5. Guardando le onde

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I Mutaforma erano cacciati.

Non ne aveva mai capito il motivo ma da sempre la sua razza viveva nelle ombre, camuffandosi tra gli umani che, ignari, facevano come se non esistessero. Erano spettri, quasi leggende.

I piccoli venivano abbandonati sulle spiagge dopo essere nati. Di solito durante le notti di luna piena. E li piangevano.

Era uno dei ricordi più nitidi che Andromeda possedeva, nonostante fossero passati quasi vent'anni da quel momento, quando era emersa dall'acqua la prima volta, quando le stelle l'avevano baciata con la loro luce.

Il pianto dei cuccioli attirava sempre qualche umano. Maschi, normalmente. Poveri stolti incantati da quel suono così ammaliante, così simile al canto delle sirene.

Se andava bene il piccolo si sfamava. Gli artigli dei Mutaforma erano letali come quelli delle loro madri e i tessuti molli come la gola erano facili da recidere, e poi per loro era come un istinto primordiale. Il sangue umano li attirava come la luce fa con gli insetti.

A volte però era l'uomo a uccidere.

I cuccioli sono più indifesi degli adulti, e strappare gli Occhi di Cristallo è certamente molto più semplice, anche se quelli più piccoli valgono di meno.

Poi, sempre se superava la notte, la creatura si inoltrava nel mondo. E a quel punto diveniva fantasma. Un mito mescolato con la fredda e cruda realtà, una macchia d'inchiostro su una pagina immacolata.

Molti umani ancora non credevano alla loro esistenza.

Andromeda li capiva, in fondo.

Come riuscire a immaginare che degli ibridi tra sirena e uomo camminassero fra loro, potendo mutare il proprio aspetto e confondersi nella folla? Esseri simili ai vampiri delle più antiche storie, che si nutrono di sangue umano, senza cui non possono sopravvivere...

Era impossibile.

Impossibile che due razze così diverse come le sirene, più animali che persone, e l'umanità, così devota alle regole che si era imposta nel tempo, potessero generare simili mostri. Eppure era successo. Una volta ogni dieci anni una sirena attraeva un uomo in mare con il proprio canto. Lo sceglieva con cura e poi, quando l'ignaro entrava in acqua, accadeva tutto.

Ma nessuno lo aveva mai raccontato. Le sirene uccidono i propri amanti terrestri, non gli lasciano scampo, e le urla vengono soffocate dalle onde.

I Mutaforma erano da sempre un mistero per gli umani, e ciò che l'uomo non comprende, uccide.

Erano così rari che la cattura di un simile essere con gli Occhi di Cristallo intatti era considerata la più grande delle fortune.

C'erano collezionisti che avrebbero riempito di oro chiunque gli avesse portato anche solo un Occhio, quelle perle incastonate nel viso dei Mutaforma, orbi che rilucevano di luce propria anche nel buio più assoluto. Un tesoro tanto prezioso che alcuni dei suoi fratelli, prima di morire, si cavano gli Occhi e li gettavano in mare, pur di non dare agli umani una tale soddisfazione.

E adesso Andromeda si trovava intrappolata su una nave di quelle stolte creature.

Idioti che l'avevano intralciata, che avevano rovinato tutto!

Rimase tutta la notte affacciata sull'oceano, le spalle ai pirati che, lo sentiva, le lanciavano occhiate impaurite, o anche solo curiose, vagando per il ponte senza in realtà fare niente, soltanto per spiarla da lontano e sussurrare tra loro. Bisbigli che credevano lei non udisse.

Li avrebbe uccisi tutti, di questo era certa. Avrebbe recuperato il taccuino e continuato con la propria ricerca. Quei deficienti erano solo un intoppo, un ostacolo che lei avrebbe eliminato come aveva fatto per tutta la vita.

Ma doveva aspettare.

Nonostante sapesse nuotare e sopravvivere anche sotto la superficie l'idea che quel gruppetto di umani le desse un passaggio fino ad un'altra città era allettante. Nel frattempo aveva tutto il tempo di riflettere.

Una volta fossero stati in vista della terra emersa avrebbe recuperato ciò che le serviva e sbranato le seccature. Rapido e pulito.

Era quasi l'alba quando avvertì un movimento alle proprie spalle, dei passi sul ponte che le si avvicinavano.

Si irrigidì quando uno dei pirati, il maschio, la affiancò, appoggiandosi alla murata e lanciandole un'occhiata corrucciata.

Aveva i capelli scuri leggermente scompigliati. Abbronzato e poco più alto di lei. La sua camicia era lurida e questa volta in testa non aveva la fascia che indossava la sera prima.

-Se ti devo portare con me devo sapere chi sei- le disse mentre la Mutaforma manteneva lo sguardo abbassato e celato dal cappuccio.

Almeno era diretto, qualcosa di raro da trovare in un essere umano, benché non avesse mai avuto grandi tipi di conversazione con quelli della sua razza.

Lei rimase in silenzio per un secondo, osservando il riverbero dell'aurora sulla superficie increspata del mare.

-Andromeda- rispose poi.

Percepì la sorpresa del giovane.

-Un nome singolare- commentò lui, continuando a guardarla intensamente.

La Mutaforma si tenne per sé il fatto che se l'era scelto da sola, sentendolo nominare da un marinaio, anni or sono.

Si limitò ad annuire, disturbata dalla curiosità di quell'inutile essere umano.

-Io sono Frank- aggiunse il coso -Il capitano Frank.

Sbruffone, impiccione, idiota... rifletté Andromeda. Certamente un tipo poco raccomandabile, ma il suo sangue sarebbe stato buono lo stesso, sebbene forse un po' amaro.

Silenzio per un altro istante.

La Mutaforma sperò che il ragazzo la lasciasse in pace e tornasse a fare le cose che deve fare un umano, ma quello non sembrava intenzionato a lasciar cadere la questione.

-Posso chiamarti Meda?- chiese, poi azzardò un sorriso storto -Sarebbe figo. La meda indica i bassi fondali e impedisce di scontrarsi con...

-Lo so cos'è- lo interruppe lei, duramente. Scrollò le spalle -E chiamami come ti pare.

-Non sei un tipo da chiacchiere, vero?- le fece, sarcastico -Ma d'altronde non mi aspetto che le ladre come te possano essere anche lontanamente sociali.

Furiosa, Andromeda si voltò verso di lui, fulminandolo con lo sguardo. Ormai c'era abbastanza luce perché i suoi Occhi non rilucessero così tanto, ma parve comunque che Frank fosse colpito da quell'occhiata, la pelle olivastra della forma che aveva assunto stonava con delle iridi così azzurre.

Il capitano rimase un secondo inebetito a fissarla, la bocca appena aperta e il respiro mozzato.

Era l'eco delle sirene, del loro sangue che le scorreva nelle vene. L'incanto che si rifletteva in quegli Occhi tanto belli, Occhi che non mancavano di incantare chiunque incrociasse il suo sguardo. Soprattutto gli uomini.

-Lasciami in pace- ringhiò Andromeda con i denti stretti.

Frank deglutì e chiuse la bocca.

Annuì vigorosamente e, senza aggiungere altro, si allontanò lungo il ponte massaggiandosi la fronte, lo sguardo ancora spiritato come avesse visto un fantasma.

Andromeda non poté fare a meno di sorridere.

Chi viene dal mare [Attualmente sospesa]Where stories live. Discover now