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«Sicura di non volere una mano?»

«No, no, no. Ce la faccio», mugugno semisommersa da una pila di libri precariamente in bilico. So che Alfie ha scosso la testa, anche se non oso girarmi per guardarlo.

Metto il mio carico su un tavolinetto e tiro un sospiro di sollievo.

«Ti ho già detto che non lo sopporto?» sbotto cominciando a sistemare i volumi in ordine nell'espositore.

«Almeno un milione di volte», risponde Alfie paziente, spolverando dietro il bancone.

«Maschilista.» Poggio un libro. «Egocentrico.» Un altro. «Insensibile.» Alfie mi afferra il polso e mi toglie delicatamente di mano il nuovo malcapitato.

«Ci penso io, Rachel», sorride.

La verità è che sono furiosa con Connor, il mio ragazzo. Il fantastico capitano della squadra di football, il maschio alfa del liceo Roosevelt, il bellimbusto più desiderato nella nostra anonima cittadina del Rhode Island. Domani è San Valentino, la nostra prima festa degli innamorati.

Mi sembra ancora un sogno rivederlo fuori da casa mia, appoggiato alla sua macchina mentre la neve cadeva intorno a noi, e lui che mi faceva una dichiarazione in piena regola. Sfioro con le dita il braccialetto con la scritta AGAIN e mi domando come la nostra storia sia potuta naufragare così velocemente. Di nuovo.

Il quattordici febbraio, infatti, è anche il suo compleanno e lui ha preferito organizzare una super festa per i suoi diciotto anni invece che pensare a qualcosa di romantico da fare con me, Rachel Anderson, la diciassettenne più complicata d'America.

«Posso dire come la penso?» chiede il mio collega.

«A tuo rischio e pericolo.»

Mi guarda per un secondo ponderando la cosa. «Secondo me te la prendi troppo», dice infine. «Insomma Connor è solo un ragazzo, non ci vedo nulla di male a preferire una sbronza illegale con gli amici anziché baci e abbracci al chiaro di luna. Anche perché probabilmente avrà comunque entrambi, domani sera.»

Alfie mi strappa mio malgrado un sorriso. Lo so benissimo cosa si aspetta Connor da me per il suo compleanno, è solo che non sono sicura di volerlo accontentare finché le cose tra noi non saranno chiarite una volta per tutte.

«Quante ragazze hai avuto?» chiedo.

«Nessuna che sia mai durata troppo.» Fa una smorfia, poi scoppia a ridere.

Alfie è così, ride sempre. Anche quando non c'è proprio niente di comico, lui trova sempre il lato buffo della situazione. Ha la capacità di far sembrare tutto possibile. Sono contenta di lavorare con lui. I suoi genitori hanno acquistato questa libreria, la "Fahrenheit" - secondo me il nome è più adatto a un pub a luci rosse, ma pazienza, Alfie ha voluto conservarlo - come regalo di diploma e lui ci lavora dentro con passione, mentre nel frattempo tenta di laurearsi in letteratura inglese. Vuole ripagarli del prestito fino all'ultimo centesimo. E io sono stata entusiasta di essere stata assunta come commessa, considerando che tra qualche mese inizierò il college e ho proprio bisogno di soldi. Questo posto ha un che di magnetico. Il profumo di legno degli scaffali mischiato a quello della carta fresca di stampa, la grande vetrina che dà su una strada non troppo trafficata poco lontana dal centro e che rimane sempre un po' in penombra impedendo ai raggi del sole di entrare direttamente nella stanza, i suoni esterni ovattati e il clima fresco, accogliente e tranquillo.

«La cosa che mi dà realmente fastidio», continuo mettendomi a spolverare al posto suo, «è che sembra proprio non voler capire che a volte mi manca stare con lui. Pensavo che fossimo sulla stessa lunghezza d'onda. Abbiamo avuto un sacco di problemi in passato: incomprensioni, tira e molla, gelosie. Volevo solo godermi la nostra storia d'amore in pace.»

Another (The Again Serie #2)Where stories live. Discover now