Capitolo 3 - La Prova

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Inizialmente ci furono fischi, poi il silenzio.

Loki si sporse dalla sua seduta.

Cosa?

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Sigyn camminava sicura verso la famiglia reale: indossava una pettorina dorata che si concludeva in basso con una V, seguendo la forma delle ultime coste, in alto c'erano due spallacci sporgenti. A livello delle gambe non portava un'armatura, solo una gonna che si concludeva sopra al ginocchio con spacchi su entrambi i lati, verde. Dietro la gonna scendeva più in basso. Dietro ai capelli scuri raccolti in una lunga treccia era visibile l'elsa di una spada, in cinta era armata con soli 4 coltelli.

«Qualcuno indossa i tuoi colori» commentò Frigga sorridendo verso il figlio che ora più che mai pareva terrorizzato.

Loki si ricompose all'istante. «Vedo, la guaritrice ha un buon gusto» rispose ponendo un fortissimo accento sul fatto che fosse una guaritrice. Non era una combattente, cosa ci faceva alle selezioni per diventare guardia reale scelta? Sif l'avrebbe battuta, l'avrebbe distrutta. L'avrebbe uccisa!

«Cosa ci fa una guaritrice in campo?» chiese quindi il padre degli dei.

Loki lo guardò sollevato, sperando che mettesse fine a quella pazzia.

Sygin gettò uno sguardo torvo al principe e si inginocchiò. «Sì, sono una guaritrice. Ma ho superato tutte le prove e sono arrivata qui. Chiedo di poter svolgere la prova.»

No!

«Certo!» disse Frigga, sorridendo. Forse pensava di fare un favore al figlio.

«Madre!» sibilò Loki, infuriato.

«E sia!» concluse Odino. «Che vinca la migliore! Tutto è ammesso, una sola regola: non si uccide l'avversario.»

Sigyn si alzò e si mise in guardia.

Tenne gli occhi chiusi per circa due secondi e poi li aprì concentrandosi sull'avversaria. Troppo semplice. Poteva vedere ogni angolo del corpo dell'asgardiana, vedeva la vita scorrere nelle sue vene e ogni singolo nervo che le permetteva di muoversi, di respirare. Centinaia e centinaia di possibilità per uccidere un Aesir... e lei le conosceva tutte, le bastava uno sguardo a una qualsiasi creatura per comprendere i punti deboli del suo corpo e come colpirli. Vedeva la giunzione a livello della sua ascella, quella sopra al bacino e il collo completamente scoperto, la testa, ogni giunzione del suo corpo poteva essere usata a suo svantaggio; vedeva i nervi del suo corpo, un colpo deciso sull'addome e l'avrebbe lasciata senza respiro, uno al collo l'avrebbe fatta svenire...

La sua mano corse veloce a uno dei suoi coltelli e lo lanciò senza preavviso, mirando alla spalla. Sif si scostò giusto in tempo e Sigyn mancò la giunzione. Quindi la ragazza si lanciò centro la guerriera sguainando la spada; era un azzardo, sapeva di avere pochissimo fiato e doveva concludere quella battaglia velocemente. Non era una guerriera, era a malapena un'assassina. Un colpo, un morto. Era questa la sua filosofia. Era questo ciò che il suo unico talento le permetteva di fare, oltre a poter guarire le persone e quest'ultima opzione era molto noiosa.

Sif era una guerriera molto più brava di lei e riusciva a sopraffarla in forza molto facilmente, più complesso era predire i suoi colpi che non erano studiati come quelli di un combattente normale, prendeva decisioni avventate e cambiava obbiettivi continuamente nel disperato tentativo di guadagnare un colpo, uno solo, che l'avrebbe portata alla vittoria. 

Per qualche minuto si scambiarono colpi di spada quasi alla pari e Sigyn riuscì a tenersi in una posizione di vantaggio, un po' per l'imprevedibilità dei suoi colpi, un po' perché era abbastanza veloce e perspicace da predire quando l'altra avrebbe provato ad attaccare. Ma per quanto ricevesse un minimo numero di fendenti da parte di Sif da parare, l'altra non sembrava affatto affaticata quanto lei. 

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