e dolcezza e infine l'oro le donava quell'aura divina e regale che sembrava accompagnarla sempre. D'oro brillavano anche i suoi lunghi ricci biondi, acconciati in una bellissima ed elaborata acconciatura formata da trecce. Suo figlio invece, il principe Loki, indossava gli stessi scomodi abiti che era solito portare durante il giorno, inclusa la sua amata cappa verde pino.

«Avrebbe potuto portarmi con lui... non ho quasi mai assistito a una trattativa politica. Pensavo che non avesse preferenze sul suo erede... ma più passa il tempo più mi accorgo che preferisce lui, ha sempre preferito lui.» Loki non era triste, aveva smesso di esserlo tempo addietro. Dalla sua voce traspariva solo un malinconico velo di rassegnazione.

«Tuo padre non ha nessuna preferenza... vi ama in egual modo e così io» gli rispose la madre. «Ha solo pensato che lui potesse essere più utile lì, con le sue capacità, mentre tu con le tue lo sei più qui. Da solo. Senza la sua supervisione» lo sguardo di Frigga si volse verso l'alto, guardando il figlio dritto negli occhi traditi. Il suo cuore si riempì di amore, come la prima volta che l'aveva visto. «Lui si fida di te...»

«Certo...» borbottò Loki.

Qualcosa attirò la sua attenzione, distogliendolo dall'autocommiserazione.

Qualcuno aveva osato sedersi sulle sacre mura del palazzo.

Una ragazza.

Quella ragazza. Con il suo libro fra le mani, tutta intenta a leggere. I capelli sciolti le incorniciavano il viso bianco e i suoi occhi scuri non vedevano nulla all'infuori dei segni neri incisi sulle pagine.

Era una ragazza come tante altre, non aveva nulla di speciale se non il fatto che tentasse in ogni modo di rendere ordinario tutto ciò che in lei c'era di più straordinario. Le mani curate ma non decorate. Bellissimi e lunghi capelli ma non acconciati. Viso ordinato, calmo e pacato ma non truccato per essere visto. L'abito scuro che indossava quella stessa mattina, ora le ricadeva sulla coscia, lasciando scoperta la bianca pelle delle gambe.

Frigga aveva notato verso cosa, anzi, verso chi erano rivolte le attenzioni del figlio. Era sua madre in fin dei conti. Sul suo volto si aprì un sorriso che Loki non avrebbe mai visto, poiché stava guardando la ragazza.

«Credo di doverti lasciare figliolo. Ho una commissione da fare...» disse e girò sui tacchi, mostrando così a Loki la sua volontà di lasciarlo solo.

Quando Loki si rese conto che era solo e che la madre l'aveva abbandonato per dirigersi verso i giardini reali, era troppo tardi. Ora lei si aspettava che lui approcciasse quella ragazza.

Se aveva rifiutato suo fratello... non poteva essere così pessima. Era anche gradevole alla vista: carina, magra...

Sospirò e cominciò a camminare tentando di fare il meno rumore possibile fino a scivolarle accanto con la grazia di un felino.

«Ciao.»

La ragazza alzò gli occhi dal suo tomo e in un tratto il principe cadde nei suoi pozzi scuri e marroni, ipnotici. «Sua altezza!» esclamò la ragazza distogliendo lo sguardo e saltando giù dalle mura. «Non succederà più.»

«No, no... non ti preoccupare...» rispose lui. La sua voce era meno civettuola di quanto si fosse aspettato, invece era quasi sensuale. Ipnotica. Quella ragazza sembrava un cobra danzante al suono di un flauto arabo. «Non è per punire la tua trasgressione che sono qui» la rassicurò. Le mura erano sacre e anche solo l'idea di usarle come trespolo, come angolo lettura, era inconcepibile anche se non esplicitamente vietato.

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