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Abbiamo superato la seconda metà di marzo e come d'obbligo sono iniziate le attesissime vacanze di primavera. Ciò significa che le uniche occupazioni degli studenti della Roosevelt High School per i prossimi sette giorni saranno prendere il sole sulla spiaggia di Newport e passare ripetutamente le diverse fasi della sbronza.

La città si svuota sempre in questo periodo e io sono felice di poter staccare un pochino dalla solita routine. Non voglio vedere Sanne, almeno non fino a quando non mi sarà passata la rabbia nei suoi confronti. Non voglio vedere Isabelle. Né tantomeno Logan, perché dovrò di nuovo scusarmi con lui.

Papà e Patricia sono partiti, lei ha un convegno di psicologi in Minnesota e ne approfittano per una breve fuga romantica. L'ultima volta che ho avuto la casa libera ancora abitavo con mamma, quindi sarà un piacevole diversivo.

«Non lo avrei mai detto», sta dicendo Alfie. «E non vi parlate da allora?»

«Non abbiamo proprio niente da dirci! Dovrà implorarmi in ginocchio», ringhio.

«Forse la colpa è mia, Rachel. Non avrei mai dovuto presentarmi davanti alla scuola sapendo che lei poteva vederci.»

«No, sono io che avrei dovuto parlarle».

Mi sento in colpa con Sanne per non averle detto la verità, per non averla preparata. Ma non avrei mai pensato che potesse pugnalarmi in quel modo. Davanti a tutta la scuola. E poi andare da Isabelle. Isabelle! Ha dato alla mia acerrima nemica un'arma con cui colpirmi. Come posso perdonarla?

«Malek era sconvolta», continua Alfie.

«Come vanno le cose tra voi?» chiedo. Voglio distrarmi. Non voglio pensare alle mie disgrazie per almeno cinque minuti. Mi volto a guardarlo e lo vedo arrossire.

«Bene»

«Tutto qui?» sono delusa.

«Ci stiamo frequentando.»

«So che le hai detto di essere innamorato. Un po' audace per un ragazzo.»

«Mi sono lasciato trasportare. Quando sono con lei non capisco più niente.»

Sorrido. «Sì, so come ti senti».

Malek è molto riservata. So solo che escono insieme qualche volta e sempre di nascosto dai suoi genitori e la cosa la distrugge. Tutte le volte mi chiama per chiedermi se può usarmi come scusa nel caso suo padre volesse controllare. Non le chiedo mai dove vanno né cosa fanno. Ammettere di aver baciato un ragazzo credo sia oltre le sue possibilità emotive.

«A volte mi spiazza», continua Alfie. «Sembra sempre trattenuta. Riesco a farla essere se stessa solo quando si lascia andare. Quando si dimentica chi è incredibile, ma poi appena ricorda che i suoi non sanno di noi, che io sono tutto ciò che a loro farebbe schifo, allora si fa prendere dal panico, si ammutolisce, a volte piange.»

«Detto così non è molto romantico.»

«Non lo è. Per questo vorrei andare a casa sua e presentarmi a suo padre. Voglio uscire con lei con la sua benedizione. Voglio che sia felice e finché le cose rimarranno così so che non può esserlo.»

«E se il signor Oufkir ti prendesse a calci nel sedere e le proibisse di vederti?»

«Mi fascerò la testa una volta che me la sarò rotta. Adesso voglio solo pensare a cosa sarebbe meglio.»

Servo una cliente continuando a lanciare occhiate ansiose all'orologio.

«Agitata?»

«Si vede tanto?»

Il preside Gordon avrebbe potuto espellerci per rissa, ma la mia fedina scolastica è ottima e non voleva rovinarla a una manciata di mesi dal diploma. Ovviamente ha dovuto essere clemente anche con Isabelle. Magari l'avesse allontanata, sarebbe stata la rivincita di tutti i bullizzati della scuola! Invece ce la siamo cavate con un'ammonizione, dovremo rigare dritto fino ai diplomi pena la bocciatura senza clemenza, e con una punizione: lei dovrà aiutare il signor Oleson in biblioteca per tutti i pomeriggi fino alla fine delle lezioni, mentre io dovrò occuparmi del tutoraggio e quindi, sì, la mia punizione sarà trascorrere i pomeriggi aiutando Connor con spagnolo perché il suo voto all'esame avrà ripercussioni anche per me, perciò devo impegnarmi.

«Certo che se ci pensi fa un po' ridere», commenta Alfie.

«Che cosa trovi divertente in tutta questa faccenda?»

«Che alla fine lui c'entra sempre nella tua vita. Evidentemente siete predestinati.»

«Connor è una persecuzione.» Alzo gli occhi al cielo. Mi si attorcigliano le budella al pensiero di cosa mi aspetta dopo.

«Vedila come un modo per riappianare le cose.»

«Non c'è niente da riappianare.»

«Rachel, sei ancora innamorata di lui.»

«Questo non vuol dire niente. Non intendo tornare con Connor.»

«Non è detto che lui ti proponga niente del genere.»

Metto il broncio e incrocio le braccia al petto.

«Se vuoi puoi andare», dice poi.

«Sei sicuro?»

«Rachel mancano dieci minuti. Posso chiudere io».

Non me lo faccio ripetere due volte. Corro nello spogliatoio, afferro giacca e borsa e mi precipito fuori. 

Another (The Again Serie #2)Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu