12. La Baia Nera

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I flutti si agitavano contro la scialuppa, striati di rosso dal tramonto.

I muscoli di Frank si tendevano e rilassavano in un ritmo costante, mentre i remi emergevano dall'acqua a intervalli regolari, compiendo cerchi invisibili incastonati nelle onde.

L'isola era alle sue spalle, un gigante di tenebre che ora li sovrastava, un luogo che non avrebbe dovuto esistere.

Non la stava guardando eppure percepiva il buio che irradiava, l'ombra in cui stavano entrando... e una parte di lui ancora non riusciva ad ammettere di averla trovata davvero.

Ma una volta che i suoi occhi si erano scontrati con la Baia quella sicurezza che gli ribolliva nel petto come acqua mescolata da dubbi aveva iniziato a traboccare, e la gioia era esplosa.

Al contrario gli sguardi delle ragazze si erano ottenebrati.

Anche Andromeda (Oh, Andromeda...) sembrava essere precipitata dentro le proprie paure. I suoi occhi di vetro erano ora coperti da una patina opaca: non scintillavano più come Frank ricordava, quel bagliore che dal primo istante gli aveva infuso speranza.

Questo fatto gli aveva messo tristezza. Poi si era ricordato della gloria che sarebbe riuscito a guadagnare, e la negatività gli era scivolata addosso come acqua.

Remava sicuro verso la spiaggia oscura, ignorando le occhiate di ammonimento che Alise continuava a scagliargli senza tregua. Le sorrideva soltanto, convinto che, una volta compiuta l'opera, anche lei avrebbe compreso. L'avrebbero fatto tutti.

La Zefiro ora era una macchiolina sull'orizzonte, le vele ammainate mentre ondeggiava pigramente sulle onde, lasciata sotto la protezione di Vege.

Una volta giunti in prossimità della terraferma, il ragazzo smise di remare e balzò sulla battigia levando spruzzi di acqua sporca di sabbia nera e spingendo manualmente la scialuppa fino a riva.

Un magnifico crepuscolo incoronava l'orizzonte mentre Alise e Andromeda, quest'ultima tiratasi il cappuccio sulla testa, mettevano piede sulla spiaggia.

Frank fece vagare lo sguardo inquieto, posizionandosi le mani sui fianchi. Una distesa di oscurità e qualche collina ricoperta dalla vegetazione in lontananza. Nulla di più. Era un'isola come centinaia di altre.

Eppure il silenzio che lì regnava, interrotto soltanto dallo sciabordio della risacca, metteva i brividi. C'era qualcosa di strano in quel luogo non segnato sulle mappe, qualcosa di orribile.

Il giovane si morse un labbro, voltandosi verso le due giovani donne alle sue spalle. Le ombre si stavano gradualmente allungando sui loro visi.

-Dobbiamo accamparci per la notte- declamò mentre Alise annuiva, ripescando dalla scialuppa la sacca con le provviste e le coperte che avevano portato dalla nave -L'attesa potrebbe essere lunga...- il suo sguardo corse ad Andromeda, ma gli occhi di lei erano celati dal cappuccio, impedendogli di bearsi di quella luce che parevano emanare.

Sospirò e si incamminò verso un gruppo di scogli poco lontano, lasciando impronte sulla sabbia nera.

Le due lo seguirono.

Si appostarono negli anfratti tra le rocce, gli stivali per metà immersi nell'acqua salata e spuntoni aguzzi che ferivano loro la pelle, eppure decisero che quello era il modo migliore di nascondersi dalle sirene, nonostante Andromeda sembrasse restia a dargli ragione.

Il buio calava velocemente e in poco tempo stelle argentate iniziarono a punteggiare la volta celeste, intaccate dall'alone luminoso emanato da un tenue spicchio di Luna.

Brividi di gelo li scuotevano, ma si imposero di attendere, rimanere immobili e dare tempo al tempo.

Ma nonostante tutto Frank iniziava ad avere paura.

Chi viene dal mare [Attualmente sospesa]Where stories live. Discover now