11. Il mercato

29 2 6
                                    

Le maggiori coltivazioni di Frutti del Nord erano a Jarik.

Jarik.

Quel lurido lembo di terra ghiacciata, quello sputo di isola dimenticato dagli dei senza un legame apparente con il resto della terra emersa.

I suoi abitanti sembravano batuffoli di pelo ambulanti, avvolti in quelle pellicce così vaporose che chiunque avrebbe stentato a credere si potesse respirare aria decente, là sotto.

E poi la loro fissa del mercato. Un labirinto di bancarelle, un raggrumo di imbecilli, una cacofonia di urla e strilli che il suo udito sensibile non avrebbe potuto sopportare a lungo.

Odori. Troppi odori che si mescolavano dentro di lui dandogli la nausea mentre si premeva la sciarpa sulla bocca per non vomitare.

Venditori ambulanti lo fermavano, tentando di affibbiargli qualche oggetto inutile o soltanto per scroccargli qualche pezzo.

Comunque non sarebbe servito: non aveva soldi, ma solo quella stupida lettera che Henry gli aveva lasciato prima di morire; un inutile pezzo di carta che non si era neanche arrischiato ad aprire e che ora giaceva inerme sul fondo della tasca interna del mantello.

Con la gamba ferita correre gli costava fitte di dolore lancinante e rubare il borsello a qualcuno, qualcosa che in passato gli veniva naturale quasi quanto uccidere, ora gli pareva impossibile. Un'impresa che, anche solo pensando di mettere in atto, avrebbe portato al fallimento totale. E intanto il tempo passava.

Doveva fuggire da Haja. L'aveva saputo non appena era emerso dal tanfo della cella, non appena la brezza profumata di libertà gli aveva accarezzato il viso dopo giorni di reclusione.

Mad gli aveva parlato del Frutti del Nord. Se lo ricordava bene.

Gli aveva detto che sarebbero serviti per aggiustare le cose, per mettere fine alla piaga che assediava la città e che, inesorabilmente, si lasciava alle spalle una scia di sangue.

Gliene aveva parlato una delle ultime volte in cui era venuto a trovarlo, quando ormai si contorceva di dolore per ogni colpo di tosse.

La voce dell'uomo era rauca, strascicata. Le parole mozzate e il tono traballante.

Zeno ricordava bene quanta fatica gli costasse scendere fino alla sua cella, quanto le gambe gli tremassero ad ogni passo. Eppure Mad era sempre venuto, nonostante tutto non l'aveva abbandonato.

Solo dopo la sua morte il Mutaforma si era reso conto di quanto gli mancasse. Era stato il solo essere ad aver, davvero, tenuto a lui.

Dopo quei giorni in cui la sua sola distrazione erano le parole dello scienziato, in cui il tanfo e l'umidità gli avevano rivoltato lo stomaco e si era sentito morire... ogni cosa era cambiata.

Quando era uscito dalle tenebre era stato come rinascere, e il mondo era visto con occhi diversi, gli occhi di qualcuno che è scampato alla morte.

Eppure adesso quelle certezze minacciavano di abbandonarlo, mentre lampi di dolore gli saettavano per la gamba ferita e il mercato sembrava soffocarlo con un costante chiacchiericcio e colori tanto accesi da sfondargli la retina.

I Frutti del Nord avevano potenti capacità curative. Il loro succo guariva dal veleno, scacciava molte delle tossine più pericolose del mare. In medicina era spesso usato contro le ustioni da medusa... Ma adoperato in grande quantità poteva curare ferite da Mutaforma.

Zeno premette il tessuto ruvido della sciarpa contro il viso, tentando di respirare aria filtrata e priva degli odori ripugnanti del mercato.

Era arrivato lì all'alba del giorno prima, essendosi imbarcato clandestinamente su una delle navi commerciali di Lam, di quelle poche che si azzardavano ancora a mettere piede sul territorio di Haja nonostante l'epidemia.

Chi viene dal mare [Attualmente sospesa]Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz