Capitolo 8 - Divergenze

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Il suo primo giorno era arrivato velocemente. Si era svegliata presto per arrivare in orario ed era arrivata in anticipo. Una volta entrata a palazzo invece di prendere la scalinata per le aree comuni aveva continuato a inoltrarsi nella casa della famiglia reale finché non aveva incontrato un paio di guardie che, dopo averla squadrata, l'avevano fatta passare. La prima cosa che fece fu fermare qualcuno della servitù e spiegarle la situazione: "Sono Sigyn, la nuova guaritrice reale, sapete dirmi dove dovrei dirigermi?"

La servitù l'aveva accompagnata in un'area del palazzo 3 piani più in alto. L'area era più curata e regale. Su quel piano c'erano le vasche da bagno, l'accesso ai giardini della regina, la sala da pranzo e gli armadi... sì... ogni membro della famiglia reale aveva una sua stanza che fungeva da armadio, ma solo per le vesti più importanti. Le camere da letto di trovavano 2 piani più in alto. Area strettamente riservata.

Entrò nel suo studio.

Era letteralmente enorme. C'erano 3 Fucine dell'Anima, un tavolo da lavoro con attrezzi di nuova generazione lungo la parete opposta e i suoi testi! Ma quella era la stanza adibita alle cure. C'era anche una stanzetta per la degenza e il suo studio.

Lo studio era il primo in cui si arrivava varcando la porta. Una stanzetta quadrata, con 3 pareti e illuminata a giorno dalla grande finestra posta davanti alla porta. Molto vicino alla finestra un tavolo con due sedie: una per lei, rivolta verso la porta, e l'altra di fronte. C'erano centinaia di libri sulle librerie addossate alla parete, illustrazioni anatomiche sui muri (come se ne avesse bisogno) e una porticina sulla sinistra che portava al corridoio per la stanza delle visite/cure e la stanza di degenza.

Era così grande che ora capiva perché la porta del suo studio era l'unica in quell'ala del palazzo.

«Però. Mi sarei dovuta trasferire prima al settore privato.»

Il suo primo incarico arrivò a metà mattinata.

Finalmente non sarebbe stata oberata di lavoro tutto il giorno e tutti i giorni. Poteva anche non essere nel suo studio, bastava che si tenesse dalle parti del palazzo reale per qualsiasi evenienza: le avevano fornito un bracciale dorato, spesso, con incastonata una sorta di pietra, molto simile alla giada ma azzurra e se qualcuno avesse avuto bisogno di lei la giada si sarebbe illuminata a intermittenza.

Aveva passato le ore libere ad ammirare ciò che le era stato fornito e a rendersi conto di quanto fosse povera.

In metà mattinata, per l'appunto, qualcuno bussò alla porta.

Sigyn assunse una posa professionale, esperta e regale, sedendo dritta dietro la sua scrivania, come se sapesse cosa stesse facendo, come se fosse calma e disse: «Avanti!»

La porta si aprì e con suo profondo rammarico ad aver bussato era stata una guardia reale.

Avrebbe preferito mille volte che a bussare fosse stata la morte.

La guardia reale non portava il casco, lo teneva in mano. Era corpulenta, con rossi capelli brizzolati e una barba corta ma presente che gettava un alone più scuro intorno alle sue guance e sul mento. Aveva visto molte persone più muscolose di lui, tra i quali Thor e la metà delle altre guardie, ma in pochi riuscivano a eguagliarlo in semplicità.

Theoric aveva gli occhi gialli puntati su di lei.

«Sigyn!» esclamò e si fiondò nello studio. «Ti ho cercato per 10 minuti prima di riuscire a trovare la porta giusta!» Certo, in fondo era l'unica porta di quell'ala del corridoio e c'era un simbolo della medicina attaccato sull'arazzo sopra la porta. Era complicato da trovare.

«Theoric... ma che sorpresa. Ti sei fatto male, per caso?» chiese sperando che si fosse tagliato qualche dito e che avrebbe potuto mandarlo via. Si alzò ma già da quella distanza riusciva a vedere che era in perfetta salute. Non gli piacevano le sue avances. Lui non era quello giusto per lei, rifiutava i suoi appuntamenti da tempo immemore ma tutto quello che faceva era inutile. Lui continuava ad essere infatuato di lei.

The Sun will Shine on UsWhere stories live. Discover now