Capitolo 10 - Chiaro Di Luna

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Sigyn aveva un'aria stranamente giuliva, non sapeva neanche bene perché si sentisse così allegra mentre percorreva i corridoi luminosi del palazzo con passo svelto.

La sua ilarità non la abbandonò neanche dopo essere entrata nel suo studio in attesa che colui o colei che avesse richiesto i suoi servigi la raggiungesse. Il mondo non era mai stato così bello e luminoso, nulla l'avrebbe tirata giù di morale. Poteva dedicarsi a tutto ciò che la appagava: guarigione, lotta e... beh, Loki. Con lui poteva allenarsi, andare a cavallo, partecipare alle feste, scorrazzare per i boschi e i giardini reali ed era sicura che le avrebbe anche consigliato qualche buona lettura, magari per migliorare il suo seidr.

Avrebbe dovuto chiedergli di tornare alla radura dove cresceva l'Artemisia Belladonna. Era sicura di poterne ricavare un potente afrodisiaco, quindi sarebbe stata estremamente richiesta per il ricevimento. Inoltre grazie al suo lungo sfogo era rimasta a corto di analgesici e bollire quella pianta era il modo più veloce per distillarne una grossa dose. Doveva andare durante la notte, il cielo emanava ottimi influssi ultimamente e anche la luna non era male.

Finalmente la porta si aprì e lei fu strappata via dai suoi pensieri.

Thor.

«Principe Thor!» esclamò lei confusa, alzandosi subito dalla seduta. Era la prima volta che si occupava di un membro della famiglia reale.

Si diresse verso di lui per fare un primo esame visivo e subito notò una lunga spaccatura della corazza, obliqua, all'altezza del fianco. Sanguinava, ma non era grave. «Come è successo?» gli chiese, mentre lo accompagnava nella Camera della Guarigione.

«Volstagg... Non sono stato abbastanza veloce da fermare l'ascia. Non preoccuparti, lady Sigyn, ci vuole ben altro che un taglietto per liberarsi di Thor, figlio di Odino... cosa stai facendo?»

La ragazza stava armeggiando con i lacci della pettorina, sorridendo alle parole del principe. Era divertente il modo in cui Thor parlava di sé. «Thor, figlio di Odino, devi liberarti della tua possente armatura!» gli fece il verso.

Lui annuì e la aiutò a slacciare i legacci.

Quando il suo petto fu messo a nudo Sigyn si stupì di ciò che le si presentò: più che il fisico grosso e muscoloso del biondo, ciò che catturò la sua attenzione furono le cicatrici che apparivano, piccole e numerose, come stelle sul cielo notturno. La maggior parte erano piccole e fini, procurate da un pugnale più che da una spada o da qualche altra arma. Quella fresca gli percorreva il fianco, lunga a poco profonda.

«Quante cicatrici» osservò mentre esaminava qualche istante la ferita.

«La maggior parte sono per gentile concessione di Loki. Questa» le spiegò indicandole un vecchio segnò a livello del pettorale «Me l'ha fatta a 8 anni. Si era trasformato in un serpente perché sa che amo i serpenti, e quando l'ho preso si è ritrasformato in sé e mi ha pugnalato!»

Sigyn era sconvolta. «Ma è terribile!»

Thor ci pensò un momento, mentre si stendeva nella Fucina dell'Anima. «In realtà no. È una cosa da fratelli, si litiga, si fa a botte, ma nessuno si fa davvero male. Siamo Asgardiani, per Borr!»

Sygin attivò la macchina. Le apparve subito un menù con i nomi dei componenti della famiglia reale.

Però, comodo così. Subito a portata di mano tutta la storia clinica di ognuno; si trattavano bene.

Selezionò il nome di Thor e iniziò subito a maneggiare la proiezione del suo corpo per chiudere la ferita.

«A proposito, grazie per ieri» gli disse, mentre lavorava. Era stato lui a parlare con Loki, lui aveva fermato il flusso di persone che si riversavano nel suo studio, l'aveva addirittura consolata in un momento di debolezza.

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