15. Ordini sporchi d'insonnia

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Le lanterne oscillavano insieme alla nave, mentre un vento gelido spinto dal nord ingrossava le vele del piccolo mercantile.

La tenue fiamma delle candele gettava sul ponte macchie di tremolante luce dorata, e le assi marce scricchiolavano da sole, come calpestate dalla notte.

Gwes si strinse nelle spalle, avvolgendosi ulteriormente nella giacca di piuma, lo sguardo che si perdeva nel cielo intessuto di stelle che la sovrastava, interrotto soltanto da rare nuvole di un grigio spento.

La galassia tracciava una scia lattiginosa e vibrante, che si tuffava nel mare all'orizzonte, come uno squarcio di luce nel tessuto oscuro delle tenebre.

La giovane sospirò, spostandosi dal viso una ciocca di capelli che le era finita negli occhi.

Avrebbe dovuto dormire, lo sapeva bene. Liz era salita sul ponte circa un'ora prima, con gli occhi vacui e la voce impastata dal sonno, tentando di trascinarla in cabina e farle abbassare le palpebre anche solo qualche minuto, in vista dell'alba imminente.

"Arrivo tra poco" le aveva detto Gwes, ma senza smettere di ammirare le gemme che cospargevano il firmamento.

Aveva osservato l'amica dirigersi con passo traballante in coperta, inghiottita dalla nave, promettendosi di aspettare soltanto qualche altro momento... poi l'avrebbe seguita.

Eppure era ancora lì, e il sonno non riusciva a piegarla, come invece aveva fatto con gli altri.

Sapeva a cosa andavano incontro, era cosciente del pericolo che si annidava nella speranza, pronto a colpire al primo accenno di debolezza. Glielo aveva detto anche Hatel, non appena, a Jarik, l'aveva ripescata in una locanda odorante di pesce, chiedendole una nave per andare ad Haja.

"Siete già stati fortunati a non morire la prima volta" l'aveva schernita, agitando nell'aria un boccale ricolmo di rum "Per quale motivo vorresti tornare in campo nemico? Su quell'isola infetta?"

Perché...? Si domandò Gwes, mordendosi di riflesso un labbro e incassando la testa nelle spalle.

Era riuscita a convincere Hatel con la promessa che Frank avrebbe acconsentito a usare la Zefiro come peschereccio per due lune, e trasportare le sogliole argentate ai territori dell'est, dato che al momento Nexo era a corto di navi.

Il capitano non sarebbe stato contento, ma Gwes ben conosceva l'importanza di quella missione: dopo un primo scatto di rabbia, Frank avrebbe capito... Sperava solo che, per vendetta, non usasse la sua cabina per la pulizia delle lische.

Si concesse un sorriso, a quel pensiero.

Il mercantile che Hatel le aveva fornito veniva chiamato Medusa, per via delle vele smussate ai lati e dalla forma tondeggiante, che le facevano sembrare, gonfiate dal vento, una di quelle piccole cupole gelatinose.

Insieme a Claire e Liz erano venuti altri due marinai dall'aria scorbutica, pescati a sorte dagli uomini di Hatel, i quali non sembravano per niente inclini a prestarsi per una simile folle e insensata impresa, nonché ad obbedire agli ordini di una ragazzina come Gwes.

E tutto questo per cosa?

Il viso pallido di Zeno le balenò davanti agli occhi per un istante, e quella visione provocò un leggero brivido lungo la spina dorsale.

La lettera.

Quella aveva scatenato tutto.

Per un secondo si perse a domandarsi cosa sarebbe accaduto se non l'avesse letta, se il Mutaforma non avesse provato a derubarla in mezzo al caos del mercato.

Chi viene dal mare [Attualmente sospesa]Where stories live. Discover now