14. La sirena

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La sagoma strisciante della sirena arrancava sulla sabbia nera con sibili e schiocchi.

Gli sguardi dei due pirati, ora vigili, erano rapiti da quella sconnessa danza di squame. Andromeda li avvertiva tremare accanto a sé, il respiro che diveniva irregolare.

Chiuse gli Occhi per un istante, inspirando piano.

Da quando il taccuino le era caduto in mano la consapevolezza di dover cantare si era fatta concreta dentro di lei. Da quando aveva letto il nome della Baia tracciato dalla sinuosa grafia di Mad si era resa conto che nessuna delle loro madri si sarebbe mai avvicinata all'isola, avvertendo la presenza di umani.

Addormentare Frank e Alise non era stato difficile.

Le loro menti erano già offuscate dalla stanchezza del viaggio e i loro sguardi vagavano ottenebrati dal buio che ora li trapassava, come la mano di uno spettro.

Erano scivolati nel tepore del sonno senza neanche rendersene conto. In pochi istanti Andromeda si era ritrovata sola.

Così aveva chiamato le sirene, intonando un canto gradualmente sempre più intenso. Una melodia che avrebbe intessuto le proprie spire oltre il confine del mare, fino a sfiorare le fini percezioni delle sue madri.

Era stato doloroso mentire, trarre in inganno quelle antiche e arcane creature che da molto prima degli uomini avevano conquistato gli oceani. Ma non aveva rimorsi: la propria specie valeva più di una semplice menzogna.

Rialzò le palpebre e fece un rapido cenno agli altri due, che annuirono all'unisono come automi, imbambolati dal reverenziale timore verso la sirena.

Poi, lentamente e facendo scivolare nell'incavo tra gli scogli la coperta che la avvolgeva, la Mutaforma emerse dal nascondiglio.

I battiti del suo cuore si armonizzarono con il lento ritmo della battigia, gli stivali che parevano fluttuare sulla sabbia scura senza neanche sfiorarla.

Dietro di sé avvertì una sequenza di movimenti più goffi e intaccati dai muscoli rimasti bloccati per troppe ore. I pirati si arrampicarono cautamente sulla roccia per poi atterrare sulla spiaggia con un lieve tonfo.

La sirena lanciò un basso ringhio. I suoi occhi di nebbia, luminosi come gemme, si puntarono nella loro direzione.

Dentro di sé Andromeda imprecò: erano stati notati.

Lanciò uno sguardo fugace ai due alle sue spalle, i quali si erano cristallizzati sul posto, bloccati dalla paura. Le loro sagome sarebbero state facilmente confondibili con il contorno degli scogli.

La Mutaforma tornò a guardare dinnanzi a sé e i suoi Occhi per un secondo si incrociarono con quelli della creatura strisciante.

Ormai non c'era più modo di coglierla di sorpresa, ma, del resto, Andromeda non si era certo aspettata fosse possibile.

-Shh- fece, rivolta ai due pirati e tendendo una mano nella loro direzione.

Era un segnale che avevano studiato sulla nave, poco prima di scendere nella scialuppa.

Secondo Alise non sarebbe servito, ma Andromeda aveva dovuto insistere sul fatto che quell'unica, semplice manovra avrebbe cambiato la loro sorte.

Con rapidi passi simili a una delicata danza la Mutaforma si spostò di lato, seguita dallo sguardo vigile della sirena.

Le tenebre avvolgevano ogni cosa, ma Andromeda giurò di aver visto un movimento nell'acqua. Nulla più che un guizzo argenteo che increspa la superficie del mare di catrame...

Si impose di concentrarsi e tornò a guardare la creatura, gli occhi dell'una incastrati in quelli dell'altra.

Aveva attirato la sua attenzione, e non se la sarebbe fatta sfuggire.

Con passi felpati continuò a muoversi, allontanandosi il più possibile dai pirati, che intanto si dirigevano nella direzione opposta.

Andromeda udì le loro falcate accorte mentre entravano nel bagnasciuga, avvicinandosi di soppiatto alla sirena.

La Mutaforma non perse il contatto visivo.

Le madri in fin di vita non avevano i sensi sviluppati quanto le più giovani, soprattutto se tratte fuori dall'acqua. Non si sarebbe accorta dei due umani fintanto che il suo sguardo fosse stato attratto dalla figura di Andromeda.

Eppure dovevano fare veloce: le sue squame molto presto si sarebbero seccate, e la possibilità di ottenere del sangue vivo svanita.

Meda deglutì, intimando silenziosamente ai pirati di fare presto.

Poi accadde, e l'alta figura di Alise balzò addosso alla sirena stesa sulla sabbia nera.

Lo strillo acuto scagliato dalla creatura squarciò la notte, e il silenzio si ruppe.

La pirata fu veloce, e con una forza che poche donne possono vantare afferrò di polsi dell'essere e con il suo peso la bloccò a terra, mentre la preda si dimenava in vortice di scaglie e ombre.

Andromeda fece uno scatto, annullando i pochi passi che la separavano dalla matassa di corpi, mentre Frank si accucciava accanto a Alise tentando di evitare la coda della sirena che fendeva l'aria come una frusta.

La Mutaforma accorse, inginocchiandosi sulla sabbia umida e afferrando la testa impazzita della creatura, da cui sibili innaturali venivano sprigionati nell'oscurità.

Alise lanciava gemiti, al limite delle forze: in poco tempo avrebbe mollato la presa.

-Frank!- gridò Andromeda, il tono teso e gli Occhi fissi sul ragazzo, il quale ora ansimava con il viso madido di scintillante sudore.

La boccetta di vetro tra le sue mani luccicò alla luce tersa della Luna. Un secondo dopo il lampo netto di una lama lacerò le squame argentate dell'essere.

Un altro urlo travolse tutto ciò in cui Andromeda credeva, il lamento del mare mentre veniva violato.

Sangue scarlatto imbrattò la purezza delle scaglie di luce che adornavano la sirena, ricadendo sulle mani del pirata.

I successivi secondi parvero protrarsi in eterno, mentre la boccetta si riempiva di viva e vibrante essenza d'oceano e i gemiti della creatura sembravano voler condurre Meda sull'orlo della follia.

Le forze a poco a poco abbandonarono la preda riversa sulla sabbia. Il suo combattere si affievolì come la fiamma di una candela consumata, la vita che spirava, cadendo goccia per goccia nel baratro della fine.

Frank tappò la piccola brocca trasparente, ora ricolma per metà di un liquido rosso vivo che anche nel buio sembrava emanare bagliori.

Alise e Andromeda lasciarono la presa sulla sirena. Lo fecero lentamente, gli sguardi venati d'orrore fissi su quella sagoma ingrigita e ormai immobile.

Tutti e tre tremarono, rimettendosi in piedi in un inquieto silenzio.

Non dissero niente, ma il disgusto che provavano per quel che avevano fatto iniziò a insediarsi dentro di loro come un veleno, che infettò il loro loro spirito e li sovrastò come l'ombra della morte, di cui ora si sentivano schiavi.

Ma nessun antidoto avrebbe mai potuto guarirli.

Chi viene dal mare [Attualmente sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora