1. Nel bunker

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Nel bunker c'era sempre una strana penombra, come un costante crepuscolo.

Il giorno e la notte lì erano uniti in una cosa sola. Era un luogo perso nel tempo, fuori da ogni cosa e allo stesso tempo al centro di tutto. Ma le sue occupanti non lo sapevano.

I loro pensieri erano per il cibo, che lentamente diminuiva insieme all'acqua dolce. Erano per le proprie compagne, per l'amicizia che le univa, per il continuare a vivere nonostante tutte le sciagure che avevano dovuto passare.

Non avevano idea di ciò che stava infuriando all'esterno, del caos in cui il mondo era precipitato.

Le grida, lì dentro, non si udivano; come neanche l'odore ferreo del sangue che cola sulle dita. Il dolore e la morte artigliavano quel piccolo rifugio, ma senza riuscire a scalfirlo.

Iris si strinse nella coperta e si accoccolò sul grande materasso sfondato, quello che occupava gran parte della stanza principale. Immerse la faccia tra le ginocchia e la sua coltre di capelli ricci rimase l'unica cosa visibile da fuori, come un vulcano di tenebre.

-Ehi.

Avvertì la figura minuta di Diana affiancarla e avvolgendole un braccio intorno alle spalle.

-Ehi- rispose Iris, la voce attutita dal tessuto.

Diana sorrise.

-Come va?- le chiese, percependo la sua costante e totale angoscia per ogni cosa.

L'amica alzò appena la testa, giusto per far intravedere un occhio scuro annebbiato dalla paura.

-Come dovrebbe andare?- disse, quasi indispettita -Quanto tempo è che siamo chiuse qui dentro?- aggiunse, il tono venato di panico -Settimane? Mesi? Anni?!

Diana sospirò, prendendo la mano di Iris e facendo passare il dito sulla cicatrice che le segnava il polso, un piccolo foro che l'ago aveva lasciato e che sarebbe sempre rimasto lì, come a ricordare ciò che era stato inferto loro ingiustamente.

Il sottile dito caldo inizio a girare attorno a quella piccola ferita ormai rimarginata. Iris quasi non parve accorgersene.

-Sono solo tre giorni- le rispose Diana -E fintanto che Nau non finisce le pesche sciroppate possiamo stare tranquille.

Una serie di scatole che cadono e un'imprecazione da parte di una ragazza fecero alzare lo sguardo ad entrambe.

Nausikaa, con i sottili capelli biondi che sfidavano la gravità e gli occhiali storti sul naso sbucò dalla piccola dispensa reggendo un barattolo vuoto di pesche sciroppate.

Sorrise a entrambe, che ricambiarono dubbiose.

-Sono finite le pesche!- annunciò, con un'enfasi che stonava con la brutta notizia.

Diana la fulminò con un'occhiataccia glaciale mentre Iris ricominciava a tremare, piagnucolando attraverso lo spesso tessuto.

-Moriremo...- sussurrò nella coperta -Moriremo e nessuno si ricorderà di noi.

-Macché- Diana ricominciò ad accarezzarle la cicatrice -Nessuno morirà.

Nau inarcò un sopracciglio, aggiustandosi gli occhiali mezzi rotti sul naso.

-Ah, no?- fece -Credevo avessi detto che le scorte d'acqua sarebbero finite presto e che non c'era speranza di sopravvivenza- la ragazza batté le palpebre, iniziando a gongolare sul posto.

Gli occhi di Diana si infiammarono, puntandosi sull'amica.

-Avevo anche detto di non farne parola- sibilò fra i denti mentre Iris lanciava gemiti mozzati.

-E se l'acqua finisse davvero?- bisbigliò, alzando su Diana degli occhi gonfi di pianto.

-L'acqua non finirà- annuì l'altra, abbozzando un sorriso incoraggiante -Verranno a prenderci prima.

-E se non venissero?

-Verranno.

-E se fossero le guardie di Haja e non Nexo a trovarci?

Diana alzò gli occhi al cielo.

-È probabile che quando arriveranno l'intera popolazione di Haja sarà già morta per il Morbo- si strinse nelle spalle -Ma non preoccuparti, andrà tutto bene.

-E se ci iniettassero di nuovo il virus?- la voce di Iris adesso era stridula e il labbro inferiore le tremava leggermente -Non voglio soffrire di nuovo... No... Io...

Diana si morse l'interno della guancia.

-Nessuno ci inietterà di nuovo il virus- tentò di rassicurarla.

-E se...

-Ebbasta!

Si voltarono verso Nau, in piedi con il barattolo vuoto in mano.

-Certo che sei stressante, bro!- continuò, levando gli occhi al cielo -Sembri un topo a cui hanno tolto il paracadute. Se mi viene un tumore al timpano avrai il mio udito sulla coscienza!

Un lieve sorriso increspò le labbra di Iris.

-Grazi, Nau- disse tirando su col naso -Ne avevo bisogno.

L'amica scrollò le spalle.

-Quando vuoi- fece alzando una mano e sparendo nuovamente nella dispensa -E comunque sono finiti anche i biscotti di riso!- urlò dopo un secondo.

Iris si rabbuiò di colpo.

-E chi li ha mangiati?- chiese.

Nausikaa buttò fuori la testa dalla porta e sorrise.

-Io.

Chi viene dal mare [Attualmente sospesa]Where stories live. Discover now